giovedì 29 novembre 2007

UDIENZA DEL MERCOLEDI'












La catechesi del Santo Padre all'Udienza Generale: “Sono a Gerusalemme le radici del cristianesimo”

CITTA’ DEL VATICANO - "Troppo spesso il cristianesimo viene presentato come una religione europea, che e' stata poi esportata nelle altre culture". "La cosa - ha ricordato il Papa all'Udienza Generale - e' piu' complessa: la radice del cristianesimo e' a Gerusalemme e da li' l'espansione e' andata ugualmente verso Occidente e Oriente, fino alla Persia e all'India, cioe' in una cultura diversa, dove si e' sviluppato con una propria espressione culturale".


Una diversita' che per il Papa non e' sinonimo di inferiorita', anzi: nei Padri Orientali, ha spiegato ai fedeli, "si incontrano teologia e poesia, riflessioni sulla fede che diventano liturgia e musica". Un esempio di questa "grandezza", ha affermato, e' Sant'Efrem Siro, teologo e poeta, autore di preghiere nelle quali "il carattere liturgico esalta in tutta la sua bellezza la verita' divina".

Il cristianesimo non e' esclusivamente ''una religione europea'', quindi, come spesso si crede, ma una realta' ''culturalmente multiforme'' che fin dagli inizi ha vissuto la sua diffusione ''tra Oriente e Occidente''. ''Oggi e' opinione comune - ha detto il Papa ai circa 8.000 fedeli presenti nell’Aula Paolo VI - che il cristianesimo sia una religione europea che poi ha esportato la cultura europea in altri Paesi. Ma la realta' e' molto piu' complicata e complessa''.

''Non solo - ha aggiunto - la radice della religione cristiana si trova a Gerusalemme, nell'Antico Testamento nel mondo semitico, e si nutre sempre da questa radice dell'Antico Testamento''. ''Ma anche - ha proseguito - l'espansione del cristianesimo nei primi secoli e' andata ugualmente verso Occidente, il mondo greco-latino dove si e' formato il cristianesimo greco-latino che poi ha creato la cultura europea, ed e' andata allo stesso modo verso Oriente, fino alla Persia, fino all'India, e qui si e' formato un cristianesimo di una cultura diversa, in lingue semitiche, con una propria espressione e identita' culturale''.

Per mostrare questa ''pluriformita' culturale dell'unica fede cristiana dagli inizi'', Benedetto XVI ha già illustrato mercoledì scorso la figura di Afraate il persiano. Nel suo discorso, il Pontefice ha citato i versi bellissimi di Sant'Efrem sull'Incarnazione: "Il Signore venne in Lei per farsi servo, il Verbo per tacere nel suo seno, il fulmine per non fare rumore alcuno. Lo splendore venne in Lei ma vestito con panni umili: colui che elargisce tutte le cose conobbe la fame, colui che abbevera tutti soffri' la sete". Definito "la cetra (o l'arpa) dello Spirito Santo", Sant'Efrem non scriveva per la gloria letteraria ma si serviva della poesia come di un eccellente mezzo pastorale perfino nelle omelie e nei sermoni. La profonda conoscenza della Sacra Scrittura offriva alla sua vocazione poetica l'elemento piu' congeniale per tuffarsi nei misteri della verita' e trarne utili ammaestramenti per il popolo di Dio.

E' considerato soprattutto il poeta della Madonna, alla quale indirizzo' 20 inni e verso la quale ebbe espressioni di tenera devozione: invocava Maria "piu' splendente del sole, conciliatrice del cielo e della terra, pace, gaudio e salute del mondo, corona delle vergini, tutta pura, immacolata, incorrotta, beatissima, inviolata, venerabile, onorabile". Una teologia, ha ricordato il Papa, che e' sorprendentemente attuale perche' "ha esaltato il ruolo della donna" e sottolineato che "il mondo usando in modo sbagliato la sua liberta' capovolge l'ordine del cosmo". Inoltre,

"Sant'Efrem ha insegnato che la fede ci spinge a vivere nella poverta' e carita' fino al dono di se stessi; ed egli stesso sacrifico' la sua vita nella cura degli ammalati di peste". Benedetto XV lo dichiaro' dottore della Chiesa nel 1920.

Nato a Nisibi, nella Mesopotamia settentrionale all'inizio del IV secolo, Efrem era ancora bambino quando Costantino emano' il cosiddetto editto di Milano. Suo padre sacerdote pagano non volle accettare la sua conversione cristiana e lo caccio' di casa. Quando nel 365 Nisibi cadde sotto il dominio persiano, Efrem si stabili' definitivamente a Edessa, dove diresse una scuola. Semplice diacono, alle frontiere della cristianita' e del mondo romano, compose nella lingua nativa ma le sue poesie dalla Siria raggiunsero l'Oriente mediterraneo ed ebbero grande influsso.




Nessun commento: