lunedì 15 gennaio 2007

L'UNITA' ARRUOLA PURE NONNO CARLO

L'Unità arruola pure nonno Carlo
Libero 14 gennaio 2007

di ANTONIO SOCCI
Contrordine compagni. L'Unità in 24 ore capovolge la linea su un fatto che ha colpito milioni di italiani: quel sorprendente "perdono" cristiano che il signor Carlo Castagna ha sussurrato dopo la scoperta dei massacratori dei suoi familiari. Venerdì sull'Unità era uscito un infelice e confuso articolo di Lidia Ravera dove si manifestava «una quota di simpatia» al «giovane tunisino Azouz» che «giura vendetta», mentre «meno ne provoca il nonno, il signor Castagna, mobiliere» che


secondo la scrittrice, «recita una cavatina sul perdono e contro l'odio». Questo editoriale dell'Unità suonava insensibile al dolore e ancor più alla fede eroica di quel pover'uomo. Ieri, invece, con un altro editoriale di Toni Jop c'è stata un'inversione di marcia. Il giornale Ds ha trasformato il signor Carlo - suo malgrado - in un eroe politico. Da contrapporre a chi? Ma è ovvio: a George Bush, il Cattivo, il Male Assoluto. Tutto fa brodo per un'invettiva anti-americana. Colui che il giorno prima era gelidamente definito un «mobiliere», in 24 ore diventa - a sua insaputa - un simbolo della lotta antiamericana. Come si fa a trascinare in politica il commovente gesto del signor Castagna? Confondendo gli Stati (che sono tenuti a difendere i propri cittadini e a dare sicurezza), con le singole persone che, quando hanno una fede cristiana, possono anche optare per l'assoluta non-violenza e per il perdono eroico del male subìto o per il martirio. Questo è il teorema dell'Unità: «Dalla strada alla politica internazionale il messaggio che piove quotidianamente sulle teste di miliardi di esseri umani... è davvero lontano dalla cultura cui Carlo Castagna ha dichiarato la sua devozione. A un colpo subìto segue la rappresaglia, a uno schiaffo segue un pugno, a un'offesa segue l'insulto: questa oggi è la legge sovrana che regola i modi delle reazioni degli Stati come, con qualche accorgimento in meno, delle organizzazioni criminali, come dei singoli individui. Se il più potente Stato della Terra» tuona l'Unità «può legittimamente accampare il diritto di invadere e bombardare dopo che il terrorismo gli ha abbattuto le Torri Gemelle, perché Carlo Castagna non dovrebbe desiderare di fare a pezzi gli sterminatori della sua famiglia?». Gesto rivoluzionario
La risposta è molto semplice: perché nonno Carlo è profondamente cristiano. L'Unità riconosce che quel suo «perdono», dato evocando il Crocifisso e il mantello di Dio, è «la sola rivoluzionaria parola alla quale si può affidare, con qualche speranza, il destino dell'umanità». Ma se è così - ed è così - l'Unità dovrebbe spiegare perché si caratterizza quotidianamente come il giornale più ferocemente anticristiano di tutta la stampa italiana. E perché tenta sistematicamente di screditare e demolire questa tradizione cristiana, così luminosa, l'unica speranza. L'editoriale di Jop nota ancora con giusto rammarico che pure il «perdono» di nonno Carlo ha suscitato sorda ostilità: «Il fatto che quest'uomo ammirevole non amministri la vendetta che "gli spetta" lo rende, per più di qualcuno, non solo sorprendente, quasi "sospetto"». Bello. Ma questa critica doveva essere rivolta all'Unità del giorno prima, dove Lidia Ravera manifestava «una quota di simpatia» per il tunisino Azouz che «giura vendetta» e aggiungeva che «meno ne provoca il nonno, il signor Castagna, mobiliere, che recita una cavatina sul perdono e contro l'odio». La Ravera preferisce la vendetta al perdono? Non sarà pure lei fra i seguaci di Bush? L'Unità su questo terreno rischia il cortocircuito ideologico. Il «perdono» è di destra o di sinistra? E la vendetta è buona o cattiva? Dipende. Secondo i "compagni" quella di Bush è cattiva. Se invece la prospetta il giovane Azouz merita «una quota di simpatia». Ma un doppiopesismo simile nonregge. È ipocrita. Toni Jop riconosce che - in effetti - all'opposto di nonno Carlo c'è «la reattività inizialmente violenta manifestata dall'islamico Azouz» che ha parlato