martedì 22 gennaio 2008

BENEDETTO XVI SULLE ORME DI PAOLO DI TARSO

DA LEGGERE
.....Benedetto XVI, come Paolo agli inizi del cristianesimo, con la stessa lucidità e la stessa umiltà dell’uomo che come nessun altro sapeva che la sua forza risiedeva solo nella fede, ha portato la sfida al cuore dell’impero. Accettando di farsi giudicare non in un governatorato di provincia. Ma nelle grandi università occidentali. Là dove si elabora e domina un’idea di uomo staccato da Dio, padrone del proprio destino e piccola misura per capire ogni cosa. Là dove si insegna quella idea a coloro che poi l’applicheranno nelle loro professioni. Là dove si elabora un certo tipo di sguardo da medico, o da giornalista. Da scrittore o da critico d’arte. Là dove si dà la patente a cosa è scientifico e cosa non lo è. Andando o non andando nelle Università, parlando o non potendo parlare, onorato o reso martire (a Regensburg e anche a Roma), ormai Benedetto XVI è arrivato, come Paolo, al cuore dell’Impero. .....

Al cuore dell’impero moderno di una cultura senza Dio
DAVIDE RONDONIAvvenire 20 gennaio 2008


È un po’ quello che fece Paolo agli inizi del cristianesimo. Paolo di Tarso alla fine della sua avventurosa vita, ad un certo punto, dicono le cronache, decise di farsi portare a Roma. E di farsi giudicare là dove sedeva l’Imperatore.

Il fatto che in questo periodo – anche a seguito dei fatti della Sapienza – si parlerà a lungo del rapporto tra fede e ragione, e tra conoscenza e cristianesimo, è dovuto a qualcosa di simile a quel che fece Paolo.

Lui scelse di non restare in prigionia in una lontana provincia sperduta dell’Impero, ostaggio di una lunga diatriba tra ebrei e governatori. Si fece portare al cuore dell’impero.

Così anche Benedetto XVI, in un certo senso, ha deciso di farsi portare ai piedi dell’Imperatore di questo mondo.

Che non è il denaro, come molti pensano. E che non è nemmeno il potere. Questi semmai sono le sue guardie del corpo. L’imperatore della nostra epoca è la cultura.
E più precisamente, la cultura che vuole evitare il problema e la presenza di Dio.


Benedetto XVI, come Paolo agli inizi del cristianesimo, con la stessa lucidità e la stessa umiltà dell’uomo che come nessun altro sapeva che la sua forza risiedeva solo nella fede, ha portato la sfida al cuore dell’impero. Accettando di farsi giudicare non in un governatorato di provincia. Ma nelle grandi università occidentali. Là dove si elabora e domina un’idea di uomo staccato da Dio, padrone del proprio destino e piccola misura per capire ogni cosa. Là dove si insegna quella idea a coloro che poi l’applicheranno nelle loro professioni. Là dove si elabora un certo tipo di sguardo da medico, o da giornalista. Da scrittore o da critico d’arte. Là dove si dà la patente a cosa è scientifico e cosa non lo è. Andando o non andando nelle Università, parlando o non potendo parlare, onorato o reso martire (a Regensburg e anche a Roma), ormai Benedetto XVI è arrivato, come Paolo, al cuore dell’Impero.

Come allora, i potenti pensavano che tale minuscolo uomo che sulla piazza dell’Areopago sembrò non convincere nessuno, non poteva portare molto danno. Non capirono che con il processo di Paolo a Roma – come con quello dei tanti martiri come lui – una cosa nuova era iniziata proprio nel cuore dell’Impero. Paolo non si era messo a combattere contro le legioni. Non 'odiava' l’Imperatore, anzi utilizzava le sue leggi.

Finché non si trattò di portare il suo attacco al cuore stesso dell’Impero. Di mostrare che la sua autorità era niente senza Dio. Lo fece senza paura di trovare la derisione o la morte. Successe che il piccolo uomo di nome Paolo aveva portato la fede in Gesù Cristo dove sembrava non potesse esserci altra fede che nell’Impero e nel potere. Anzi di più, ed era questo che fece uscire dai gangheri l’Imperatore. Quell’uomo portava la certezza che senza il Dio Padre rivelato da Gesù Cristo tutto il potere che rendeva l’Imperatore importante era vano, e pari a zero. Allo stesso modo, il Papa sta mostrando che tutto il potere del sapere, della ricerca, dell’entusiasmante inseguimento delle certezze sui fenomeni, se non si interroga seriamente su Dio, se non ne assume l’esistenza come ipotesi, diviene una corsa cieca e pericolosa. E allora come ora, certi uomini nel cuore dell’Impero furono colpiti da Paolo, e ammirati e aperti intellettualmente iniziarono lo stupore e a volte anche la conversione.

Altri ci furono e ci sono che irritati dalla messa in questione del loro potere e dalla assolutezza del loro impero, perseguono le diverse strade del martirio.
Il Papa sta mostrando che tutto il potere del sapere, se non si interroga seriamente su Dio, diviene corsa cieca e pericolosa

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