martedì 5 giugno 2007

UNA CROCE PER 60MILA TRA MACERATA E LORETO



L’invito del cardinale Bertone alla Messa che allo stadio ha aperto la serata: «Dall’esperienza di questa notte imparate qual è la vera guida nella vita quotidiana»
(Dal Nostro Inviato A Macerata Matteo Liut)



Un Paese che cerca la propria identità nella notte: un paradosso, ma non se la notte diventa momento privilegiato per toccare con mano i propri limiti, le proprie ferite e i propri errori.
Nessun paradosso se a guidare i passi nella notte c'è la fiaccola che invoca e conduce alla pace e la voce dei testimoni che della notte sono in grado di fare un percorso di speranza.
E allora anche camminando per 28 chilometri tra Macerata e Loreto è possibile trovare la risposta alla domanda, ponte tra passato e futuro,
«Ed io che sono?».
In migliaia, stanotte, hanno cercato questa risposta camminando verso il santuario marchigiano. Tra loro - in mezzo a loro - anche i vescovi marchigiani e numerosi testimoni che hanno fatto della ricerca della verità uno stile di vita: tra ieri sera e stamani sono stati loro a offrire le proprie parole come alimento agli oltre 60 mila che hanno risposto anche quest'anno, per la ventinovesima volta, all'invito di Comunione e liberazione e delle diocesi marchigiane. Un cammino cui non hanno voluto mancare, da pellegrini, il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, Claudio Giuliodori, e l'ideatore dell'iniziativa, Giancarlo Vecerrica, vescovo di Fabriano-Matelica. Primo fra tutti a indicare una possibile risposta alla domanda dettata dal tema di quest'anno - tratto da un passo di Giacomo Leopardi - è stato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, che, accolto in un clima di festa, ha presieduto la celebrazione eucaristica allo stadio Helvia Recina di Macerata, punto di partenza del cammino notturno.
Una risposta che il porporato - dopo aver portato a tutti «la benedizione e il saluto cordialissimo del Papa» - ha consegnato ai 72 giovani delegati dell'Agorà dei giovani italiani, giunti a Macerata dopo un cammino sulla via lauretana partito da Roma: «Affido a voi la Croce che vi farà da guida nel vostro pellegrinaggio al santuario di Loreto - ha detto loro al termine della Messa -. Imparate dall'esperienza di questa notte a seguire, anche sulle strade del vostro quotidiano cammino, la Croce di Cristo». In precedenza Bertone aveva ricordato don Luigi Giussani, «che ha formato i giovani alla bellezza dell'essere cristiani, alla coscienza della propria identità». E sono stati proprio i giovani ad aprire la marcia, guidando idealmente la comunità cristiana in questa notte: così la Chiesa italiana esprime la propria volontà a renderli protagonisti del nostro tempo. Erano alla testa di un vero e proprio popolo: erano presenti, infatti, non solo gruppi da tutta Italia ma anche da altri Paesi come la Svizzera, l'Olanda e la Croazia. Un popolo che ha ricevuto i saluti di numerosi rappresentanti di movimenti e aggregazioni laicali, oltre che quelli del presidente della Cei Angelo Bagnasco e del segretario Giuseppe Betori. Una serie cui si sono aggiunti anche quelli del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del presidente del Consiglio, Romano Prodi, e del vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli. Tra le autorità presenti, inoltre, c'era anche il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni. Ma a dare risposta alla domanda di Leopardi c'erano anche Eugenia Roccella e Savino Pezzotta, i portavoce del Family Day: attraverso di loro è risuonato lo stesso messaggio lanciato lo scorso 12 maggio da Roma all'Italia e al mondo politico e istituzionale: «Quel che è bene per le famiglie è bene per il Paese».
«Vogliamo che i figli dei nostri figli possano ancora dire: mamma e papà - ha detto la Roccella -, possano sapere di essere figli di un uomo e di una donna che si sono impegnati ad amarsi per sempre».

Assieme a loro anche il giornalista Magdi Allam, non nuovo dell'esperienza della Macerata-Loreto, l'attore e regista Franco Palmieri, noto per aver messo in scena testi famosi di Giovanni Testori, che ha letto la poesia di Leopardi dalla quale è stato tratto il tema della marcia, e il presidente nazionale dell'Associazione «Memores Domini», Antonio Giavini. Più tardi, lungo il cammino, sono risuonate la parole di don Pierino Gelmini e di don Oreste Benzi. Poi la fiaccola della pace: altra risposta a quella domanda posta nella notte. Una vera luce della pace, accesa per la prima volta nel 1997, anno in cui le Marche e l'Umbria furono sconvolte dal terremoto. Un segno, acceso anche quest'anno da Benedetto XVI durante l'ultima udienza generale, che ha guidato la lunga marcia e indicato la strada fino alla Santa Casa di Loreto, dove i pellegrini hanno trovato la luce del giorno ad accoglierli.

Infine c'è una regione, le Marche, che nell'accoglienza ha trovato il senso della domanda posta nel tema scelto per questa edizione. Lo dimostrano i numeri: 600 persone del servizio accoglienza, 300 per i servizi tecnici, oltre 300 volontari per il servizio medico (con, a disposizione, 16 tende, 50 mezzi di soccorso, 30 ambulanze, 12 appoggi logistici, 6 motociclisti) in collaborazione con la Croce rossa italiana, l'Anpas e l'Azienda sanitaria di Macerata. E per il gesto della colazione, tradizionale appuntamento nell'appuntamento, sono stati preparati tremila litri di tè e mille di caffé, 18 mila bottigliette d'acqua, 35 mila merendine e 800 chili di dolci fatti in casa. In fondo, anche in questo il pellegrinaggio ha molto da insegnare al Paese: quando le porte sono aperte i valori condivisi sanno trasfomare la notte dell'incomprensione.

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