sabato 13 gennaio 2007

CASO WIELGUS.IL PERCHE' DELLE DIMISSIONI

Caso Wielgus. I perché delle dimissioni
Era il nuovo arcivescovo di Varsavia e Benedetto XVI l’aveva sostenuto fin quasi all’ultimo. Ma poi gli ha ordinato di dimettersi. A deludere il papa sono stati in molti, anche in Vaticano
di Sandro Magister


ROMA, 11 gennaio 2007 – La “rezygnacja”, la rinuncia pronunciata tra le lacrime da Stanislaw Wielgus nella cattedrale di Varsavia di cui doveva essere il nuovo arcivescovo, domenica 7 gennaio, non ha posto fine alla tempesta che scuote la Chiesa cattolica in Polonia e a Roma, fino al suo pastore supremo.

Lo scorso 25 maggio, primo giorno del suo viaggio in Polonia, Benedetto XVI era entrato in quella medesima cattedrale.

Si era inginocchiato sulla tomba dell’eroico cardinale Stefan Wyszynski, indicandolo come modello per tutti.

E a vescovi, clero e fedeli di Polonia aveva chiesto fra l’altro tre cose:
“umile sincerità” nell’ammettere gli errori del passato;

– magnanimità nel giudicare le colpe commesse “in altri tempi e in altre circostanze”;

– fierezza per il tanto bene comunque compiuto in quegli anni, nel resistere a un totalitarismo che “generava ipocrisia”.

Ma nessuna di queste tre consegne è stata rispettata, nelle settimane convulse tra la nomina e le dimissioni di Wielgus.


Il nemico esterno fa la sua parte nell’attuale “ondata di attacchi alla Chiesa cattolica in Polonia”, ha denunciato il 7 gennaio il portavoce vaticano padre Federico Lombardi: quel nemico che agisce come “strana alleanza tra i persecutori di un tempo ed altri avversari”.

Ma ci sono anche inimicizie interne alla Chiesa a far strage.

Ci sono le accese campagne della polacca Radio Maryja, nessuna parentela con l’omonima emittente in Italia, che è arrivata a infangare di collusioni col regime comunista persino l’icona del suo abbattimento pacifico, Lech Walesa, e poi invece ha difeso fino all’ultimo da queste stesse accuse l’arcivescovo Wielgus, grande protettore della medesima Radio.

Ci sono le guerre tra fazioni cattoliche, intransigenti e liberali, a colpi di carte della “Sluba Bezpieczenstwa”, la polizia segreta del passato regime: chilometri di carte ora nei magazzini non più segreti dell’Istituto della Memoria Nazionale, magari “copie di fogli fotocopiati tre volte” facili da agitare contro qualsiasi persona anche innocente, ha tuonato l’arcivescovo uscente di Varsavia, cardinale Józef Glemp, nell’omelia d’addio sua e del mancato successore Wielgus, ancora il 7 gennaio.

Ci sono professionisti dell’accusa come quel padre Tadeusz Isakowicz-Zaleski, lui stesso mesi fa sospettato di collaborazionismo, che s’è fatto cacciatore indefesso di colpevoli, col benestare, a suo dire, dell’arcivescovo di Cracovia ed ex segretario di Giovanni Paolo II, cardinale Stanislaw Dziwisz.

Paradossalmente, proprio Dziwisz e il suo entourage sono oggi al centro dell’ultima ondata d’accuse. Uno è già saltato, il parroco della cattedrale di Cracovia, Janusz Bielanski, dimessosi la sera dell’8 gennaio.

