martedì 30 gennaio 2007

CATTOLICI E POLITICA CHE FARE? E CHE DISFARE?

ANTONIO SOCCI 28.01.2007
Libero 28 gennaio 2007




Teo-con, Teo-dem, Teo Teocoli, Teo-Bon (nel senso di Teodoro Bontempo)….. Diciamo la verità: non è che i cattolici si sentano orfani della Dc: lo sono. Ma il problema è perfino più grave: è la totale loro sparizione dalla società. Come personalità (intellettuali, giornalisti, artisti), lo rilevava Ernesto Galli della Loggia in un recente editoriale. E ancor più come presenza pubblica comunitaria.


Il movimento cattolico, una ramificata presenza sociale, culturale e pre-politica, nata nel XIX secolo, è sparito. Eppure nel secondo dopoguerra aveva espresso il partito, la Dc, che è stato il cardine della democrazia italiana. Ciò che ha rappresentato la Dc per la storia italiana aspetta ancora di essere compreso, studiato, riconosciuto. Ha avuto meriti giganteschi. Poi è stata spazzata via attorno al 1992.

Oggi i cattolici si trovano nei due schieramenti alquanto a disagio. Nel centrodestra per noti motivi. L’eventuale leadership di Gianfranco Fini (che peraltro ritengo di là da venire) rappresenterebbe lo sfratto definitivo del voto cattolico dal centrodestra.

C’è una sola cosa peggiore del centrodestra: il centrosinistra. Lì la cultura dominante è addirittura anticattolica. E lo è accanitamente. La guerra ideologica alla tradizione cattolica e alla Chiesa è sotto gli occhi di tutti e questo governo – pur con prudente furbizia – lo rappresenta chiaramente.

I cattolici già diluiti nella Margherita che confluiranno nel Partito democratico con l’ex Pci realizzeranno quel “suicidio” in funzione della Sinistra che fu profetizzato da Gramsci nel 1919. Quei cattolici che l’aprile 2006 votarono Unione nell’illusione che rappresentasse almeno una maggiore sensibilità sociale si leggano l’articolo che riproduco qua sotto (che dedico alle suorine che sfilarono al G8 di Genova del 2001 a fianco dei “simpatici” noglobal).

Sembra che non si abbia neanche la consapevolezza della gravità della situazione. La leadership dei vescovi italiani di Camillo Ruini è alla fine e il suo venir meno sarà il momento della verità. Non è qui il caso di fare un bilancio di tale leadership. Voglio solo segnalare che stiamo per voltare pagina e questo dovrebbe costringere tutti ad interrogarsi. Nel deserto di presenza del mondo cattolico, o meglio dei movimenti organizzati, qua e là spuntano voci – come Radio Maria – o piccoli gruppi di preghiera che forse rappresentano i segni di una futura rinascita.

Ma a giudicare con occhi soltanto umani e storici c’è poco da sperare. Si può solo mettere tutto (il nostro Paese, la Chiesa italiana, i nostri figli) nelle mani di Maria. Che ci aiuti lei…

I “BUONI” AL POTERE FANNO LA GUERRA AI POVERI

di Antonio Socci

Che figuraccia quella del governo italiano a Davos ! “Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa” c’informava ieri la Repubblica (in un remoto articoletto nelle pagine economiche) “confessa tutto il suo ‘imbarazzo’ per i pochi fondi che il Paese assegna al Sud del pianeta in percentuale del pil: appena lo 0,12 %…”.

Già questo svela un’altra bugia elettorale (dopo quella sull’aumento delle tasse). Infatti nel voluminoso programma dell’Unione, con cui hanno vinto le elezioni di aprile, si attaccava il centrodestra perché dedicava alla Cooperazione allo sviluppo solo lo 0,1 % del Pil. E il centrosinistra arrivato al potere cosa fa? Resta inchiodato a quel deprecato 0,1 %. Ben lungi dall’utopistico 0,7 % del pil che sta scritto nel loro programma (“dobbiamo dunque armonizzare le nostre risorse… per raggiungere progressivamente l'obiettivo dello 0,7% del Pil”). E lontano anche dallo 0,3 % prescritto dalla direttiva europea.

“Ma soprattutto” scrive Repubblica “Padoa Schioppa (a Davos) rende pubblica la sua personale ‘sofferenza’ perché dalla Finanziaria sono sparite le risorse da destinare al Global Fund contro l’Aids, col risultato che l’Italia è l’unico moroso all’interno del G8, i Paesi più industrializzati”.

Questa figuraccia da Paese pitocco, che non rispetta gli impegni (su materie gravi), è uno scandalo politico. Oltretutto il governo italiano, negando l’aiuto ai più disperati del mondo tramite il Global Fund (non sono stati versati i 130 milioni di euro dovuti per il 2006 e non saranno versati i 130 del 2007) provoca un disastroso effetto a catena perché – secondo le clausole – adesso anche gli Stati Uniti potrebbero ritirarsi. Pare che 3 milioni di malati così perdano la possibilità di curarsi.

Il governo dei “buoni” si è mostrato sordo agli appelli. E se ne infischia pure dell’appello del Papa che proprio all’Angelus di domenica scorsa ha incitato a un’azione più incisiva per fermare l’Aids (milioni di ammalati, 8 mila morti al giorno, 1 nuovo contagiato ogni 8 secondi).

