martedì 13 novembre 2007

UCCIDE COSI' E NESSUNO NE PARLA


Effetti collaterali
di Assuntina Morresi

Tratto da AVVENIRE del 8 novembre 2007

«Pillola abortiva, partita la richiesta. Il via libera fra novanta giorni», titolava ieri Repubblica riguardo alla domanda di commercializzare in Italia la Ru486.

L’affermazione non è corretta: non è automatico che l’Aifa, l’ente farmacologico italiano, approvi la richiesta.

Se la documentazione sulla pillola abortiva fornita dalla ditta francese non soddisferà pienamente il nostro ente farmacologico, potrà essere richiesto l’intervento dell’Emea, l’ente farmacologico europeo. Sul mifepristone, il principio attivo della pillola abortiva, gravano infatti ancora molti dubbi e perplessità. Innanzitutto non sono chiare molte delle cause che hanno portato alla morte di almeno 15 donne nel mondo (di alcune non si conosce neppure il nome). Le morti americane dovute ad infezioni di Clostridium Sordellii e Perfringes non sono state ancora spiegate: non si sa perché solo in California in meno di due anni siano morte quattro donne, non si conosce il motivo per cui una ventiseienne canadese ha contratto l’infezione in ospedale, all’inizio della sperimentazione della pillola abortiva, quella morte che Silvio Viale (il medico radicale che ha iniziato a Torino la sperimentazione, poi interrotta dall’assessore regionale alla Sanità di Rifondazione Comunista e tuttora sotto inchiesta dalla magistratura torinese per le modalità di conduzione della sperimentazione stessa), pubblicamente, ha definito "una sfiga" perché avvenuta all’inizio della sperimentazione.


C’è poi una donna morta solamente dopo la prima delle due pillole, la vera e propria Ru486, che uccide l’embrione in pancia, e ce n’è una cubana deceduta dopo un aborto solo con la seconda, il misoprostol, che induce le contrazioni e fa espellere l’embrione morto: evidentemente le cause scatenanti sono differenti.

Non si conoscono le cause della morte di tre, o forse quattro donne inglesi: di tre di esse si è saputo solamente nel corso di interrogazioni parlamentari, e ancora non si è riusciti a stabilire se la morte di una cittadina britannica denunciata all’Fda fa parte delle tre di cui sopra oppure no. Non si spiega neppure come mai una donna a Taiwan sia deceduta lo scorso dicembre per "porpora trombotica", dopo aver abortito con la Ru486. Forse invece è stata solo una spaventosa e irrefrenabile emorragia quella che ha ucciso Rebecca Tell Berg, svedese di 16 anni: un articolo pubblicato nell’ultimo numero di Annals of Pharmacotheraphy ipotizza un meccanismo farmacologico per cui potrebbe essere lo stesso mifepristone a causare un’emorragia eccessiva. Le morti da Clostridium, insieme alle altre infezioni incluse fra gli oltre mille eventi avversi segnalati all’Fda hanno posto il problema degli antibiotici: Didier Sicard (intervistato in questa pagina da è vita in una lettera al New England Journal of Medicine dell’aprile 2006 ha chiesto l’introduzione di prassi del trattamento antibiotico per le procedure di aborto medico. Il Dott. Baulieu, il padre della pillola abortiva, lo ha invece proposto solamente nel caso di uso vaginale del secondo farmaco. La Fda, l’ente farmacologico americano, da parte sua ritiene che in nessun caso debbano essere consigliati gli antibiotici perché percentualmente i rischi non compenserebbero i benefici.

Ma anche fra i diversi enti farmacologici non c’è accordo: mentre l’Emea ha approvato la richiesta francese di abbassare il dosaggio della Ru486 dagli attuali 600 a 200 mg, l’americana Fda, stavolta in accordo con il Dott. Baulieu, aveva già pubblicamente sconsigliato l’uso di una dose ridotta di Ru486, proprio per la sua minore efficacia. Come deciderà l’ente italiano? D’altra parte non è vero che in Italia non ci siano stati problemi con l’aborto chimico: i giornali hanno riferito di una donna che, presa la pillola a Siena, è stata ricoverata al pronto soccorso del policlinico Gemelli a Roma per un’emorragia, e sottoposta ad intervento chirurgico. La dinamica e le eventuali responsabilità di questo episodio non sono mai state chiarite, nonostante un’interrogazione parlamentare. Non è la prima volta che queste domande sono poste. Aspettiamo che le autorità sanitarie italiane vi rispondano, almeno adesso che il dossier Ru486 è ufficialmente sul loro tavolo.




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