Altre nubi incombono sugli intellettuali di “Tygodnik Powszechny”, lo storico settimanale di Cracovia sul quale scriveva Karol Wojtyla. La scorsa primavera una delle sue firme più illustri, padre Michal Czajkowski, responsabile della commissione per il dialogo tra cristiani ed ebrei, fu accusato d’aver fatto la spia nientemeno che a danno del sacerdote martire Jerzy Popieluszko prima che la polizia segreta lo sequestrasse e uccidesse nel 1984.
* * *

Ma c’è di più. L’attuale direttore di “Tygodnik”, padre Adam Boniecki, già amico personale di Wojtyla e responsabile dell’edizione polacca dell’”Osservatore Romano”, ha detto:

“Non so chi, ma qualcuno ha disinformato papa Joseph Ratzinger. È grave e qualcuno dovrà pagare, in Polonia o in Vaticano”. Queste parole, dette in un’intervista al quotidiano italiano “la Repubblica” il giorno delle dimissioni di Wielgus, sono state rilanciate con grande evidenza da “Avvenire”, il giornale della conferenza episcopale italiana cha ha anche un filo diretto con il segretario di stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone: segno che ai vertici della Chiesa la delusione e l’irritazione erano forti, per come la vicenda era giunta al suo epilogo.
In effetti il colpo di scena finale, la rinuncia di Wielgus appena 40 ore dopo aver preso formalmente possesso della carica di arcivescovo di Varsavia, si spiega solo con un atto d’autorità di Benedetto XVI in persona.

Se all’ultimo, imponendo le dimissioni, il papa si è deciso a rovesciare la linea di condotta fin lì da lui mantenuta, di appoggio costante allo stesso Wielgus come nuovo capo della diocesi più importante di Polonia, è perchè davvero dei fatti molto gravi devono averlo convinto.
* * *

Wielgus non è sempre stato nella rosa dei candidati alla successione di Glemp.

La terna che la congregazione vaticana per i vescovi, con prefetto il cardinale Giovanni Battista Re, esaminò prima dell’estate era composta dall’arcivescovo di Lublino, Józef Miroslaw Zycinski, esponente di punta dei “liberal”, dall’arcivescovo di Przemysl e presidente della conferenza episcopale, Józef Michalik, e dal vescovo di Tarnów, Wiktor Skworc.

C’erano però altri pretendenti con i rispettivi partiti, tra i quali il vescovo di Danzica, Tadeusz Goclowski, altro “liberal”, il curiale Stanislaw Rylko, presidente del pontificio consiglio per i laici, e lo stesso nunzio vaticano a Varsavia, Józef Kowalczyc, che tra le sue mansioni ha proprio quella di istruire i dossier sui candidati a vescovo, e trasmetterli a Roma.

Troppi pretendenti, nessun vincitore. Lo stallo favorì dopo l’estate l’emergere di un candidato di ripiego, Wielgus, fino al 1999 professore e rettore dell’Università Cattolica di Lublino e poi vescovo della piccola diocesi di Plock, dotto specialista in filosofia medievale e nello stesso tempo di casa alla populista Radio Maryja.
* * *

Nel 1978 Wielgus passò vari mesi all’Università di Monaco, la città tedesca in cui Ratzinger era allora arcivescovo. I due si conobbero.

Se avesse obbedito alla polizia segreta che gli aveva dato il passaporto per la Germania, il giovane professore avrebbe dovuto, rientrato in Polonia, consegnare alla polizia una scheda informativa sul futuro papa.

Del passato di Wielgus come collaboratore della “Sluba Bezpieczenstwa” non c’era però nulla nel profilo trasmesso a Roma dal nunzio. Eppure in Polonia già circolavano notizie di documenti che l’avrebbero potuto inchiodare.

In Vaticano presero tempo per qualche settimana. Ma non sollecitarono né ottennero alcuna ulteriore indagine approfondita.

Il 6 dicembre l’annuncio ufficiale della nomina. Un mese dopo il prefetto della congregazione per i vescovi, cardinale Re, avrebbe confessato: “Quando monsignor Wielgus è stato nominato noi non sapevamo nulla della sua collaborazione con i servizi segreti”.

