martedì 29 gennaio 2008

RITORNINO GLI UOMINI A DARSI IL BACIO DELLA PACE

...Dovunque si è abbattuto il dolore, dovunque sia giunto il terrore, ivi la preghiera si è levata, come da un nido percosso il grido degli implumi, incapaci di volare e con il nido distrutto...

...monsignor Segala sottolinea come le preghiere da lui selezionate e raccolte ci consegnino "una esperienza di relazione profonda dove Dio Padre, Gesù Cristo, Maria santissima, i santi, gli angeli sono riconosciuti e proclamati difesa, aiuto, protezione, liberazione, ispirazione all'amore. Preghiere anche per chi ha in mano le sorti dei popoli perché si arrivi all'unione dei cuori nella pace di Cristo, che è il solo fondamento della tranquillità e dell'ordine nel mondo....

Francesco Malgeri
È ben noto come le guerre abbiano sempre suscitato negli uomini sentimenti di odio e di violenza, spirito di sopraffazione e di conquista, esasperazioni razziali e nazionalistiche.


C'è un aspetto, tuttavia, che non sempre ha trovato la dovuta attenzione nella ricostruzione storica delle grandi guerre del secolo ventesimo, vale a dire la presenza, accanto alla forza delle armi, anche della forza dello spirito, della fede, dell'amore e non dell'odio. Una di queste forze fu la preghiera che accompagnò milioni di uomini e donne nel duro calvario delle guerre del Novecento.
Nel novembre 1944, don Giuseppe De Luca, rievocando i giorni più drammatici della seconda guerra mondiale, in una significativa pagina di straordinaria intensità e suggestione, sottolineava come, durante il conflitto, la preghiera avesse coinvolto "uomini, donne, giovani, vecchi. Dovunque si è abbattuto il dolore, dovunque sia giunto il terrore, ivi la preghiera si è levata, come da un nido percosso il grido degli implumi, incapaci di volare e con il nido distrutto. Quanto si è pregato nei rifugi, allorché le bombe squassavano le case sovrastanti. Quanto han pregato coloro che si scoprivano racchiusi tra le macerie, forse sepolti vivi. I feriti, i morenti, gli angariati, gli oppressi, i derubati, i vessati, i deportati, quale altro rifugio trovano nelle ore più amare e più profonde, fuorché la preghiera? nelle carceri, nelle prigionie, nei campi di concentramento, nelle strade della fuga, nelle notti e nei giorni inclementi, tra l'odio e la fame e il fuoco, quanto si è pregato! Hanno pregato coloro che pativano, hanno pregato coloro che, lontani, tremavano per chi pativa. (...) Veramente la preghiera in questi anni ha invaso il cielo, come un uragano di grida e di pianto: più ardente degli incendi, più tonante degli scoppi, più straziata delle carni martoriate, più folle degli spiriti strozzati dall'angoscia" (Giuseppe De Luca, Meditazioni e preghiere, Roma 1967, pp. 59-60).
La recente pubblicazione dell'accurata ricerca e della attenta e lucida analisi di monsignor Franco Segala, Preghiere in tempo di guerra (1850-1960 ca.) - Verona, Archivio Storico Curia Diocesana, 2007, pagine 297 - ci offre la possibilità, non solo di prendere visione di ben duecentotrentuno testi di preghiere, ricavate da ordo liturgici, libretti-vademecum per soldati, pagelline pieghevoli, immaginette sacre e così via, ma anche di analizzare e interpretare il linguaggio lo stile, le tematiche e i contenuti concettuali delle varie preghiere, che sono tratte dall'archivio storico della curia diocesana di Verona, cui si deve la pubblicazione del volume trentaseiesimo della collana di "Studi e documenti di storia e liturgia". Si tratta, come sottolinea l'autore di "preghiere in tempo di guerra, non preghiere di guerra, né per la guerra, ma per chi si trova coinvolto nella guerra, per ottenere difesa e arrivare al disarmo del male" (p. 283)
La lettura di questa significativa documentazione ci consente non pochi spunti di riflessione. Un primo aspetto può essere individuato nell'ampia diffusione di invocazioni alla Madonna, che sono parte integrante delle preghiere in tempo di guerra. Del resto, non va dimenticato che alcuni aspetti del culto mariano acquistano particolare rilievo proprio negli anni delle due guerre mondiali. Nel 1917 le apparizioni di Fatima, con le loro drammatiche profezie, appaiono strettamente legate alle vicende della prima guerra mondiale, nel 1942, nel corso della seconda guerra mondiale, Pio XII consacrò il mondo intero alla Madonna, e nell'agosto del 1943, nell'enciclica Mystici Corporis, sottolineò il grande contributo della Vergine alla Redenzione. Le tragedie delle guerra non possono non rendere intenso e profondo il rapporto tra i fedeli e Maria. La figura della Madonna emerge di fronte alle guerre sia nella sua dimensione di Regina delle Vittorie, ma soprattutto di Regina della Pace. "Le preghiere in tempo di guerra - scrive monsignor Segala - la esaltano continuamente nella sua dignità di madre e nei suoi privilegi. [... ] Pertanto il legame che unisce a Maria è vivissimo e, soprattutto nella coscienza delle madri, è certezza del suo misericordioso aiuto. Maria è presenza viva nella coscienza dei credenti. A lei salgono le preghiere di chi si sente minacciato da nemici visibili e invisibili" (pp. 239-240).
L'altro riferimento, ben presente nei testi di queste preghiere, possiamo individuarlo nella devozione al Sacro Cuore, che viene anch'essa a radicarsi proprio nei contesti delle guerre e soprattutto della prima guerra mondiale, allorché ebbe il suo riconoscimento solenne, con la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù del primo venerdì del 1917, quando oltre due milioni di soldati italiani si accostarono all'Eucarestia, sottoscrivendo un atto di consacrazione personale. Nel 1918 vennero consacrati al Sacro Cuore gli eserciti dell'Intesa.
