mercoledì 30 luglio 2008

PAROLA E PAROLE

Eppure, vacanza significa, appunto, spazio vuoto, vacante, e l’estate, così intesa, dovrebbe essere il tempo da dedicare veramente a se stessi. Che l’estate sia il tempo del divertimento o del riposo, è giusto, l’importante è non lasciarsi vivere, non lasciarsi rubare il tempo, ma esserne artefici. In questo mondo che vuol riempire le profondità dell’essere con la superficialità dell’avere e del fare, bisogna liberare il tempo per non vivere il tempo libero come spazio vacante, vuoto interiore da riempire con vacanze preconfezionate. Questa estate vivere la vacanza come otium potrebbe essere un’occasione per tutti da non perdere, un momento di crescita per non rimanere delusi ancora una volta, per conoscere se stessi e uscire dal branco. Buone vacanze a tutti, soprattutto ai più giovani e a quanti saranno capaci di venir fuori dal labirinto di un’estate alla moda, che nasconde la noia, ma non libera l’essere.

di Gennaro Matino
Tratto da Avvenire del 29 luglio 2008

Voglia d’estate, voglia di svago. Mare o montagna, grandi alberghi o tenda e sacco a pelo, il desiderio è sempre quello di lasciarsi alle spalle il caos delle città, lo stress del lavoro, la routine e i problemi di sempre per immergersi in un tempo libero dalla costrizione delle ore e degli impegni.







Nell’antica Roma il tempo libero era definito otium inteso non come padrone dei vizi o sinonimo di pigrizia, ma come momento positivo dell’esistenza. Era un privilegio di pochi, di chi libero da ogni schiavitù, anche quella del negotium, tempo dell’affare, poteva dedicarsi allo studio, alla lettura, alla poesia, alla meditazione, al piacere di ritrovare se stesso. Un piacere, questo, che dai poteri di ogni tempo è stato ritenuto pericoloso, tant’è che si è cercato in tutti i modi di invadere ogni spazio privato per togliere tempo alla vita interiore, al nutrimento spirituale, alla crescita personale. In ogni epoca i regimi totalitari si sono preoccupati di organizzare il tempo libero, specialmente quello dei giovani e non certo per difenderli dall’ozio comunemente inteso, ma per impedire qualsiasi momento di pausa, di riflessione, così da evitare che qualcuno potesse «pensare con la sua testa», emergere dalla massa e diventare individuo. Oggi, in clima di libertà e democrazia, il tentativo di programmare il tempo libero dei cittadini forse è meno evidente, ma più pericoloso. La persuasione occulta dei media è nota a tutti, ma non tutti hanno la capacità di discernere tra ciò che scelgono e ciò che altri hanno già scelto per loro. La radio, la televisione, internet entrano nelle nostre case e, senza che ce ne accorgiamo, dettano legge: ci portano a pensare in un certo modo e tra i mille consigli sul come vestire e sul cosa mangiare, sul cosa fare e sul dove andare, organizzano la nostra vita e il nostro tempo. Abituati ad essere come altri vogliono che siano, soprattutto i più giovani e i più deboli non sono più in grado di gestire se stessi e, illusi di essere liberi, come personaggi in cerca d’autore, permettono ad altri di riempire ogni spazio del loro tempo, che altrimenti rimarrebbe vuoto. E dato che il vuoto spaventa, l’estate diviene fuga, non solo dalla città, ma da se stessi, per rincorrere l’immagine di modelli imposti. Anche il divertimento diviene un obbligo e tutto quello che si fa, dal viaggio organizzato ai disagi del campeggio, dalle interminabili ore al sole per avere l’abbronzatura più invidiabile alle estenuanti nottate in discoteca, tutto si fa perché lo fanno tutti. Pochi hanno il coraggio di imparare a stare con se stessi, senza farsi riempire la vacanza da altri, pochissimi hanno la saggezza di viverla come un’esperienza autentica, scelta e non subita. Nessuno più sa trasformare il tempo libero in un momento progettuale, dove progettuale non significa certo programmare ad agosto le vacanze di Natale, per paura di trovarsi di fronte al prossimo vuoto.

Eppure, vacanza significa, appunto, spazio vuoto, vacante, e l’estate, così intesa, dovrebbe essere il tempo da dedicare veramente a se stessi. Che l’estate sia il tempo del divertimento o del riposo, è giusto, l’importante è non lasciarsi vivere, non lasciarsi rubare il tempo, ma esserne artefici. In questo mondo che vuol riempire le profondità dell’essere con la superficialità dell’avere e del fare, bisogna liberare il tempo per non vivere il tempo libero come spazio vacante, vuoto interiore da riempire con vacanze preconfezionate. Questa estate vivere la vacanza come otium potrebbe essere un’occasione per tutti da non perdere, un momento di crescita per non rimanere delusi ancora una volta, per conoscere se stessi e uscire dal branco. Buone vacanze a tutti, soprattutto ai più giovani e a quanti saranno capaci di venir fuori dal labirinto di un’estate alla moda, che nasconde la noia, ma non libera l’essere.

Nessun commento: