mercoledì 20 giugno 2007

RIFLESSIONI DI PINO


Immaginiamo la seguente formula:
X→Y
Questo indica che X passa a Y cioè è l’emblema del cambiamento, del movimento. Una lettura intelligente della formula implica che un Terzo elemento viene coinvolto, un terzo elemento non esplicitato, benché contenuto nella formula. Infatti se non si ammettesse l’esistenza di un K oltre l’esistenza di X e Y, si dovrebbe identificare X con Y negando così il “passaggio” o la diversità tra X e Y, come l’esperienza rende evidente. Che una cosa passi da una posizione a una diversa, significa che “altro” rende possibile il passaggio.

o la diversità tra X e Y, come l’esperienza rende evidente. Che una cosa passi da una posizione a una diversa, significa che “altro” rende possibile il passaggio. Negando questo “altro” la formula sopra citata nega se stessa, perché senza ammettere che ci sia un fattore nascosto a determinare il passaggio, si dovrebbe ammettere l’identità tra X e Y; il che costituirebbe la negazione dell’esperienza in atto.”

(Esempio tratto dal Senso religioso)
Proviamo Ora a rivestire di carne questi X e Y, proviamo a sostituirli con un “Io”, con un “Tu” e tutto il discorso apparentemente astratto di prima prende un senso. Io cambio solo se c’è qualcosa che mi fa cambiare, che sceglie di cambiarmi (è quello che abbiamo fatto questa settimana in SdC). Il cambiamento non è una mia scelta, in quanto dipende da questo qualcosa che sceglie di mutarmi, sta però a me scegliere se starci e cambiare (E rimanere a guardare quell’alba nuova, mai vista) o se rifiutarmi (E “correre a nascondermi nella prima buia tana”). Sembra un paradosso ma come dicevamo a raggio è l’Io il fattore decisivo, mi può capitare qualsiasi cosa,anche bellissima ma la mia libertà la può negare, la può rifiutare. Ma l’uomo realista che non nega la realtà, in base a cosa non nega , non rifiuta , questo cambiamento che viene da altro? In base a cosa cambia? Seguendo un’attrattiva, è l’unica strada. Se la possibilità di cambiamento è data, la realizzazione preatica del cambiamento non può essere trovata che nel seguire. Mi colpiva una poesia di J. Arias “fin quando non ho trovato qualcuno che mi ha amato non ho capito chi sono”.

Il cambiamento è descritto benissimo in questa poesia, cambiare non è diventare qualcosa d’altro ma è andare più a fondo di se, prendere più coscienza di se. E può partire solo da un amore, da un sentirsi voluti bene.

Possiamo riassumere tutto nella vicenda di S.Paolo: Il suo cambiamento, la sua conversione non se l’è scelta, gli è arrivata come luce dall’alto, lui ha scelto di ascoltarla, ha scelto di aderire a quella realtà prima che alle sue Idee sui cristiani.

Lui è rimasto il Paolo di prima, era ancora piccolo bruttino e balbuziente ma non era più lui, era cambiato. Arrivò a dire “Non più io vivo, ma questo vive in me”. Non era un altro, aveva però preso coscienza di sé, del fatto che non dipendeva da se, che dipendeva da altro e da ciò conseguì che il suo Io non era più un semplice Io ma era un Tu. Aveva preso coscienza che l’uomo dice veramente Io quando dicendo io pensa a un Tu.

Come dice una bellissima frase del don Gius “IO SONO TU CHE MI FAI” la mia natura sei tu che mi fai (non che mi hai fatto ma che mi fai!). Il cambiamento, la conversione è un lungo cammino verso la presa di coscienza concreta di questo.
PINO
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