sabato 17 novembre 2007

PORTE APERTE A CASA DEL CARDINALE SCOLA

Porte aperte a casa del CARD.SCOLA , si paga quattro euro
PAOLO RODARI 17/11/2007 il Riformista
Chissà cosa avrebbero detto i suoi più illustri predecessori: Albino Luciani (poi Giovanni Paolo I), a Venezia dal 1970 al 1978; Angelo Giuseppe Roncalli (poi Giovanni XXIII), nella Serenissima Repubblica dal 1953 al 1958; e Giuseppe Melchiorre Sarto (poi Pio X), in laguna dal 1894 al 1903. Forse non avrebbero gradito oppure, chissà, avrebbero apprezzato.


Fatto sta che, in barba ai commenti, l'attuale patriarca di Venezia, il 66enne cardinale Angelo Scola, non ci ha pensato su più di tanto e, all'insegna della più integerrima regola di trasparenza, ha deciso di aprire - ogni venerdì - le porte della propria casa a fedeli, turisti, gente comune. Insomma, a chiunque sia interessato a vedere con i propri occhi dove vive tutti i giorni il cardinal patriarca, le stanze dove mangia, riposa, studia. Il tutto alla cifra di quattro euro che diventano dieci se si decide di includere anche la visita al museo della diocesi.
Viva la trasparenza, dunque. Ma l'occasione è anche per raccogliere dei fondi che verranno utilizzati per l'onerosa opera di ristrutturazione delle chiese veneziane: «Senza più i fondi della Legge Speciale - ha spiegato il vicario generale, monsignor Beniamino Pizziol - diventa difficile per il Patriarcato trovare i soldi necessari per il restauro e il recupero delle chiese veneziane che, con le loro preziose opere, costituiscono un patrimonio artistico di tutta l'umanità».

E poi, ecco i motivi più squisitamente teologici o, se si vuole, pastorali. L'idea di aprire le porte di casa, infatti, è venuta qualche tempo fa direttamente allo stesso Scola e non soltanto per motivi economici.

Facendo suo il convincimento che sia anche la bellezza a condurre l'uomo al vero, Scola ha pensato di mettere in mostra la bellezza della propria casa, retaggio di una tradizione artistica che da sola, in effetti, potrebbe attrarre molte, moltissime persone. Perché la bellezza porta alla verità, la bellezza attrae e, magari, converte pure.

Il palazzo del Patriarca (il trasferimento da San Pietro di Castello, prima sede del patriarcato, alla sede attuale, avvenne nella prima metà del XIX secolo) è una costruzione neoclassica situata accanto alla basilica di san Marco ed era una volta collegata al palazzo Ducale con un lunghissimo corridoio ora demolito.

I visitatori potranno scoprire (con tanto di guide appositamente ingaggiate) i luoghi privati e pubblici di Scola: la sala del Tintoretto (che ospita il ciclo di Santa Caterina), la sala da pranzo, la sala dei Banchetti, il vestibolo, lo studio, la sala dei Papi e la galleria dei patriarchi, la cappella privata, oltre all'appartamento che fu di Luigi Sarto, con tanto di ricordi personali di colui che sarebbe diventato Pio X.

Visibile è anche una collezione che raccoglie opere dal Quattrocento all'Ottocento provenienti soprattutto da chiese soppresse o non più aperte al culto, oltre a donazioni e prestiti temporanei.
E poi, il ciclo di tele sulle storie di Santa Caterina d'Alessandria proveniente dalla chiesa veneziana omonima, la natività di Giambattista Tiepolo della basilica di San Marco e altre significative tele di Palma il Giovane.
Aprire la propria casa alle pubbliche visite non è cosa comune tra gli altri prelati

Tutt'altro. Eppure, pochi mesi fa, anche Benedetto XVI si era adoperato in tal senso. Anch'egli, per la prima volta, aveva aperto le porte del proprio appartamento privato a un vasto pubblico: quello dei telespettatori collegati al programma di Rai Uno "Benedetto XVI, il Papa dell'amicizia con Dio".

Era la vigilia della solennità di San Pietro e Paolo (e “festa del pontificato”) dello scorso giugno. La troupe di Rai Uno mostrò il Papa seduto a pranzo con don Georg Gaenswein mentre mangiava sorseggiando mezzo bicchiere di rosso, mentre sfogliava i giornali di buon mattino e leggeva la posta appena arrivata, seduto in poltrona, la sera, davanti alle immagini del Tg1 e - cosa notevole - mentre celebrava la santa messa nella sua cappella privata rivolgendo “le spalle al popolo” il quale, per l'occasione, era formato dalle quattro Memores Domini che solitamente sbrigano per lui le faccende di casa.

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