sabato 20 gennaio 2007

IL CAMMINO AL VERO E' UN'ESPERIENZA


Il cammino al vero è un’esperienza
PREFAZIONE
(di Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna)
Il libro Il cammino al vero è un’esperienza raccoglie i primi tre scritti di monsignor Luigi Giussani risalenti all’inizio del movimento di Comunione e Liberazione (Imprimatur: 1959, 1960, 1964). In essi si sorprende la nascita di quest’esperienza di vita cristiana e si esprime, come «in nucleo», l’ispirazione di quest’apostolato a favore dei giovani, particolarmente della gioventù studentesca per gran parte senza bussola, senza guida, nella sua ricerca del senso ultimo dell’esistenza umana. Lo scopo del movimento è di condurre all’incontro con Cristo e di educare i giovani alla vita cristiana consapevole e responsabile, camminando insieme nell’esperienza della vita cristiana della comunità
.


Lo strumento è il dialogo nel rispetto delle persone e della loro libertà, come della chiamata universale e personale di Dio. Lui solo, Gesù Cristo, il Logos fatto uomo, dà – perché lo è Lui stesso – il senso ultimo, il principio e il fine, l’unità e l’armonia di ogni cosa, del cosmos, della vita umana. Dal Fatto cristiano, per iniziativa divina, da Cristo presente nella sua Chiesa universale, nasce la cultura cristiana universale. Per l’umanità non c’è altra unità che l’unità in Cristo. Gesù Cristo fa partecipare i suoi discepoli alla sua mentalità; il dono del suo Spirito li unisce come figli di Dio nell’unico Corpo di Cristo.

La «novità» delle intuizioni di monsignor Giussani, che colpivano i giovani fin dagli inizi degli anni Cinquanta, non era nient’altro che la semplice ripresa della Tradizione. Su questo tema della Tradizione don Giussani ha insistito molto negli ultimi anni. In una intervista che concesse al quotidiano «La Stampa», monsignor Giussani, in un passo cruciale, descriveva i cattolici come coloro «che pongono l’essenziale contributo della Tradizione […] nell’identificare lo scopo ultimo di tutta la storia […] nella costruzione nella storia stessa della gloria umana di Cristo attraverso non egemonie ricercate a ogni costo, ma la potenza enigmatica di Dio».1 Secondo monsignor Giussani la persecuzione e l’odio da parte del mondo culturale e del potere scattano solo davanti alla «esposizione limpida della Tradizione », e non davanti a tante iniziative o prese di posizione che pure portano l’etichetta religiosa.

Il primo scritto, Gioventù Studentesca. Riflessioni sopra un’esperienza, richiama il fatto che l’annuncio cristiano deve esprimere e difendere l’essenziale della fede, e che l’adesione alla verità del «Fatto» cristiano ha come grande e stupenda condizione la libertà. Dio chiama ognuno per nome, parla al cuore di ognuno come è conosciuto da Lui. È inadeguato alla natura di questa chiamata di Dio, come alla natura della libertà umana, il far affidamento su automatismi meccanici o il cercare di forzare il mistero della libertà dell’uomo.

Nel secondo scritto, Tracce d’esperienza cristiana, viene descritta la dinamica stessa dell’incontro. Il punto di partenza descritto è quello che viene definito il problema umano: «Il nostro bisogno di essere e di intensamente vivere» (vedi il capitolo «Impostazione del problema umano», p. 83). L’incontro con Gesù accaduto ai discepoli – in particolare l’incontro di Gesù con i primi due discepoli – è l’incontro storico che risolve e chiarisce l’esperienza umana (vedi il capitolo «Incontro con Cristo», p. 91). Il soggetto della memoria di Gesù Cristo è lo Spirito Santo (vedi il capitolo «Il dono dello Spirito», p. 105). Lo Spirito Santo rende possibile oggi l’incontro con Gesù Cristo e la memoria di Lui. Lo Spirito rende la Chiesa il Corpo mistico di Cristo, il luogo dove accadono i miracoli e si incontrano i santi. Se non si rimane sospesi a questo Mistero («Senza di me non potete far nulla»),2 si finisce per vivere la Chiesa come un problema, qualcosa che bisogna costruire affannosamente, innalzare e contrapporre ai tanti soggetti di potere che agiscono nel mondo, cercando di imporre sempre più improbabili egemonie.

Il terzo scritto, Appunti di metodo cristiano, descrive il fiorire del cristianesimo nel mondo non come frutto della nostra cultura, ma come gesto della potenza di Dio, che «si rivela in fatti, avvenimenti, che costituiscono una realtà nuova dentro il mondo, una realtà viva, in movimento, e quindi una storia eccezionale e imprevedibile dentro la storia degli uomini e delle cose. La realtà cristiana è il mistero di Dio che è entrato nel mondo come una storia umana» (vedi il capitolo «Una grande premessa», p. 129). Il cristianesimo non nasce quindi come sviluppo automatico del senso religioso. Le esigenze che costituiscono il cuore dell’uomo rimarrebbero rattrappite o si corromperebbero, se lasciate a se stesse. Esse sono ridestate solo dall’incontro con quella realtà umana in cui brilla il Mistero divino. «La parola “incontro”» scrive Giussani «implica in primo luogo qualcosa di imprevisto e di sorprendente», l’imbattersi imprevisto con qualcosa di reale «che ci arriva da fuori di noi».

Questo incontro, sempre nuovo, sempre sorprendente, è quello con Cristo. È la comunione con Lui che ci rende liberi, che ci dà il vero noi come persone e come comunità. È così che Cristo ci fa entrare nel suo regno



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