domenica 14 gennaio 2007

C'E' UN PERICOLO BEN PIU' GRAVE DELLA CICCIA.SI CHIAMA CANNABIS, E NON E' AFFATTO INNOCUA

,,,"Il mondo occidentale è fortemente preoccupato dall'erba e dalla resina che vendono davanti alle scuole i sorridenti venditori islamici. Il New York Times, giornale democratico e antibushiano, ha fatto stampare uno splendido opuscolo contro la cannabis, e l'ha regalato a tutti gli insegnanti perché si sveglino. I nostri governanti si affrettino a leggerlo. Salviamo la testa dei nostri figli. Poi penseremo alle pance."...


C'è un pericolo ben più grave della ciccia. Si chiama cannabis, e non è affatto innocua

di Risè Claudio

Tempi num.2 del 11/01/2007


Sembra che la battaglia che il governo italiano vuole lanciare nel 2007 sia quella contro i ciccioni. Alla Sanità si preparano task force, il ministro della Pubblica Istruzione investiga su panini e merendine, sul cibo c'è agitazione. L'operazione "no ai grassi" sta forse per partire. Con qualche perplessità. Non che tutto vada bene, intendiamoci, soprattutto tra le schifezze che ingurgitano i nostri figli. Però forse dare un'occhiata ai dati dei veri malesseri, e anche a ciò che preoccupa gli altri governi occidentali, non guasterebbe.
Va bene che non è più ministro, ma i fatti che Roberto Maroni segnalava nella sua ultima Relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, per il 2005, pubblicata dal ministero della Solidarietà sociale sono ancora lì, casomai peggiorati. E ci dicono che dal 2001 a oggi i consumatori di cannabis sono raddoppiati, passando dal 6,2 all'11,9 per cento. O che nel 2005 oltre 560 mila persone e 145 mila studenti hanno fatto uso combinato di più sostanze, e nel 98 per cento dei casi una di esse era la cannabis. Ci confermano anche che la "droga buona", quella "della pace", è il grande viatico alle altre sostanze: l'85 per cento dei soggetti che fanno uso di cocaina, e il 74 per cento di coloro che hanno usato l'eroina sono partiti da lì, dalla "shit", la merda, come la chiama in modo politicamente scorretto il presidente degli Stati Uniti nei suoi appelli per farne uscire i giovani americani. Conosciamo l'obiezione dei fautori della liberalizzazione: non è colpa della "buona" cannabis, ma quella dei cattivi trafficanti (cui le cattive leggi obbligano a ricorrere fino a quando non la si potrà comprare in drogheria), che la fanno mancare (quando mai?) rifilandoti invece la roba cattiva, quella che serve per fare le guerre, o ad aumentare i fatturati. Però ora basta. A costo di farmi cacciare da questa rubrica, smentirò una per una, anche le prossime settimane, queste favole.
Come hanno dimostrato i neuroscienziati, infatti, il passaggio dalla cannabis alle altre droghe è dato innanzitutto dal fatto che l'assunzione dei cannabinoidi attiva nel cervello sostanze endogene, autoprodotte, affini agli oppiacei, che poi vengono ricercate come prosecuzione dell'esperienza. La canna non è affatto (lo ha detto anche l'Istituto superiore di Sanità, sollecitando serie campagne di prevenzione, rivolte soprattutto ai giovani), una "droga leggera". È invece la droga più diffusa nel mondo occidentale, quella in più rapido aumento tra i giovanissimi, quella cui sono imputati il maggior numero di delitti, violenze, rapine, fatti di sangue. Il mondo occidentale è fortemente preoccupato dall'erba e dalla resina che vendono davanti alle scuole i sorridenti venditori islamici. Il New York Times, giornale democratico e antibushiano, ha fatto stampare uno splendido opuscolo contro la cannabis, e l'ha regalato a tutti gli insegnanti perché si sveglino. I nostri governanti si affrettino a leggerlo. Salviamo la testa dei nostri figli. Poi penseremo alle pance.
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