Tra le centinaia di preghiere contenute in questo ampio repertorio, merita un cenno la preghiera per implorare da Dio la pace, composta nel 1915 da Benedetto XV. Si tratta di un testo breve ma incisivo. Si rivolge al Cuore di Gesù per liberare il mondo da "odi funesti" e "orribili stragi" e nella parte conclusiva non manca di appellarsi anche alla Vergine. "Pietà vi prenda - si legge nella preghiera - di tante madri angosciate per la sorte dei figli; pietà di tante famiglie orfane del loro capo; pietà della misera Europa su cui incombe tanta rovina. Ispirate voi ai reggitori e ai popoli consigli di mitezza, componete i dissidi che lacerano le nazioni, fate che tornino gli uomini a darsi il bacio della pace, voi, che a prezzo del vostro sangue li rendeste fratelli. E come un giorno al supplice grido dell'apostolo Pietro: salvaci, o Signore, perché siamo perduti! rispondeste pietoso, acquetando il mare in procella, così oggi, alle nostre fidenti preghiere, rispondete placato, ritornando al mondo sconvolto la tranquillità e la pace. Voi pure, o Vergine santissima, come in altri tempi di terribili prove, aiutateci, proteggeteci, salvateci. Così sia" (p. 86).
Un elemento significativo legato a questa preghiera può essere individuato non solo nella notevole diffusione che la preghiera per la pace di Benedetto XV ebbe negli anni della grande guerra, ma nel fatto che essa riemerse, venne ripresa e ampiamente diffusa anche durante la seconda guerra mondiale, in numerose edizioni, in diverse regioni, su iniziativa di vescovi e parroci, su foglietti volanti, su bollettini e giornali parrocchiali, sul retro di immagini sacre.
I testi di queste preghiere evidenziano, tra l'altro, una piena consonanza con il magistero della Chiesa, sui temi del senso cristiano della pace e della condanna della guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali. Si colgono, inoltre, una serie di indicazioni che vanno al di là di una generica invocazione alla pace, alla salvezza delle persone care o alla protezione dei propri soldati e del proprio paese. Emergono, in molte preghiere, altri elementi, in particolare il concetto di pace con giustizia, che si lega al rispetto dei valori della persona umana, al rifiuto di una visione animata da egoismi nazionali, da spirito di sopraffazione e violenza. Come scrive monsignor Segala, "non si rileggono oggi queste preghiere come si rileggerebbero pagine di devozione, ma come una complessa meditazione sulle relazioni costitutive della condizione umana. Dio, gli uomini, il mondo, un percorso che conduce insieme verso uno stato di maturità umano-cristiana, compimento di salvezza dell'uomo e del tutto" (p. 163).
Le preghiere, nel corso delle guerre, ebbero una ampia e capillare diffusione. Non solo attraverso i tradizionali canali delle parrocchie e delle pubblicazioni a carattere religioso, ma anche attraverso un diretto rapporto con i soldati al fronte, attraverso le lettere che ricevevano dalle famiglie, da sacerdoti, dai circoli di azione cattolica.
Se andiamo a rileggere le numerose raccolte di lettere dal fronte, nella prima come nella seconda guerra mondiale, è particolarmente frequente la richiesta di immagini sacre, della Madonna e dei santi patroni, di preghiere e di Messe. I soldati al fronte conservavano nelle tasche e custodivano gelosamente santini, medagliette, oggetti sacri, nel quadro di una pietà vissuta come ultima ancora di salvezza, come estremo rifugio di fronte ad una situazione nella quale si sentivano impotenti. È la fede dei semplici, che si manifestava di fronte alla tragedia e alla paura.
Non va, inoltre dimenticato che queste manifestazioni di pietà e di religiosità popolare furono spesso aspramente osteggiate dalle autorità civili e militari, soprattutto nel corso della seconda guerra mondiale, attraverso un controllo severo della censura che giudicava la preghiera come una manifestazione deprimente per lo spirito pubblico e per lo spirito combattivo dei soldati. Non mancarono, in numerosissimi casi, sanzioni, sequestri e condanne.
Nella conclusione al suo volume, monsignor Segala sottolinea come le preghiere da lui selezionate e raccolte ci consegnino "una esperienza di relazione profonda dove Dio Padre, Gesù Cristo, Maria santissima, i santi, gli angeli sono riconosciuti e proclamati difesa, aiuto, protezione, liberazione, ispirazione all'amore. Preghiere anche per chi ha in mano le sorti dei popoli perché si arrivi all'unione dei cuori nella pace di Cristo, che è il solo fondamento della tranquillità e dell'ordine nel mondo. Così la preghiera oltre che invocazione, diventa progetto, azione di pace; pregare è operare concretamente per la concordia nel bene di tutti. Con essa si opera perché vengano abbattuti i muri di separazione che Cristo ha demolito (Efesini, 2, 14-18)" (p. 283).
La raccolta di queste preghiere ci consente oggi di riscoprire, sotto una luce nuova e con un'ottica particolare, come la fede e i valori dello spirito riemergano con una straordinaria forza e intensità proprio in occasione dei grandi drammi collettivi, nei momenti più tragici vissuti da una umanità che sembra trovare conforto e speranza soltanto nella ricerca di un intimo, profondo e confidente rapporto con Dio.

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