sabato 26 luglio 2008

MARTINO SCRIVE

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Martino ha detto...
Trovo i due articoli molto illuminanti, meritevoli entrambi di attenzione. Mi permetto però di esprimere un dubbio: cosa c'è di tanto strepitoso nella "glossa" di Ferrara? Pur cercando di pormi in campo neutrale (cosa non facile, per nessuno, dato che comporta necessariamente un po' di quel relativismo così temuto) l'articolo dell'elefantino non mi pare entusiasmi granchè. Laddove Mancuso è esplicito, lineare, consequenziale, Ferrara si mostra sotteso e velatamente capzioso. Ho notato grande diveristà fra i due stili, il primo che invita la ragione del lettore a seguire il filo del discoso, l'altro che pare più che altro volere quella stessa ragione come spettatrice del discorso, anzichè come protagonista. E qui si potrebbe obiettare che se lo stile argomentativo è diverso, magari più articolato e complesso, non è per questo meno valido. E mi va anche bene. Non ho certo la presunzione di giudicare il modus scrivendi di un giornalista del calibro di Ferrara, pur permettendomi di fare alcune osservazioni a titolo personale.
Quello che però mi prude davvero è l'impressione (neanche tanto vaga) che tutti i tentativi di Mancuso di creare uno spazio di dialogo e di intesa, dal citare il diritto laico all' affermare la coincidenza fra la libertà dell'uomo e la libertà donata da Dio, tutto ciò venga liquidato da Ferrara con una disinvoltura allarmante, come a dire: "d'accordo, ho ascoltato le tue opinioni, ora però ti svelo la verità". E giù con i soliti plateali dualismi, di qua il Bene e la speranza, di la il Male e la disperazione, di qui i valori secolari della religioni e là i dogmi del secolarismo ideologico (sigh). Insomma, era lecito aspettarsi qualcosa di più aperto. Strepitoso? mah...


Attendendo nuovi articoli
Martino


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