sabato 17 gennaio 2009

INTELLETTUALE CURA TE STESSO

Società - ven 16 gen
di Giorgio Israel
Tratto da Tempi del 12 gennaio 2009

Chi minimizza quanto è accaduto davanti al Duomo di Milano e alla cattedrale di Bologna e crede che tutto possa essere sbrigato con quattro scuse e con lo slogan che una preghiera non può far mai male, dovrebbe comportarsi da persona responsabile.
In primo luogo, non è vero che una preghiera è di per sé un fatto “buono”. Nel Medioevo si pregava prima di accingersi a sventrare il nemico. Altrettanto fanno i kamikaze islamici quando si apprestano a fare strage con un carico esplosivo. La preghiera davanti al Duomo di Milano è avvenuta dopo un sordido corteo in cui sono state bruciate bandiere israeliane, pronunciati slogan efferati alternati al grido di “Allah u Akhbar”. Inoltre, la polizia aveva assegnato come punto d’arrivo della manifestazione Piazza San Babila: i cordoni sono stati rotti per raggiungere Piazza del Duomo e qui mettere in scena lo spettacolo clamoroso del sagrato del Duomo invaso da uno stuolo di musulmani preganti in ginocchio. Tutto questo è stato un caso? Raggiungere il Duomo non era un preciso obiettivo simbolico?





In secondo luogo, si tratta di un evento senza precedenti. È mai passato per la mente a qualcuno di raggruppare un corteo di cristiani muniti di crocifissi che vadano a tenere una Messa davanti al piazzale d’ingresso della Grande Moschea di Roma, oppure davanti al Tempio ebraico? O viceversa di ebrei che vadano a pregare davanti all’ingresso della cattedrale di San Giovanni in Laterano? Non è mai passato per la mente a nessuno per l’evidente carattere provocatorio di una simile iniziativa. La considerazione naturale sarebbe: ma con tanti posti disponibili, proprio questo dovevate scegliere?

Infine, sarebbe consigliabile rileggere (o leggere) Fedeli a oltranza di V. S. Naipaul, che spiega molto bene quale sia la matrice culturale che ha consentito all’integralismo islamico di spianare a zero antiche civiltà e tradizioni millenarie senza il minimo scrupolo. Naipaul illustra una serie di esempi, iniziando da quello dell’Indonesia, la cui antica società contadina è stata spietatamente azzerata dagli islamisti. Egli spiega che il musulmano integralista non “sta” nel luogo dove risiede fisicamente: la direzione della preghiera verso la Mecca identifica questo come l’unico luogo fisico degno di considerazione e rispetto nel mondo, mentre quello in cui poggiano i nostri piedi non vale nulla. Le testimonianze di altre civiltà e altre fedi non sono niente, se non relitti ingombranti da spazzare via per ricostruire la terra come un insieme di luoghi fisici che hanno come unico senso quello di essere tutti proiettati verso l’unico centro santo del mondo. Pertanto, distruggere le statue del Budda, come fecero i talebani in Afghanistan, o predicare che il Muro Occidentale di Gerusalemme è soltanto un insieme di pietre che reggono la spianata delle Moschee sono atti naturali e doverosi. Dichiarare che gli ebrei non hanno mai avuto presenza a Gerusalemme e un Tempio ebraico non vi è mai esistito è sì una menzogna storica, ma essa è perfettamente legittima in quanto verità della fede.

Naturalmente, questa non è la visione di ogni musulmano, è quella dei fondamentalisti. Con questi, però, abbiamo a che fare prevalentemente e, fino a che non si faccia avanti qualcun altro, queste sono le posizioni egemoni nelle minoranze islamiche in Europa. Perciò chi crede di chiudere la faccenda ricevendo una visitina di scuse è un perfetto irresponsabile e costituisce la testimonianza vivente che i fanatici hanno già ottenuto una grande vittoria suscitando uno stuolo di dhimmi già pronti a servirli

1 commento:

Anonymous ha detto...

Gli intellettuali "irresponsabili", che "minimizzano" gli eventi di Bologna e Milano, forse cercano solamente di riflettere secondo un'ottica che non sia quella che vede un Occidente assediato dai fondamentalisti, tutti rigorosamente islamici. Mi sembra questa una prospettiva da correggere profondamente, se non da rifiutare.