domenica 11 maggio 2008

GRAZIE AL CIELO CI HANNO RISPARMIATO LE QUOTE CATTOLICHE

.....Il Cavaliere è un "naturaliter" cristiano nell'impostazione della politica. La scelta di un uomo come Sacconi al Welfare (a proposito Sacconi non è "cat tolico confessante" ma socialista vero) è una garanzia per la sussidiarietà. Così la Gelmini alla Pubblica istruzione e all'Università: sosterrà la scuola pubblica, statale e non statale, ed anche la meritocrazia: cosa chiedere di più? Ancora: Alfano alla Giustizia viene dall'Università cattolica, e non è certo un giustizialista ma neanche un lassista. Dunque amen. In tutti i sensi. Sarebbe una ben meschina cosa il cattolicesimo se avesse il suo culmine nel piazzare i suoi campioni sulle poltrone. «Cosa giova guadagnare il mondo intero, se poi perdi te stesso?». Non è la politica che dà la salvezza. Essa deve provare a garantire la possibilità di incontrarla e comunicarla. Su questo va misurato il governo, non sul Cencelli delle religioni.....

Libero 9 maggio 2008
di RENATO FARINA





I cattolici sono stati puniti da Berlusconi nella compilazione delle liste? E se sì, perché? Queste domande non sono tanto serie, e sono pure mal poste. L'essere cattolici non può essere una specie di campanilismo politico.


È scusabile, persino divertente. Siamo tutti poveri cristianucci, e ci sono desideri frustrati e le facce dicono questi sentimenti. Per cui diventa buona materia per gossip giornalistici. E anche per vendette postume. Così Giuliano Ferrara e il suo Foglio godono nel veder penalizzati i "cattolici confessanti" che hanno fatto campagna elettorale per il Popolo della libertà: ben vi sta - è il pensiero sottinteso - dovevate venire con noi di "Aborto no grazie", cari Formigoni, Roccella e amici vari (tra cui io). Luca Volontè cerca di infilarsi anch'egli in questa breccia di autoconsolazione, lui che è dell'Udc. Dovevate votare per Casini, fa capire: non rendendosi conto di aver contribuito proprio con questa scelta alla presunta emarginazione che denuncia. Ma all'Italia che cosa importa se non ci sono ciellini o focolarini o militanti dell'Azione cattolica o delle comunità neocatecumenali o di Rinnovamento o dell'Opus Dei al governo? E che cosa cambia per questo dei destini della fede nel mondo? Diciamolo: il problema non può essere trattato così: diventa una questione di parrocchietta. Del resto se come dice il catechismo i cattolici sono i battezzati e quanti riconoscono il Papa come guida, siamo a posto: quasi tutti i ministri di Berlusconi si sono dichiarati devoti di Benedetto XVI e sostenitori delle sue posizioni sulle questioni della vita, della famiglia e della libertà di educazione (eccezioni ci sono, la Prestigiacomo è la più nota e va a suo onore la chiarezza, e non è certo il caso di lamentarsi della sua presenza: siamo gente democratica). Dunque di che preoccuparsi? La questione è d'altro genere:
1) Le scelte di Berlusconi a che ragione obbediscono?
2) E questa logica è ostile alla presenza della Chiesa nella società?
Risposte.
1) Il Cavaliere ha voluto costruire una squadra omogenea: sa di essere lui il perno decisivo di questa compagine. Insomma è il Kakà della situazione. Si tratta di realizzare gli obiettivi, non di accontentare questo o quello. Bisogna accettare questo principio. Semmai una osservazione è legittima: nell'Italia di oggi esistono presenze sociali e culturali importanti, il programma del PdL attinge ampiamente ad esempio dal "modello lombardo", che ha realizzato libertà per il cittadino in ogni campo: da quello sanitario a quello scolastico, dalla delegificazione alla riduzione delle burocrazie. E questo viene dall'applicazione del principio di sussidiarietà per cui non solo lo Stato ma anche Regione, Provincia e Comune devono lasciar spazio alla capacità delle persone di organizzarsi. È ben strano che di questa squadra lombarda non sia stato selezionato nessuno, tranne la Mariastella Gelmini. Ci sono pregiudiziali sulle persone per ragioni di carattere o per inconfessabili motivi massonici? Banalmente credo che un capitano giocatore come Berlusconi abbia diritto di metter su la squadra che vuole. È come per la nazionale di calcio: mi posso spiacere che nessun giocatore per cui tifo sia stato selezionato, cattolico o interista, ma importante è che vincano gli azzurri. Nel nostro caso, il bene del Paese.
2) Di certo Berlusconi non ha nessunissima voglia di contraddire i princìpi di cui sopra, e neanche di avallare alcuna forma di relativismo o anarchia morale, di cui lo accusa il Foglio. Il Cavaliere è un "naturaliter" cristiano nell'impostazione della politica. La scelta di un uomo come Sacconi al Welfare (a proposito Sacconi non è "cat tolico confessante" ma socialista vero) è una garanzia per la sussidiarietà. Così la Gelmini alla Pubblica istruzione e all'Università: sosterrà la scuola pubblica, statale e non statale, ed anche la meritocrazia: cosa chiedere di più? Ancora: Alfano alla Giustizia viene dall'Università cattolica, e non è certo un giustizialista ma neanche un lassista. Dunque amen. In tutti i sensi. Sarebbe una ben meschina cosa il cattolicesimo se avesse il suo culmine nel piazzare i suoi campioni sulle poltrone. «Cosa giova guadagnare il mondo intero, se poi perdi te stesso?». Non è la politica che dà la salvezza. Essa deve provare a garantire la possibilità di incontrarla e comunicarla. Su questo va misurato il governo, non sul Cencelli delle religioni.

1 commento:

bacarozzo ha detto...

Io non voglio una società in cui le leggi vengano fatte in base alla "TUA" morale cattolica.
In quanto a Berlusconi: mi fà raccapriccio pensare che abbia una sorta di moralità da poter propinare al prossimo.
Sarebbe il classico bue che dà del cornuto all'asino!
Non sarà un'analisi profonda ma credo che sia inutile cercare di analizzare le intenzioni di un ladro ...sempre ladro resta!