mercoledì 10 gennaio 2007

I 14 DEL PANCHITO

Qui sotto riporto un articolo scritto su Tracce nel 1998.(Visto che quest'anno facciamo sdc sul testo citato nell'articolo)
" due anni fa alcuni dei ragazzi rinchiusi nel riformatorio hanno chiesto di essere preparati alla Cresima. Così Pedro, con alcuni altri, ogni domenica faceva un'ora di catechismo utilizzando l'edizione spagnola del testo di don Giussani Tracce d'esperienza cristiana."
"«Questi ragazzi ricevono cose materiali, ma hanno bisogno innanzitutto di un amico, cioè di qualcuno che li ascolti, li aiuti, dia loro ragioni e coraggio per sopportare la prigione e la situazione incerta in cui vivono. È stato così che in alcuni abbiamo iniziato a fare loro compagnia la domenica e spontaneamente alcuni di loro, di età compresa tra i quindici e i venti anni, hanno potuto ricevere la Prima Comunione e la Cresima»
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Paraguay
I 14 del "Panchito"
Giovanna Tagliabue
Cresima per quattordici reclusi del carcere minorile di Asunción. Frutto imprevedibile della caritativa di un gruppo di ciellini.
Il catechismo su Tracce d'esperienza cristiana.
La notizia sulle prime pagine di tutti i giornali

Vedere, ascoltare e toccare l'umanità di Gesù
Quel che avvenne ieri continua a verificarsi nella comunità cristiana di oggi. Grazie all'azione di Colui che è, nel cuore della Chiesa, la "memoria vivente" del Cristo (cfr Gv 14,26), il mistero pasquale di Gesù ci raggiunge e ci trasforma. È lo Spirito Santo che, attraverso i segni visibili, udibili e tangibili dei Sacramenti, ci permette di vedere, ascoltare e toccare l'umanità glorificata del Risorto.
Il mistero della Pentecoste, quale dono dello Spirito a ciascuno, si attualizza in modo privilegiato con la Confermazione, che è il sacramento della crescita cristiana e della maturità spirituale. In essa, ogni fedele è "confermato" in quella familiarità con il Padre e con Cristo che lo vuole testimone e protagonista dell'opera della salvezza.

(dal Messaggio di Giovanni Paolo II per la XIII Giornata mondiale della gioventù 1998)



«È un miracolo che in prigione questi ragazzi abbiano incontrato Cristo e abbiano cambiato vita. Questo tempo, allora, è servito a incontrare Cristo, come un fiore in mezzo a un pantano». Con queste parole, pronunciate durante l'omelia, S.E. monsignor Adalberto Martinez, vescovo ausiliare di Asunción, ha commentato l'avvenimento che il 28 dicembre ha spalancato le porte del carcere minorile "Panchito López" della capitale del Paraguay. Quel giorno, infatti, quattordici giovani carcerati hanno ricevuto il sacramento della Cresima dalle mani del Vescovo. Vi erano stati preparati per due anni da un gruppo di giovani lavoratori di Cl che ogni domenica si sono recati al "Panchito" per la caritativa. «La vera libertà ha detto ancora monsignor Martinez, che ha svolto un lavoro pastorale per vari anni nelle carceri degli Stati Uniti e delle Isole Vergini - è avere la pace e l'amore di Gesù, cioè essere liberati spiritualmente prima che fisicamente». Ha insistito perché questi giovani così cambiati dal gesto sacramentale diano un contributo positivo alla società, a partire da questa osservazione: «Tutti commettiamo errori, ma la grandezza di Gesù si manifesta nel momento del perdono».
Da 4 anni la caritativa
I quattordici protagonisti di questa storia, che è uno spettacolo per gli uomini e per gli angeli di Dio, sono: Robert O., Santiago A., Edgar C., Carlos Manuel D., Bernardino C., Arsenio E. F., César A. C., Juan R. F., Víctor C., Juan V., Cristina Z., Rubén M., Víctor V., César O. M. Durante la celebrazione erano accompagnati da altrettanti padrini - tutti amici del movimento che li avevano preparati al sacramento della Confermazione - e dai loro familiari.
Da quattro anni i giovani lavoratori di Cl di Asunción fanno caritativa al "Panchito". E due anni fa alcuni dei ragazzi rinchiusi nel riformatorio hanno chiesto di essere preparati alla Cresima. Così Pedro, con alcuni altri, ogni domenica faceva un'ora di catechismo utilizzando l'edizione spagnola del testo di don Giussani Tracce d'esperienza cristiana. E proprio Pedro, che è stato uno dei quattordici padrini, ha detto a un giornalista che gli chiedeva ragione di quell'amicizia sbocciata tra le mura di un carcere e fiorita nella Cresima: «Questi ragazzi ricevono cose materiali, ma hanno bisogno innanzitutto di un amico, cioè di qualcuno che li ascolti, li aiuti, dia loro ragioni e coraggio per sopportare la prigione e la situazione incerta in cui vivono. È stato così che in alcuni abbiamo iniziato a fare loro compagnia la domenica e spontaneamente alcuni di loro, di età compresa tra i quindici e i venti anni, hanno potuto ricevere la Prima Comunione e la Cresima».

Camicia bianca e cravatta
Il giorno prima della cerimonia padre Anibal li ha confessati tutti e all'alba della domenica 28, festa dei Santi Innocenti, i padrini sono entrati in carcere per preparare al meglio i loro "figliocci": doccia, barba, pantaloni, scarpe, camicia bianca e cravatta! Erano bellissimi, in fila davanti al Vescovo. L'avvenimento ha fatto colpo sull'opinione pubblica tutti i giornali hanno dedicato la prima pagina alla notizia - che non ha potuto non considerare quei quattordici ragazzi reclusi come "persone", con la stessa dignità che Dio ha dato a ciascuno di noi.
La cosa che ha più impressionato è stata la serietà con cui tutti hanno partecipato alla liturgia: sia i cresimandi, con le loro risposte "decise" alle domande di monsignor Martinez: «Rinunciate a Satana?». Il loro «sì!!!» è stato come il grido disperato di un desiderio per qualcosa di vero, di più umano; sia i loro amici che in assoluto silenzio hanno accompagnato la cerimonia, testimoni di un fatto tanto misterioso quanto reale e fisico come le mura che ci ospitavano quel 28 di dicembre.
La festa che è seguita alla Cresima, con torta, canti, giochi e brindisi, è stata bellissima come tutto, del resto -, anche grazie al direttore del carcere che ha offerto tutto il sostegno necessario alla realizzazione del gesto.
Credo che per tutti noi questa sia stata un'altra grazia della Vergine di Caacupè: ancora una volta ci ha voluto fare sperimentare che solo Cristo è la risposta al desiderio di felicità dell'uomo, nella compagnia umana del nostro gran padre e di tutti noi, suoi figli. L'amicizia di Cristo è realmente una nuova umanità, un popolo affascinante. E un potente fattore di reinserimento sociale.

di Giovanna Tagliabue







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