C’è un curioso paradosso. Questo Fondo mondiale fu istituito al famoso G8 di Genova del 2001. Ricordate quel turbinoso vertice? Fu guidato dal premier italiano Berlusconi. Il nostro governo fu quello che spinse di più per istituire questo Fondo per combattere Aids, malaria e tubercolosi, anche per dimostrare ai noglobal che si tentava di governare i problemi del pianeta aiutando il Sud del mondo. Infatti Genova in quelle ore era messa a fuoco dai “noglobal” che accusavano gli statisti del G8 di ogni nefandezza. Il vertice – secondo la vulgata di allora – riuniva i “Cattivi”, mentre fuori protestavano i “Buoni”, quelli che avevano a cuore i dannati della Terra.

Ebbene, dall’aprile 2006 la Sinistra “buona” e noglobal è tornata al potere in Italia e cosa è accaduto? E’ accaduto che da due anni il nostro Paese non manda più un euro per curare quei disperati. E dire che il 21 dicembre il governo aveva accettato un Ordine del giorno della Camera in cui si riconfermava di voler rispettare l’impegno internazionale sul Fondo globale contro l’Aids. Parole al vento, allegramente snobbate.

Valdo Spini, pur essendo dell’Ulivo, riconosce che è “scandaloso”. E aggiunge: “da un governo di centrosinistra, mantenere gli impegni umanitari è il minimo che ci si possa aspettare”. Invece nulla. Era il governo di centrodestra che prendeva quegli impegni e li rispettava. Il viceministro degli Esteri Patrizia Settimelli, di Rifondazione comunista, involontariamente fa un monumento al governo Berlusconi, proprio quello del G8 di Genova, perché invita il governo Prodi a ripensarci “garantendo all’Italia quel seggio che si è conquistata nel 2001 con il primo contributo per la lotta all’Aids”.

E’ un paradossale rovesciamento politico. I “Cattivi” si dimostrano buoni e i “Buoni” cinici. Con qualche lacrima di coccodrillo. Padoa Schioppa – come si è visto – a Davos ha dichiarato il suo “imbarazzo” e la sua “sofferenza”. Col cuore in mano gemeva: “mi sono trovato in conflitto con le mie convinzioni”, ma “dovevo fare delle scelte e quelle non erano delle priorità”.

Che milioni e milioni di vite umane sull’orlo dell’abisso non siano “una priorità” già stupisce, ma la Sinistra dovrebbe spiegare ai suoi elettori (sempre fanaticamente pacifisti) perché mai – al contrario – il governo ritiene “una priorità” aumentare gli stanziamenti per le armi. Perché così ha deciso questa Finanziaria. Il capogruppo del Pdci alla Commissione Difesa della Camera, Galante, ha testualmente dichiarato: “nessuno sciagurato taglio è stato effettuato dal presente governo al bilancio per la Difesa, che è stato invece portato da 19,9 miliardi dell’anno precedente a 21,1 miliardi, pari ad un incremento del 5,69 per cento”.

Infatti il ministro della Difesa Parisi ha comunicato che “la percentuale del pil dedicata alla Funzione Difesa è passata dallo 0,84 per cento del 2006 allo 0,96 per cento del 2007”. In tempi di tagli drastici, nei quali perfino milioni di morenti di Aids “non sono una priorità”, questa mi sembra davvero una scelta politicamente significativa: da governo pacifista.

Anche perché nel famoso Programma dell’Unione si criticava proprio la tendenza dei Paesi sviluppati a spostare miliardi “sulla sicurezza e l'emergenza” togliendo alla Cooperazione allo sviluppo “quote enormi di risorse”. E al popolo di Sinistra – sempre pronto a bere tutto – in quel Programma si giurava solennemente: “L'Unione si impegna, nell'ambito della cooperazione europea, a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti”.

Hanno fatto subito l’esatto contrario. E alcune scelte particolari sono ancora più sconcertanti: il Fondo per lo sminamento umanitario è stato dimezzato rispetto ad alcuni anni fa, mentre per investimenti come il caccia Eurofighter sono stati stanziati 520 milioni di euro per il biennio 2007-2008 e 310 milioni per gli anni successivi. Ci sono altri progetti analoghi. Ma quello che più colpisce riguarda la produzione dei nuovi aerei caccia F35 che – ha rivelato il ministro Parisi – sono in grado di portare testate nucleari. A quanto pare questi “bombardieri da guerra aerea costeranno ai cittadini italiani da 150 a 250 milioni di euro l’uno per un totale da 20 a 30 miliardi di euro: è prevista l’ordinazione di 131 velivoli!”.

E’ una follia far pagare le medicine ai cittadini e buttare i miliardi così. Dove sono i pacifisti? Il Pdci di Galante e Diliberto, Rifondazione comunista e i Verdi, protestano, ma non per questo, bensì contro l’allargamento della base americana di Vicenza che non minaccia la pace (sono appartamenti civili), non costa una lira a noi (paga il governo Usa) e porta lavoro e ricchezza. C’è un altro paradosso. Leggo sul Manifesto del 7 ottobre: “I tecnici del ministero della Difesa hanno spiegato che il governo Berlusconi aveva ridotto decisamente gli investimenti sulle milizie. Se l’ultima Finanziaria (2001) del governo di centrosinistra assegnava al bilancio del ministero l’ 1,45 per cento del pil, i tagli dell’implacabile Giulio Tremonti avevano ridotto questa spesa allo 0,85 per cento”.

Capito? Il governo più pacifista era quello di centrodestra. L’altroieri Berlusconi si è definito “un premier di sinistra” e scherzava. Ma di certo con Prodi (che sulla questione, secondo il Manifesto, si è “impegnato” personalmente) tornano, fra i tanti sprechi, pure le grandi spese militari, perfino per aerei da guerra nucleare. E al diavolo il Terzo Mondo e i malati di Aids. Gli italiani sono stati presi per il collo (dalle tasse), ma il “popolo di sinistra” è stato preso anche per il fondoschiena.

Da “Libero” del 28 gennaio 2007


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