martedì 8 luglio 2008

ABORTO

Ormai questa mentalita' si sta radicando sempre piu' in ciascuno di noi.
Le giovani mamme seguono le indicazioni dei medici certe di aderire a proposte buone e utili al loro futuro bimbo.
Mostrano con orgoglio le pance e rassicurano chi le incontra dicendo che il bimbo,ancora non nato, e' sano e gode ottima salute.
Si sentono orgogliose perche' ritengono di essere moderne ,di saper utilizzare bene la scienza,
di saper pianificare tutto per poi non dover perdere tempo nel crescere un bambino "socialmente inutile"

I bimbi come il mio Giovanni danno quasi fastidio,possono far riemergere la vera domanda sul senso della vita.Alla gente da fastidio persino il parcheggio riservato e la cassa del supermercato che da la precedenza agli svantaggiati.!!!!Non sanno che prima o poi faremo tutti parte di questo popolo!!!



....Siamo, dobbiamo es­sere, responsabili di quello che facciamo e di quello che avrem­mo potuto impedire. Non esiste solo la legge biologica, c’è anche una legge morale che non si può trasgredire senza nefaste conse­guenze per l’intera umanità. E non c’entra la religione, l’essere o meno credenti, avere o no fe­de. Sono elementi fondamenta­li di quel 'senso comune' che og­gi molti tendono a rimuovere per cecità intellettuale e per mero e­goismo......

La più grande associazione abortista d'America ha 880 cliniche aperte 24 ore su 24. E adesso sbarca nei centri commerciali offrendo, con la pillola, t-shirt e gadget

di Andrea Pamparana
Tratto da Avvenire del 6 luglio 2008

Tempo fa, nella mia rubri­ca l’«Indignato speciale», nell’edizione delle 13 del Tg5, diedi spazio alla denuncia di due genitori di un bambino af­fetto da sindrome di Down.

Essi lamentavano la scarsità di aiuti da parte delle istituzioni, i tanti ostacoli morali e materiali che a­vevano dovuto affrontare e, ulti­mo in ordine di tempo, il fatto che per scarsità di fondi il locale Comune aveva tolto al loro bam­bino l’insegnante di sostegno nella scuola elementare. Evento, ovviamente, molto grave per le conseguenze sul già difficile per­corso educativo di un bimbo Down.

Feci notare, nel mio commento, che c’era da parte dello Stato u­na evidente discriminazione. Senza entrare nel merito della li­bertà di scelta di una donna, ap­pare evidente nei fatti che lo Sta­to e le istituzioni in genere assi­stono la madre che, a conoscen­za di una grave anomalia cro­mosomica del nascituro, decide di abortire secondo i termini del­la legge 194. Non in modo altret­tanto 'generoso' si comporta lo Stato verso quei genitori (una scelta, infatti, sempre condivisa dalle famiglie, padre e madre) che scelgono in libertà di gene­rare e far crescere un 'cittadino' che ha un difetto cromosomico pur limitante. Attenzione: uso apposta il termine 'cittadino'. Perché ai genitori che hanno un figlio Down non vengono fatti sconti dal fisco, esiste per tutti l’obbligo scolastico, hanno gli stessi doveri di tutti ma, a quan­to appare evidente, non hanno gli stessi diritti.

A mio avviso basterebbero que­sti esempi per rimettere in di­scussione molte delle certezze che hanno caratterizzato questi ultimi trent’anni.

Giorni fa ho parlato con il pro­fessor William Saunders, bioeti­cista, membro a Washington del Consiglio sui Diritti Umani, con­sulente sui temi della famiglia, dell’aborto e dell’eutanasia del Presidente Bush. È anche mem­bro di diverse istituzioni inter­nazionali e insegna a Roma alla prima Facoltà di Bioetica istitui­ta nel mondo, quella all’Univer­sità Regina Apostolorum. Saun­ders è molto pessimista sulla si­tuazione in generale nel mondo in merito al dibattito sull’aborto. Gli ho chiesto quali sono le posi­zioni dei due candidati alla Casa Bianca, Barak Obama e John Mc­Cain e la sua risposta è stata chia­ra: «C’è un grande problema». Basti dire che la Planned Pa­renthood è la più grande orga­nizzazione abortista d’America, oltre 880 cliniche attive 24 su 24 sull’aborto, definita da Barak O­bama come «fondamentale per la difesa della libertà delle don­ne ». Questa organizzazione di­spone di molti mezzi finanziari e di una fitta rete di volontari. Ap­plicando le regole del marketing la Planned Parenthood ha aper­to numerosi 'express center' in tutto il Paese, appoggiandosi per­fino alla rete dei mega centri commerciali e vendendo, oltre a pillole abortive anche seducenti T-shirt, bigiotteria varia, gadgets e perfino profumate candele per ambienti. Perché il nome di 'ex­press center'? Perché la donna che lavora, ad esempio, a giudi­zio di questi manager dell’abor­to, hanno sempre più fretta, non possono perdere tempo, posso­no abortire grazie alla pillolina in meno di un’ora. Il Plan B impe­disce di fatto all’ovulo feconda­to d’impiantarsi nell’utero ma­terno. Un dato inquietante su tutti: quando ci fu l’uragano Ka­trina, la Planned inviò sul posto ingenti quantitativi di farmaci a­bortivi, compreso un kit con­traccettivo per l’emergenza. Sa­pete che c’è scritto su una delle magliette che si possono acqui­stare tramite il sito Internet? «Ho avuto un aborto».

Saunders ha poi sottolineato che ormai in molte culture occiden­tali si sta sempre più radicando il concetto che «l’aborto fa parte dei diritti fondamentali dell’uo­mo ». Questo avviene, a mio av­viso, perché si sta diffondendo un nuovo naturalismo che di­venta biologismo. Si vuole spie­gare la totalità della vita umana solo in termini chimici e fisici, di­menticando e togliendo lo spa­zio all’idea fondante della dignità dell’uomo. Siamo, dobbiamo es­sere, responsabili di quello che facciamo e di quello che avrem­mo potuto impedire. Non esiste solo la legge biologica, c’è anche una legge morale che non si può trasgredire senza nefaste conse­guenze per l’intera umanità. E non c’entra la religione, l’essere o meno credenti, avere o no fe­de. Sono elementi fondamenta­li di quel 'senso comune' che og­gi molti tendono a rimuovere per cecità intellettuale e per mero e­goismo.

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