di «vendetta», affermando «restituisco ciò che ho avuto». Job sostiene che il giovane Azouz ha poi «diluito la durezza delle prima dichiarazioni» e comunque merita le nostre scuse perché - oltre ad aver subito il massacro dei suoi era stato pure sospettato. In realtà il giovane Azouz merita comprensione anche perché le sue reazioni riflettono i codici di comportamento delle società musulmane dove è nato, con l'antico criterio di giustizia: occhio per occhio, dente per dente. Ma l'Unità non può osare dirlo, altrimenti rischierebbe di ribaltare il suo teorema attribuendo alla cultura islamica (e non a Bush) il codice della vendetta (i Ds sono pur sempre il partito della Moschea di Colle val d'Elsa e dello slancio filoarabo). Le contraddizioni dell'Unità sono quelle di una Sinistra che continua a perseverare nell'errore sessantottino per cui "tutto è politica". Invece la politica non è tutto. Ci sono cose ben più grandi e importanti come la vita, la morte, la felicità, il mistero del Male, il dolore e la fede. Non si comprende nulla di questi eventi se si tengono gli oc chiali fumosi e deformanti dell'ideologia come fa la Ravera che fu ieri Sessantottina e oggi girotondina. Leggo sulla "Gazzetta di Lilliput" che uno dei comandamenti della "fede laica" di Lidia Ravera sarebbe questo: «Per me, chi non è di sinistra è una persona non buona». Con ciò è detto tutto. Madre Teresa, Padre Pio e Karol Wojtyla, non sono buoni, perché non furono di Sinistra. Mentre «buoni» in quanto «di sinistra» sono la Ravera, il salotto giacobino di Micromega, Scalfari, Diliberto, Caruso, Toni Negri e ovviamente lo furono pure Togliatti e gli altri campioni del comunismo. Ripenso alla definizione della Ravera: «il signor Castagna, mobiliere». Può un mobiliere brianzolo e cattolico essere di Sinistra? Molto difficile. E allora come può essere «buono» il suo eroico gesto di perdono? Se fosse stato Azouz a perdonare e il signor Castagna a gridare vendetta, allora la Ravera si sarebbe prodotta in un'apologia del perdono, avrebbe sviolinato alla lezione che un musulmano impartiva a noi detestabili cristiani. Verità ribaltata
Ma è accaduto il contrario e il mobiliere brianzolo è ostico da digerire. Nell'immaginario della Sinistra il piccolo industriale lombardo è per definizione evasore fiscale, arrogante, egoista, berlusconiano e parcheggia il fuoristrada sul marciapiede. La classe intellettuale l'ha sempre rappresentato con questo disprezzo antropologico, dal "Maestro di Vigevano" fino ai corsivi di Michele Serra, passando dal "borghese piccolo piccolo". La verità è molto diversa. C'è un bel libro di Sandro Fontana, "La riscossa dei lombardi", che dimostra, dati alla mano, una verità clamorosa e nascosta: il mezzadro-operaio brianzolo, trasformatosi in artigiano e piccolo imprenditore, fu all'origine del miracolo economico italiano e poi fu lui a contagiare l'Emilia Romagna e il Nord-Est. In pratica è proprio lì la culla del nostro benessere. Ma soprattutto il popolo brianzolo laborioso e buono, disprezzato da media e intellettuali, è ancora profondamente cristiano (questa è la terra dove non a caso nacque don Giussani). La Lombardia è oggi la regione più ricca e moderna d'Europa, ma al tempo stesso è anche una delle più cattoliche, civili e solidali. E questo "paradosso" ribalta tutti i paradigmi sociologici della Sinistra. Perciò «il signor Castagna, mobiliere» è un miracolo di umanità e di fede che non può essere compreso negli schemi dell'ideologia dominante. E neppure in quelli cattoprogressisti di don Gino Rigoldi che invece di "giudicare" il Castagna dovrebbe andare a imparare da lui cos'è il cristianesimo. www.antoniosocci.it
CONTRADDIZIONI

"Il perdono che fa scandalo" era il titolo dell'articolo di Toni Jop, apparso ieri su l'Unità. In antitesi al genero Azouz (nella foto Ansa) che ha giurato vendetta, si definiva «rivoluzionario» l'atteggiamento del signor Castagna, prima bollato semplicemente «mobiliere», poi incredibilmente assurto a simbolo di lotta antiamericana


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