Avrebbe potuto dire: “Noi non volevamo sapere nulla”. Perché solo il 2 gennaio la nunziatura vaticana chiese all’Istituto della Memoria Nazionale i documenti su Wielgus.

Intanto, però, il 21 dicembre, il papa in persona si era esposto di nuovo in difesa del designato nuovo arcivescovo di Varsavia: riconfermando in lui “piena fiducia” dopo aver esaminato “tutte le circostanze della sua vita” e anche, si seppe poi, dopo averlo nuovamente ascoltato.

In pubblico Wielgus continuava a negare. Ma il 3 e il 4 gennaio sui giornali polacchi comparvero le copie dei documenti da lui firmati per la polizia segreta.

Il 5 gennaio Wielgus prese ugualmente possesso della carica di arcivescovo di Varsavia e disse di aver informato dei suoi trascorsi il papa prima della nomina.

Il 6, festa dell’Epifania, fece leggere in tutte le chiese della Polonia un messaggio in cui finalmente ammise di “aver fatto male alla Chiesa” sia collaborando con la polizia, sia negando poi in pubblico tale collaborazione. Ma ribadì che aveva confessato tutto in precedenza al papa.
Il messaggio dell’Epifania non preludeva in nulla alle dimissioni. Wielgus chiedeva ai fedeli di Varsavia di “accoglierlo” come nuovo arcivescovo: “sarò tra voi come un fratello che desidera unire e non dividere”. Aggiungeva solo di “sottoporsi a qualunque decisione del papa”.

L’ordine gli arrivò il giorno stesso, prima di sera: dimissioni.

In Vaticano erano finalmente arrivate, tradotte in tedesco, le carte dei servizi segreti. I vescovi polacchi, interpellati a uno a uno, si erano pronunciati a maggioranza contro.

Ma era stato soprattutto il messaggio fatto leggere quella mattina da Wielgus nelle chiese a deludere il papa.

Quelle cose, Benedetto XVI non le aveva mai ascoltate prima, e così, dall’uomo in cui aveva posto tanta fiducia, per la Polonia cattolica dei grandi Wyszynski e Wojtyla.

__________


Testi utili


Le parole esatte dette da Benedetto XVI il 25 maggio 2006, durante il suo viaggio in Polonia, al clero riunito nella cattedrale di Varsavia, circa la collaborazione con il passato regime comunista:


“Il papa Giovanni Paolo II in occasione del Grande Giubileo ha più volte esortato i cristiani a far penitenza delle infedeltà passate. Crediamo che la Chiesa è santa, ma in essa vi sono uomini peccatori. Bisogna respingere il desiderio di identificarsi soltanto con coloro che sono senza peccato. Come avrebbe potuto la Chiesa escludere dalle sue file i peccatori? È per la loro salvezza che Gesù si è incarnato, è morto ed è risorto. Occorre perciò imparare a vivere con sincerità la penitenza cristiana. Praticandola, confessiamo i peccati individuali in unione con gli altri, davanti a loro e a Dio. Conviene tuttavia guardarsi dalla pretesa di impancarsi con arroganza a giudici delle generazioni precedenti, vissute in altri tempi e in altre circostanze. Occorre umile sincerità per non negare i peccati del passato, e tuttavia non indulgere a facili accuse in assenza di prove reali o ignorando le differenti pre-comprensioni di allora. Inoltre la ‘confessio peccati’, per usare un'espressione di sant'Agostino, deve essere sempre accompagnata dalla ‘confessio laudis’ – dalla confessione della lode. Chiedendo perdono del male commesso nel passato dobbiamo anche ricordare il bene compiuto con l'aiuto della grazia divina che, pur depositata in vasi di creta, ha portato frutti spesso eccellenti”.

