martedì 20 gennaio 2009

LA RISCOPERTA DEL PADRE

......Anche in Italia l’associazionismo si sta muovendo. Realtà come 'Padri separati' oppure come le aggregazioni promosse da Claudio Risé, lo studioso che più di altri ha in questi ultimi anni analizzato la figura del padre, riscuotono interesse e consensi crescenti. Certo, il livello organizzativo delle associazioni dell’America latina è ancora lontano. Ieri tra gli stand dell’'Expo-familia' venivano offerto il nuovo numero di 'Cumbre', rivista bimestrale a colori dell’Unione nazionale dei padri di famiglia, giunta al diciottesimo anno di vita.......

All’Incontro mondiale a Città del Messico le analisi preoccupate degli studiosi e le esperienze di «ricostruzione» delle associazioni

La riscoperta del padre
di Luciano Moia, "Avvenire", venerdì 16 gennaio 2009

La trasmissione dei valori esige il recupero di una figura che invece è sempre più latitante. Ma in molti Paesi arrivano segnali di una ripresa di protagonismo. E si moltiplicano iniziative che puntano sulla «rieducazione» degli adulti. Francesco Belletti: "Anche in Europa un’opera di rieducazione alla paternità è quanto mai necessaria"






"Padri cercansi disperatamente". Potrebbe essere questo il sottotitolo del VI Incontro mondiale mondiale delle famiglie che si chiude oggi a Città del Messico. Il problema della trasmissione dei valori in famiglia, affrontato da molteplici versanti grazie ai contributi di un centinaio di relatori provenienti da tutti i continenti, appare insormontabile se non si riesce a risolvere il caso oscuro di una paternità sempre più latitante. Nella crisi dilagante di una famiglia in cui, a livello planetario, crescono separazioni e divorzi e in cui il ruolo dei genitori appare sempre più evanescente, proprio i padri appaiono più fragili e insicuri. Sono loro le prime vittime di una rivoluzione culturale in negativo che rende il patto tra le generazioni un’ipotesi tanto incerta – secondo le riflessioni di vari esperti presenti all’Incontro mondiale – da gettare ombre inquietanti sul futuro della nostra società.




Da qui l’allarme. Una famiglia senza padre – oppure, come spesso avviene, con una figura maschile defilata e mutevole – rischia di assolvere i propri compiti educativi in modo forzatamente parziale e frammentario. Solo l’intreccio tra sensibilità maschile e femminile offre il 'minimo garantito' sotto il profilo educativo. Questa in sintesi l’analisi emersa dall’Incontro mondiale. Una conclusione che potrebbe lasciare l’amaro in bocca se dal convegno stesso, in modo forse sorprendente, non uscisse una risposta di speranza. Alle tesi un po’ cupe degli esperti hanno fatto da contraltare le iniziative vivaci della base e dell’associazionismo presenti in particolare nella grande rassegna di realtà familiari che ha affiancato il convegno teologico-pastorale. Proprio qui, tra gli oltre cento stand dell’Expo-familia, è stato possibile rintracciare, nel numero crescente di realtà associative di molti Paesi che hanno deciso di lavorare per la riscoperta della paternità, un’ipotesi efficace di controffensiva familiare fondata anzitutto su un lavoro educativo. C’erano due mamme sorridenti e pimpanti a spiegare perché A favor de lo mejor prepara e distribuisce guide per aiutare i padri a portare avanti i loro compiti educativi. "I nostri mariti in questo momento stanno con i bambini. Che figura farebbero se, dopo aver abbracciato questa missione, fossero in giro a giocare al biliardo come tanti loro coetanei? ", hanno osservato scherzando ma non troppo le signore. Un po’ di ironia per affrontare un problema che invece, in troppe famiglie – e non solo in America Latina – diventa dramma dell’abbandono e del di­simpegno.


I volontari di Fapace Mexico, altra associazione di padri, hanno raccontano che, proprio nel Paese che ospita la rassegna mondiale, le famiglie in cui è presente soltanto la donna sono raddoppiate negli ultimi die­ci anni e oggi sfiorano il 20 per cento. "Quando nasce un figlio, gli uomini se ne vanno. Lo considerano normale, anzi doveroso, in una logica di malintesa e patologica mascolinità per cui un uomo deve cercare senza sosta nuove avventure". Da qui la necessità di rimotivare il ruolo del padre, di andare nelle scuole a spiegare sistematicamente ai genitori che l’educazione dei figli non è solo un dovere, ma un compito gratificante, prezioso per la società sì, ma anche fonte di arricchimento interiore per l’uomo stesso. "È ora che i padri tornino ad essere protagonisti dell’educazione dei loro figli. Questo disinteresse ha già fatto troppi guai", osserva Guillermo Bustamante Manilla, presidente messicano dell’Associazione dei padri di famiglia. Deriva davvero preoccupante, ma che sarebbe troppo comodo liquidare come problema soltanto di quest’area del mondo.




Anche in Europa un’opera di rieducazione alla paternità è quanto mai necessaria. "Certo – conferma Francesco Belletti, sociologo e direttore del Centro internazionale studi famiglia (Cisf) – anch’io qui all’Expo-familia ho colto segnali di una riscoperta della paternità che non sarebbe male trasferire nei nostri Paesi occidentali. Anche da noi la situazione è tutt’altro che rassicurante ". In Francia per esempio, il Paese che ha fatto del laicismo la sua bandiera, un padre presente in famiglia è diventato quasi una rarità assoluta. Non a caso il numero di figli nati fuori dal matrimonio (il dato è di qualche mese fa) ha superato quello dei nati nelle famiglie. "Da noi – osserva Belletti – le famiglie con un solo genitore sono la conseguenza del numero crescente di separazioni e divorzi. Non è un mistero che, prima della legge sull’affido condiviso, il padre diventasse una sorta di oggetto misterioso, visto che oltre il 90 per cento dei figli veniva assegnato alle madri". Oggi, almeno dal punto di vista giuridico, qualcosa sta cambiando.




Sotto il profilo educativo rimane invece un vuoto preoccupante. "Nelle giovani coppie al momento della nascita del primo figlio è proprio il maschio che salta per primo, che non ce la fa, che manifesta disagio e disorientamento. Spesso si tratta di persone che provengono da famiglie a loro volta separate, oppure che hanno alle spalle un padre latitante". A differenza di quello materno – in qualche modo sempre presente nei codici familiari e soprattutto nell’interiorità più profonda – il modello paterno non si improvvisa e se non un ragazzo non ha avuto in famiglia un esempio efficace, rischierà di trovarsi in difficoltà. A rendere il quadro ancora più fosco, le sollecitazioni negative di un clima culturale dove l’identità maschile, sotto la pressione per esempio della teoria del gender, rischia di diventare tanto lieve da risultare impalpabile. "In questi casi – osserva ancora Belletti – parlare di trasmissioni dei valori in famiglia diventa davvero un azzardo. Al padre, e qui gli studiosi di qualsiasi orientamento sono d’accordo, non si può rinunciare".


Anche in Italia l’associazionismo si sta muovendo. Realtà come 'Padri separati' oppure come le aggregazioni promosse da Claudio Risé, lo studioso che più di altri ha in questi ultimi anni analizzato la figura del padre, riscuotono interesse e consensi crescenti. Certo, il livello organizzativo delle associazioni dell’America latina è ancora lontano. Ieri tra gli stand dell’'Expo-familia' venivano offerto il nuovo numero di 'Cumbre', rivista bimestrale a colori dell’Unione nazionale dei padri di famiglia, giunta al diciottesimo anno di vita.

LUCIANO MOIA

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