mercoledì 14 novembre 2007

I RAGAZZI CON BASTONI, IL NUOVO NICHILISMO


A ridosso degli stadi spuntano le nostre banlieues
DAVIDE RONDONI
Avvenire 13 novembre 2007
Li abbiamo visti: dirigenti, presidenti, campioni che non sapevano che dire.

Balbettavano, mezze frasi, qualche giro di parole, si chiedevano: ma cosa è ? Si era nelle ore dopo la morte del povero ragazzo, e dopo la furia che si è accesa. Di fronte a quello scoppio si chiedevano, balbettavano: ma cosa è ?



Presidenti, gente responsabile, con la testa sulle spalle e in genere ben riuscita nella vita. Gente che, come si dice, muove miliardi. Eppure balbettavano, facevano giri di parole: ma cosa è, da dove viene questa rabbia, questa furia... E anche gli altri, i campioni, gli allenatori dei campioni, gente abituata a stare in mezzo al cosiddetto 'mondo', e sempre sui giornali, in quella che sembra essere la realtà, dicevano: fa paura questa cosa, che cosa è...

Perché non sapevano come chiamare questa violenza che scatta e dietro a un dolore acuto e giusto accende un fuoco così alto.

Non sapevano come chiamare questo radunarsi in venti, in cento, in ottocento per distruggere e per colpire. Per andar contro la polizia, e per andar contro tutto.

Non sapevano come chiamare questo far corpo intorno a un drappo, e l’organizzarsi, e la guerriglia. E allora lo chiamano tifo violento, lo chiamano delinquenti, ma è come non dire niente. È restare sulla superficie, e quando si è superficiali certi fenomeni c’è da esser sicuri che ritorneranno.

Più forti. Infatti si era visto a Catania, ed è successo di nuovo. E’ qualcosa di fronte a cui serve poco balbettare: è tifo violento, è delinquenza. In pochi minuti centinaia di ragazzi disposti ad andare con bastoni e fuoco contro le caserme. Come se ci fosse in loro qualcosa che aspetta solo l’occasione e solo il segnale per erompere. Come se ci fosse una nera fiamma che attende l’occasione propizia per uscire. Come se covassero un segreto tremendo, e si sentissero in guerra o dei posseduti, che al momento del rito non si tirano indietro.

Ieri dunque abbiamo visto il mondo che pensa di essere al centro dell’attenzione, il mondo dei riusciti, ecco, non riuscire a spiaccicare una parola sensata,

fuori dai luoghi comuni. Abbiamo visto la loro impotenza, e il fallimento.

Come in Francia, con le sommosse delle banlieues, dei quartieri a rischio, venne alla ribalta un fenomeno giovanile che i francesi non sapevano come chiamare, così anche qui non sappiamo come chiamare questo radunarsi violento: che non è tifo, non è politica, non è disagio sociale. O è di tutto un po’, tra simboli confusi e sovrapposti, ma non solo, poiché non basterebbe l’unione di queste polveri a far detonare l’ordigno che ci sta scoppiando nelle mani.

Cosa è? Il nome di questo fenomeno è quello che coraggiosamente papa Ratzinger fece risuonare il primo gennaio, nella giornata dedicata alla pace. Fu strano, e molti non lo notarono. O non lo vollero notare. Ma tra i nemici della pace il Papa insieme a guerra e terrorismo indicò il nichilismo. Aveva ragione, ora tra questi bagliori di guerra lo vediamo meglio. Il nichilismo non è soltanto una filosofia.

Quei ragazzi con i bastoni non sono certo dei lettori di filosofia, ma agiscono in modo nichilista.

Il sentimento scettico e corrosivo di coloro che vediamo seduti a conversare nei salotti televisivi, o che sono voci della loro musica, protagonisti dei video, è divenuto in loro la rabbia, il non aver più niente di caro o di sacro.

Niente al di sopra della ebbra dimostrazione della forza, per difesa o offesa. Il sorrisetto degli intellettuali che seminano dubbio e irrisione su tutto diviene in quei ragazzi la violenza e il branco come unica legge.

Come modo per sentirsi esistere. In loro esiste una specie di pura disperazione, una rabbia pura.

Se ai nichilisti in cattedra o sul giornale è riservata la soddisfazione di una certa fama e un buon agio economico, a loro invece nemmeno quella. Resta solo il sentimento della vita come di una fregatura. E se poi ti ammazzano l’amico o il compagno e gira voce di dar fuoco a una caserma, perché non farlo ? Anzi, con più rabbia ancora...


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