__________


Il comunicato della sala stampa vaticana del 21 dicembre 2006:


“La Santa Sede, nel decidere la nomina del nuovo Arcivescovo Metropolita di Varsavia, ha preso in considerazione tutte le circostanze della sua vita, tra cui anche quelle riguardanti il suo passato. Ciò significa che il Santo Padre nutre verso Sua Eccellenza Mons. Stanislaw Wielgus piena fiducia e, con piena consapevolezza, gli ha affidato la missione di Pastore dell’Arcidiocesi di Varsavia”.

__________


Il link al messaggio dell’arcivescovo Stanislaw Wielgus letto nelle chiese della Polonia sabato 6 gennaio 2007, festa dell’Epifania:

> “Se mi accogliete, ciò che vi chiedo con cuore pentito...”

__________


La notizia ufficiale delle dimissioni di Wielgus da arcivescovo di Varsavia, diffusa la mattina di domenica 7 gennaio 2007:


“La Nunziatura Apostolica in Polonia comunica che Sua Eccellenza Mons. Stanislaw Wielgus, Arcivescovo Metropolita di Varsavia, nel giorno in cui era previsto l’ingresso nella basilica cattedrale, per dare inizio al suo ministero pastorale nella Chiesa di Varsavia, ha rassegnato a Sua Santità Benedetto XVI le dimissioni dall’ufficio canonico a norma del can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

“Il Santo Padre ha accettato le dimissioni dell’Arcivescovo Stanislaw Wielgus ed ha nominato Sua Eminenza il Card. Józef Glemp, Primate di Polonia, Amministratore Apostolico dell'Archidiocesi di Varsavia fino a nuovo provvedimento”.

__________


Il commento alle dimissioni di Wielgus letto il 7 gennaio 2007 alla Radio Vaticana da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede:


“Il comportamento di monsignor Wielgus negli anni passati del regime comunista in Polonia ha compromesso gravemente la sua autorevolezza, anche presso i fedeli.

“Perciò, nonostante la sua umile e commovente richiesta di perdono, la rinuncia alla sede di Varsavia e la sua pronta accettazione da parte del Santo Padre è apparsa come una soluzione adeguata per far fronte alla situazione di disorientamento venutasi a creare in quella nazione.

“È un momento di grande sofferenza per una Chiesa a cui tutti dobbiamo moltissimo e che amiamo, che ci ha dato pastori della grandezza del cardinale Wyszynski e soprattutto del papa Giovanni Paolo II. La Chiesa universale deve sentirsi solidale spiritualmente con la Chiesa che è in Polonia ed accompagnarla con la preghiera e l’incoraggiamento perché possa ritrovare presto la serenità.

“Allo stesso tempo, è bene osservare che il caso di monsignor Wielgus non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo caso di attacco a personalità della Chiesa in base alla documentazione dei servizi del passato regime. Si tratta di un materiale sterminato e, nel cercare di valutarne il valore e di trarne conclusioni attendibili, non bisogna dimenticare che è stato prodotto da funzionari di un regime oppressivo e ricattatorio.

“A tanti anni di distanza dalla fine del regime comunista, venuta a mancare la grande e inattaccabile figura di papa Giovanni Paolo II, l’attuale ondata di attacchi alla Chiesa cattolica in Polonia, più che di una sincera ricerca di trasparenza e di verità, ha molti aspetti di una strana alleanza fra i persecutori di un tempo ed altri suoi avversari, e di una vendetta da parte di chi, nel passato, l’aveva perseguitata ed è stato sconfitto dalla fede e dalla voglia di libertà del popolo polacco.

“‘La verità vi farà liberi’, dice Cristo. La Chiesa non ha paura della verità e, per essere fedeli al loro Signore, i suoi membri devono saper riconoscere le proprie colpe.

“Auguriamo alla Chiesa in Polonia di saper vivere e superare con coraggio e lucidità questo periodo difficile, affinché possa continuare a dare il suo prezioso e straordinario contributo di fede e di slancio evangelico alla Chiesa europea ed universale”.

__________

Nessun commento: