venerdì 20 giugno 2008

UNA MANO A FAMIGLIE E ANZIANI

venerdì, 20 giugno 2008
Anna Vercos dice:
A me sembra che il nuovo governo si stia muovendo bene e soprattutto velocemente, senza perder tempo, nonostante l'ostruzionismo sterile dell'opposizione e, a quanto pare, la stessa impressione l'hanno avuta gli elettori siciliani. Credo che anche la maggioranza degli italiani sia soddisfatta di certi provvedimenti a favore dei cittadini. Ecco perchè mi è piaciuto questo articolo tratto dal sito di Maurizio Lupi:
Il paradosso campeggia su quasi tutti i quotidiani e tg (sono esclusi quelli non antipatizzanti per Berlusconi).

Da una parte la notizia di una manovra economica che toglie agli speculatori per dare agli anziani, ai giovani in cerca di casa, alle famiglie oberate dalle spese scolastiche.
Che semplifica la pubblica amministrazione tagliando gli enti inutili e l’enorme quantità di certificati e documenti, spesso altrettanto inutili, dai quali siamo assediati.









Che non dimentica le donne introducendo il reato di stalking, le molestie ossessive e insistite.
Che liberalizza e mette in concorrenza i servizi pubblici locali, la parte mancante delle lenzuolate di Bersani: mancante perché l’avevano boicottata gli interessi politico-clientelari rappresentati, all’epoca di Prodi, nelle varie anime della sinistra. Chiedere per saperne di più all’ex ministro Linda Lanzillotta.

Questa manovra anticipa la Finanziaria, abbraccia i prossimi tre anni dando così a cittadini, imprese e istituzioni un arco di tempo stabile sul quale ragionare, senza il timore di spiacevoli sorprese. Non sottrae un euro dalle tasche dei cittadini; anzi promette di restituirne molti sotto varie forme e opportunità. Come spiega il sociologo Giuseppe De Rita: “Finalmente una manovra che non drammatizza, che ha come obiettivo di ridurre l’ansia e semplificare i problemi quotidiani del ceto medio, che sembra dire agli italiani ricominciamo a camminare insieme”.

Mancano, è vero, ancora all’appello l’abolizione delle comunità montane e delle nove province maggiori. Agli enti locali il governo ha concesso uno slittamento a settembre. Un termine comunque che non significa una perdita di tempo perché coinciderà con l’avvio del federalismo fiscale (cioè del controllo diretto dei cittadini delle tasse pagate nel luogo dove le pagano) e di altre riforme strutturali, come il quoziente familiare per il fisco. Basterebbe il commento di Luigi Angeletti, segretario della Uil, dopo le comunicazioni ai sindacati: “Ci hanno spiegato delle cose che rivoltano l’Italia come un calzino”.

C’è il rovesciamento della linea Prodi e della sinistra in generale: allora molte tasse e burocrazia decise al centro e briglia sciolta agli enti locali, spesso fonte di sperpero o di cattiva gestione (da coprire poi attraverso altre imposte). Adesso la mano dello Stato centrale si fa più leggera e amica mentre regioni, comuni e province vengono chiamati alle loro responsabilità. Di fronte a tutto ciò la Lanzillotta ha commentato: “Non dobbiamo dire solo dei no”.
Per approvare questa manovra il consiglio dei ministri ha impiegato nove minuti e mezzo.

Dov’è il paradosso? È che la scena dei commenti e delle polemiche politiche continua ad essere in gran parte occupata dalle questioni dei processi e delle norme cosiddette salva-premier. Come se queste fossero le priorità del paese, come se Berlusconi venisse giudicato dall’opinione pubblica non sui fatti concreti ma perché ha un (ormai unico) processo pendente per una questione di diritti televisivi, tutta da dimostrare.

Il governo lavora sodo, a gran velocità per recuperare il tempo perso e il ritardo di crescita dell’Italia e soprattutto per far tirare il fiato ai cittadini alle prese con mille problemi. Il Palazzo, invece, pensa a tutt’altro: centrale sembrano non l’economia e neppure la giustizia, ma le lamentele del sindacato dei magistrati (che con il record di nove crimini su dieci che restano impuniti ha il coraggio di affermare che il congelamento per un anno dei processi minori “intaserà i tribunali”).

Probabilmente le prossime settimane colmeranno questo divario tra “Paese reale” e “Paese di carta”. Chi decide ha poco tempo per dedicare alle chiacchiere; e sa benissimo che verrà giudicato proprio per ciò che ha fatto. Un giudizio democratico al quale nessuno si sottrae; anzi.

Nessun commento: