giovedì 12 giugno 2008

IL MONITO DI BENEDETTO XVI

“Un errore abbandonare la speranza risolvere da sole ogni problema”.
Ribadita la linea della Chiesa su eutanasia e immigrazione

di Gianluca Barile
Tratto dal sito Petrus il 10 giugno 2008



CITTA’ DEL VATICANO - "Oggi non e' facile vivere nel segno della speranza cristiana". Lo ha detto il Papa, affiancato dal Cardinale Vicario Camillo Ruini, aprendo per la quarta volta, come lui stesso ha ricordato, il Convegno pastorale della Diocesi di Roma.

Nella societa' attuale, e anche nell’ "amata citta' di Roma, prevalgono spesso - ha rilevato Benedetto XVI - atteggiamenti di sfiducia, di delusione e di rassegnazione che contraddicono non solo la grande speranza, ma anche quelle piccole speranze che ci sostengono nella nostra vita quotidiana". In particolare, per il Santo Padre "e' diffusa la sensazione che per l'Italia, come per l'Europa, gli anni migliori siano ormai alle nostre spalle" e che incomba "un destino di precarieta' e di incertezza sulle nuove generazioni". Di contro, le nostre "aspettative migliori si concentrano nella scienze e nelle tecnologie, come se solo da esse potesse venire la soluzione dei problemi". Di qui l'affermazione centrale del Pontefice: "Sarebbe insensato negare o minimizzare il contributo della scienza e delle tecnologie alla trasformazione del mondo e delle concrete condizioni di vita. Altrettanto miope sarebbe ignorare", tuttavia, la possibilita' di "mettere nelle mani dell'uomo anche le abissali potenzialita' di male insite in esse", e "comunque" ignorare che "non sono la scienza e le tecnologie a dare un senso alla nostra vita, ad insegnarci a distinguere il bene dal male". "Non e' la scienza, ma l'amore a redimere l'uomo", ha ammonito infatti il Papa, denunciando "la debolezza della speranza nel mondo in cui viviamo". "La nostra civilta' e la nostra cultura, che pure hanno incontrato Cristo da duemila anni, tendono troppo spesso - ha denunciato Benedetto XVI - a mettere Dio tra parentesi, ad organizzare senza di Lui la vita personale e sociale, e anche a ritenere che di Dio non si possa conoscere nulla, arrivando perfino a negare la sua esistenza". Ma "quando Dio viene messo da parte - e' stato questo il messaggio del Papa - nessuna cosa che ci preme puo' trovare una stabile collocazione: tutte le grandi e le piccole speranze poggiano nel vuoto". Di qui, "la necessita' di aprire a Dio il nostro cuore, il nostro intelletto e la nostra vita, per essere in mezzo ai nostri fratelli suoi credibili testimoni". Come obiettivo del prossimo anno pastorale, il Papa ha consegnato alla sua Diocesi quello di riflettere su "come educare concretamente alla speranza", identificando "alcuni luoghi del suo pratico apprendimento ed effettivo esercizio". Benedetto XVI ha quindi ripetuto le ragioni che spingono la Chiesa a dire no all'eutanasia, pur apprezzando i progressi della medicina palliativa contro il dolore fisico. "E' insensato negare il contributo delle scienze e delle tecnologie - ha scandito il Pontefice - ma e' altrettanto miope ignorare che questi progressi mettono in mano anche mezzi di distruzione. Non sono le scienze e le tecnologie a dare senso all'esistenza". Per il Santo Padre, nonostante tutti gli sforzi "non si puo' eliminare la sofferenza perche' non e' in nostro potere prosciugarne le sue fonti". Il Papa, parlando a braccio, ha anche rilevato che "le sofferenze degli innocenti e i disagi psichici crescono ma l'esperienza umana e la testimonianza dei Santi e dei martiri conferma che non la fuga dal dolore guarisce ma il trovare senso alla sofferenza mediante l'unione a Cristo". Nella visione cristiana, infatti, "la sofferenza - ha spiegato Benedetto XVI - educa e fortifica la nostra speranza". "Opereremo perche' non siano esclusi gli immigrati che arrivano con la speranza di trovare accoglienza, ma nel rispetto delle nostre leggi", ha poi aggiunto il Papa concentrando l’attenzione sul delicato tema dell’immigrazione. Secondo Benedetto XVI, "c'e' consapevolezza della diffusione dei mali e problemi che la citta' di Roma porta con sè". Per questo, ha assicurato il Pontefice, lavoreremo per "promuovere una cultura e una organizzazione sociale piu' favorevole alla famiglia e alla vita, oltre che alla valorizzazione delle persone anziane". "Condivideremo l'impegno per rendere la citta' di Roma piu' sicura e vivibile, per tutti, in particolare per i piu' poveri", ha continuato Benedetto XVI sottolineando che la Chiesa continuera' a lavorare anche per "dare risposte ai bisogni primari come il lavoro e la casa, specialmente per i giovani". "Noi - ha assicurato il Pontefice - daremo il nostro specifico contributo, a cominciare da quello snodo decisivo che e' l'educazione e la formazione della persona, affrontando con spirito costruttivo pure altri problemi concreti che rendono faticosa la vita di chi abita in questa città". Per Benedetto XVI, infatti, "nella societa' e nella cultura di oggi, e anche nell'amata citta' di Roma, non e' facile vivere nel segno della speranza cristiana" perche' "prevalgono spesso atteggiamenti di sfiducia, di rassegnazione che contraddicono non solo la grande speranza della fede ma anche le piccole speranze che normalmente ci confortano nello sforzo di raggiungere gli obiettivi della vita quotidiana". Non solo: per il Papa "e' diffusa la sensazione che per l'Italia e per l'Europa gli anni migliori siano ormai alle spalle e che un destino di precarieta' e di incertezza attenda le nuove generazioni". "La nostra cultura, che ha incontrato Cristo da duemila anni - ha infatti denunciato il Santo Padre -, tende a mettere Dio tra parentesi, ad organizzare la vita personale e sociale senza Dio, a ritenere che Dio non si possa conoscere o addirittura che Dio non esiste".


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