sabato 3 maggio 2008

PROCREAZIONE ASSISTITA

Sono una dei centoquarantamila elettori della lista pazza.
"lista pazza"?o pazza la nostra societa' che ripone tutte le sue certezze sull'economia,sul potere?Saranno anche stati voti dispersi,ma in una societa' dove si e' perso il bene dell'intelletto forse e' meglio la lista di Ferrara.


.....Ci siamo. E’ arrivata l’anarchia etica. Centoquarantamila elettori antiabortisti sono pochi, ma adesso il Parlamento, il governo e il capo dello stato dovranno sbrigarsela comunque, anche senza quella trentina di deputati mancati della lista pazza che sanno come stanno le cose per diretta esperienza, sebbene non siano particolarmente ferrati in materie come la privatizzazione dell’Alitalia....


Che fa l’Anarca? Lascia o raddoppia? • Sandra fissa la data dell’aborto, perché non ha reddito. La data coincide con il giuramento del governo. Il ministro straccia la legge 40 e ci lascia un’alternativa: selezione in vitro
di Giuliano Ferrara
Tratto da Il Foglio del 1 maggio 2008






Sandra, una donna dell’area vesuviana intervistata ieri da Laura Laurenzi su Repubblica, mette giù dura la faccenda delle cause materiali dell’aborto, troppo “delicata” per discuterne in campagna elettorale, e che nessuno in trent’anni ha voluto porre al centro di un grande piano per la vita, per la maternità e contro la morte in pancia procurata. Sandra è spicciativa, fino all’inumanità verso se stessa e verso la propria creatura. Ho fissato la data dall’aborto, dice, perché con il mio compagno mettiamo insieme un reddito di 1300 euro mensili, e non possiamo permetterci un bambino. Orologio e calendario alla mano, Sandra si domanda se il capo dello stato possa fare qualcosa. C’è un tizio nel braccio della morte, vogliamo realizzarla questa moratoria doppia, sulla pena legale di morte e sull’aborto, razza di utilitaristi e filistei che non siete altro? Noi della lista pazza verseremo la settimana prossima circa centomila euro a Paola Bonzi per il suo centro di aiuto alla vita della Mangiagalli di Milano, è il risultato concreto possibile di un’astrazione politica che puntava al voto laico dei cattolici e a quello cristiano dei laici, voti che si trovarono in misura del tutto insufficiente. Sandra potrà cercare di fare qualcosa per sé e per l’essere che ha concepito, se si rivolgerà a Paola. E’ qualcosa. Ma non si può fare di più? Lo stato onnipotente, in epoca di protezionismi vari, non può proteggere quel bambino condannato a morte per dispotismo schiavistico moderno in quanto non lo si può mantenere nell’Italia del 2008, paese moderno e civile? Una qualche ruota in un qualche convento medievale la si può trovare, nell’epoca di Juno?

Per il desiderio di interruzione della cura e di morte dolce di Piergiorgio Welby si scatenò il finimondo. Una grande campagna mediatica nazionale: una istigazione universale alla morte dolce. E se istigassimo alla vita dolce, al buonumore? Che succederà adesso che si parla di salvare una vita come altre migliaia di vite in pericolo “perché non ci sono i soldi per mantenerle”? Il Quirinale inviterà le Camere a provvedere speditamente in relazione allo scandalo di un bambino che minaccia di essere abortito per cause di bisogno familiare, a colmare le lacune legislative, di bilancio e di applicazione della legge di “tutela sociale della maternità” 194/1978? Chiederà al Parlamento di fare qualcosa subito, di stanziare lo 0,5 del pil almeno anche per sovvenzionare il piano Gemma del movimento per la vita e altre azioni volontarie di sostegno alle maternità in crisi, in bolletta?

E l’Anarca che cosa farà? L’epoca in cui è previsto il suo giuramento come presidente del Consiglio è grosso modo quella dell’esecuzione chirurgica del figlio di Sandra. Il Consiglio dei ministri si terrà a Napoli, per risolvere la questione dei rifiuti. E i rifiuti umani? I rifiuti speciali ospedalieri? E i castellani e le castellane della nuova maggioranza, che ieri hanno applaudito Fini e la sua lode alle radici cristiane della nostra identità nazionale e il suo attacco al relativismo morale che impedisce di distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, che faranno, a parte dichiarazioni alla stampa? E che faranno i cattolici democratici del Pd, si aggrapperanno alle sulfuree dichiarazioni del capo delle Acli, un relativista cattolico il quale proprio ieri ha dichiarato che la questione della vita va ben oltre quella dell’aborto e dell’eutanasia, che c’è ben altro di cui discutere? O si daranno una mossa, si scuoteranno e proporranno un’intesa trasversale per fare qualcosa di giusto, distinguendolo dall’ingiusto? Qualcuno di questi neoparlamentari avrà la forza di dire: “Aborto? No, grazie”?

Ma non basta. Il ministro della Salute Livia Turco ha fatto dopo le elezioni quel che aveva avuto paura di fare prima delle elezioni, con un comportamento cinico e strumentale. Ha riabilitato la diagnosi pre impianto a scopo eugenetico, sia pure senza dirlo. Come ha detto con giusta ira il professor Adriano Pessina, bioeticista cattolico con la testa sulle spalle, di questo si tratta. Se la diagnosi pre impianto è a scopo terapeutico e osservazionale, secondo lo spirito e la lettera della legge 40, bene. Ma qui non è più così: qui, con le nuove linee guida, si teorizza, in sintonia con il professor Silvio Garattini, bioeticista laico senza la testa sulle spalle, che è meglio fare subito un aborto legale in vitro piuttosto che aspettare di farne uno illegale (perché la 194 non permette l’aborto eugenetico, vero?) direttamente in carne, in pancia. Insomma, si incoraggia la selezione prenatale. Questa è l’alternativa di civiltà e di vita che ci lasciano i dotti faustiani: elimina in provetta per non eliminare nel grembo materno.

Che si fa? Berlusconi l’Anarca aveva detto: promuoviamo la moratoria sull’aborto all’Onu, chiediamo che si iscriva nella dichiarazione dei diritti universali una vita degna di essere vissuta dal concepimento alla morte naturale. Che fa, presidente? Lascia o raddoppia?

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