venerdì 18 gennaio 2008

MAI ACCADUTO PRIMA:L'ITALIA TAPPA LA BOCCA A BENEDETTO XVI

IL GIORNALE
articolo di Andrea Tornielli

Wojtyla annullò soltanto i viaggi in Libano e nell’ex Jugoslavia per motivi di guerra. Il rettore: «Sono rammaricato». Cl: «Che vergogna»

Il comunicato della Sala Stampa era atteso per le 17 e a quell’ora è arrivato. Un testo asciutto, per nulla polemico, lapidario, anche se senza precedenti. Per dire che Benedetto XVI domani non andrà alla Sapienza. «A seguito delle ben note vicende di questi giorni in rapporto alla visita del Santo Padre all’Università degli studi La Sapienza, che su invito del rettore magnifico avrebbe dovuto verificarsi giovedì 17 gennaio, si è ritenuto opportuno soprassedere all’evento. Il Santo Padre invierà, tuttavia, il previsto intervento».

Motivi di opportunità, dunque, per una scelta di grande responsabilità. Era accaduto due volte, in 27 anni di pontificato itinerante, che Giovanni Paolo II rinunciasse a un viaggio. Papa Wojtyla, per motivi legati alla sicurezza, dovette annullare prima il viaggio a Beirut, previsto per l’11 aprile 1994, poi quello a Sarajevo, annunciato per l’8 settembre di quello stesso anno. In entrambi i casi, a costringere il Pontefice a fare dietrofront erano stati problemi legati non tanto (o non solo) alla sicurezza della sua persona, quanto piuttosto a quella dei fedeli che lo avrebbero accolto. Wojtyla rimediò andando prima a Sarajevo e poi in Libano a poche settimane di distanza, nel 1997.

Il paragone appare incongruo - allora si trattava di zone appena uscite dalla guerra -, qui si tratta di una cerimonia nell’aula magna di un ateneo romano, ma la motivazione che ne sta alla base, alla fine, è la stessa. Evitare i preannunciati incidenti.


Papa Ratzinger non teme e non ha mai temuto per la sua incolumità: «Pregate - disse inaugurando il pontificato - perché non scappi davanti ai lupi». Nel novembre 2006, nonostante gli inviti contrari e il clima non certo sereno, Benedetto XVI ha scelto comunque di recarsi in Turchia, prima ad Ankara e poi a Istanbul, accogliendo l’invito del patriarca ecumenico Bartolomeo e sfruttando l’occasione della visita nella Moschea Blu per lanciare un segnale di dialogo e di amicizia al mondo islamico dopo il fraintendimento di Ratisbona.

Questa volta, di fronte alla possibilità concreta di scontri tra studenti e di scontri tra studenti e polizia, ha deciso di rinunciare a un appuntamento - la presenza all’università - che evidentemente né lui né i suoi più stretti collaboratori hanno giudicato indispensabile.

«Apprendo della decisione della Santa Sede e la rispetto, anche se con rammarico - ha dichiarato il rettore della Sapienza, Renato Guarini -. L’incontro con il Pontefice poteva rappresentare un momento importante di riflessione per credenti e non credenti su problemi etici e civili, quale l’impegno per l’abolizione della pena di morte, che sono la linfa vitale del nostro lavoro didattico». «L’ascolto della voce di uno studioso che ha scritto su temi del nostro tempo - ha detto ancora il rettore - sarebbe stato alimento per la libertà delle coscienze e per tutti coloro che si interrogano laicamente. Si conferma il regolare svolgimento della cerimonia di inaugurazione». Il discorso del Papa sarà distribuito ai presenti, in assenza di colui che l’avrebbe dovuto pronunciare.

L’annuncio ufficiale della cancellazione della visita ha provocato una valanga di reazioni. Un gruppo di un centinaio di professori e di ricercatori di vari atenei italiano, «di provenienza disciplinare prevalentemente scientifica e orientamento culturale anche diverso», ha firmato una lettera indirizzata al rettore Guarini, ritenendo «inaccettabile sia il tono, sia la forma, sia la sostanza delle lettere» inviate dai docenti di Fisica romani al rettore per bloccare la visita del Papa, con il «riferimento» a Galileo e la citazione avulsa «dal contesto e amputata di tutto il commento successivo».

I firmatari esprimono la loro solidarietà a Guarini. Luigi Alici, presidente dell’Azione Cattolica italiana, ritiene «grave e incomprensibile» motivare un divieto di accesso «a prescindere», come se «un Papa che entra in università commettesse un abuso intollerabile, non per quello che potrebbe dire, ma per quello che rappresenta».

Comunione e Liberazione, in un volantino che sarà distribuito nelle città italiane, parla di «un’altra vergogna»: «I Papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo (Cuba, Nicaragua, Turchia, etc.). L’unico posto dove il Papa non può parlare è la Sapienza, un’università fondata, tra l’altro, proprio da un Pontefice». Cl attacca la «fatiscenza culturale dell’università italiana» e «l’incapacità del governo a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano».

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