martedì 8 luglio 2008

DOPO LA 22 ESIMA SETTIMANA SI UCCIDE UN FETO

«Dopo la 22esima settimana si uccide un feto»Aborto &C - lun 7 lug
Documento dei ginecologi del Paese iberico: oltre i cinque mesi non si può più considerare aborto ma la «distruzione di una vita»
di Emanuela Vinai
Tratto da Avvenire del 6 luglio 2008



L’aborto «praticato dopo la 22esima settimana di gestazione va definito più correttamente come distruzione di un feto vitale». L’affermazione, destinata a far discutere, è contenuta in un recentissimo documento della Società spagnola di ginecologia e ostetricia (Sego).

Si tratta di una presa di posizione molto forte, che segnala una crescente attenzione al problema dei feti cosiddetti «viabili», ossia capaci di «possibile vita autonoma». Il dibattito, come è noto, è molto vivace anche nel nostro Paese e si concentra sulla possibilità di sopravvivenza dei feti in caso di nascita estremamente prematura, anche a seguito di un aborto procurato. L’esperienza più nota alle cronache italiane è il caso del «bambino di Careggi». Infatti, data l’impossibilità di stabilire con certezza l’esatta settimana di gestazione e a fronte di cifre, riportate dalla stessa Sego, per le quali un bambino nato a 24 settimane ha il 26% di possibilità di sopravvivere, non bisogna dimenticare la continua evoluzione della pratica medica. I ginecologi spagnoli sostengono, quindi, la necessità, oltre le 22 settimane, di procedere direttamente al parto, evitando così lo smembramento del feto all’interno dell’utero della madre. Il presidente della Sego, José Manuel Bajo Arenas ha dichiarato, a tale proposito, che «triturare un feto con un mixer fino a ridurlo ad una poltiglia, non può essere considerato aborto, ma distruzione di un feto vitale». Non è azzardato ritenere che tale affermazione si presti ad essere interpretata come una maggior presa di consapevolezza, da parte dei medici ginecologi, dell’effettivo significato dell’interruzione di gravidanza come soppressione di una vita umana. Il documento, tuttavia, pur rappresentando una novità di grande interesse, non è scevro da ombre. Infatti, al fine di evitare aborti “tardivi”, si suggerisce di migliorare la diagnosi prenatale, così da individuare anticipatamente eventuali malformazioni, attraverso un’accurata ecografia alla 20ma settimana. Questo criterio potrebbe finire per configurare un vero e proprio «accanimento diagnostico» sui nascituri, snaturando un evento fisiologico qual è la gravidanza. Per esplicita affermazione del dottor Arenas, comunque, non è intenzione della Sego cambiare la legge.

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