domenica 25 novembre 2007

PER IL PONTEFICE LA SPERANZA E' QUALCUNO NON QUALCOSA

Enciclica 'Spe Salvi', Monsignor Forte:
Religione - sab 24 nov

Tratto dal sito PETRUS - Il quotidiano online sull'Apostolato di Benedetto XVI il 23 novembre 2007

CITTA’ DEL VATICANO - Con la sua nuova enciclica, Benedetto XVI ricordera' che "per i cristiani - spiega l'arcivescovo di Chieti Bruno Forte, teologo considerato molto vicino a Papa Benedetto XVI - la speranza non e' qualcosa, non e' la proiezione in avanti di un desiderio o una rassicurazione mondana.

La speranza e' Qualcuno, che e' venuto ma, anche, inseparabilmente, Qualcuno che verra': e' Gesu' Cristo". Ed e' per questo che la virtu' teologale della speranza che sara' l'argomento della seconda Enciclica di Benedetto XVI intitolata "Spe salvi",


ovvero salvati nella speranza, rappresenta "un tema di vivissima attualita'".

"Si puo' dire che se l'amore, la carita' e' la buona novella contro le solitudini ed anche le lacerazioni sul piano della giustizia e della convivenza dei singoli popoli, la speranza e' quella che offre l'orizzonte di senso che dopo il tramonto dei grandi orizzonti dei miti ideologici, sembra essere largamente assente. C'e' una penuria di senso e di speranza, e sembra che proprio ritornare alla speranza, rimotivare il senso della vita e della storia possa essere una forma concreta della carita' per il tempo in cui noi stiamo vivendo".

Ricordando ai microfoni della Radio Vaticana la frase di San Paolo nella Lettera ai Romani, "Nella speranza siamo stati salvati", Monsignor Forte rileva che il significato profondo di questa espressione, sta proprio nell'evidenziare come per quanto l'esperienza della grazia, della fede, tocchi il cuore e cambi la vita, le riserve, 'l'impossibile possibilita' di Dio', come amava dire Karl Barth contenuta in questa esperienza, e' sempre eccedente rispetto ad ogni possibile esperienza temporale e storica: quando tu incontri Dio, il Dio di Gesu' Cristo, cio' che vivi in questa esperienza che ti cambia il cuore e la vita e' proiettato verso il suo domani, il domani della sua promessa, anche se sei chiamato a viverlo nella fedelta' dell'oggi".

"Mi sembra - dice l'arcivescovo teologo - che il Papa, sottolineando fin dal titolo questa dimensione di 'salvati nella speranza' ci voglia richiamare al senso escatologico del cristianesimo; quello che a volte e' stato messo in ombra di fronte alle urgenze dell'oggi, dell'immediato. Anche qui credo che ci sia un segno epocale: l'escatologia ritorna al centro delle inquietudini del cuore umano. Interrogarsi sul destino ultimo, sulla vita, sulla morte, sul giudizio, sulla vita eterna, mi sembra che siano temi di cui tutti oggi riscopriamo i valori di fronte al tramonto delle grandi ideologie, di fronte alla caduta di speranza e di senso ad essa conseguita, di fronte a questo bisogno di motivare, su un fondamento non caduco e passeggero contingente e provvisorio ma ultimo e definitivo, il nostro impegno storico".

"Questa - scandisce Monsignor Forte - e' la novita' cristiana e in questo senso il cristianesimo e' portatore di senso e di speranza in maniera unica e perfino paradossale. Di fronte al villaggio globale, nella crisi dei modelli ideologici, di fronte alla ricerca di senso della vita e della storia, profonda nel cuore dei giovani, al di la' di ogni apparenza, noi andiamo ad annunciare Gesu' Cristo e Cristo e' la speranza che non delude. Questo e' il senso profondo della nostra missione, a questo non possiamo sottrarci, e a questo - conclude - credo che voglia richiamarci il Papa con questa Enciclica che aspettiamo percio' con grande gioia e, e' il caso di dire, con grande speranza".




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