martedì 5 giugno 2007

Recensioni: Eugenio Borgna. Folle è la ragione cartesiana




Recensioni: Eugenio Borgna. Folle è la ragione cartesiana
di Persico Roberto

....Borgna scrive che il primo compito di uno psichiatra è «testimoniare una speranza». È stato proprio questo - racconta a Tempi al termine di un'affollata e applaudita conferenza su "arte e follia" a Brera, Milano - il tratto che ha caratterizzato la sua vita e il suo lavoro: «Quando sono entrato per la prima volta in un ospedale psichiatrico ho scoperto un luogo di inaudita violenza...





A sentirlo raccontare, verrebbe quasi da non credergli. Quando divenne primario dell'ospedale psichiatrico di Novara - era il 1970 - il metodo terapeutico era determinato dai sindacati: in nome della "tutela dell'incolumità del lavoratore" i malati di mente, potenzialmente pericolosi, venivano tenuti legati. E appena Eugenio Borgna (nella foto) cominciò a liberarli i sindacati scesero in piazza con tanto di striscioni: "nemico dei lavoratori". Lui non se ne diede per inteso e, forte dell'appoggio delle suore che operavano nell'istituto (le prime a cogliere la novità umana della sua posizione, origine di un'amicizia che dura tutt'ora), del prefetto e del presidente della Provincia, cominciò a rivoluzionare il manicomio secondo la propria concezione. «Era la vecchia cultura della follia, basata sull'esclusione, sulla diversità radicale fra il "normale" e l'"altro": la follia come tumore della vita psichica, sofferenza dalle radici esclusivamente biologiche, da curare solo con i farmaci. Era in realtà la follia della razionalità (la vediamo all'opera in tanti luoghi, per esempio nell'ultimo libro di Odifreddi) che riduce lo psichiatra a funzionario; è l'affermazione della "raison" cartesiana che ignora le pascaliane "ragioni del cuore". Mentre solo la conoscenza intuitiva e poetica è in grado di affrontare le questioni fondamentali della vita: i nascituri, la speranza, la morte. La follia della ragione esclude che si possa dire una parola sensata su questi argomenti, li esclude dall'orizzonte della conoscenza ragionevole dell'umano: ma quello che rimane è un uomo che, separato dalle sue questioni fondamentali, non è più un uomo».
La conversazione di Borgna è affascinante come sempre, si dipana lucidissima tra psichiatria, letteratura, filosofia, arte, musica, seguendo il filo tenace del male di vivere, della malinconia, dell'angoscia che segnano le vite di tutti, che emergono in tante opere d'arte, che stabiliscono tra medico e paziente una solidarietà che affonda le radici nella comune lotta per cogliere un senso della sofferenza, che è sempre un senso per la vita. Nel suo ultimo libro, Come in uno specchio oscuramente, Borgna scrive che il primo compito di uno psichiatra è «testimoniare una speranza». È stato proprio questo - racconta a Tempi al termine di un'affollata e applaudita conferenza su "arte e follia" a Brera, Milano - il tratto che ha caratterizzato la sua vita e il suo lavoro: «Quando sono entrato per la prima volta in un ospedale psichiatrico ho scoperto un luogo di inaudita violenza. L'atteggiamento del medico prescindeva da qualunque attesa dei pazienti. Io invece ho cominciato a partire dalle loro attese. Attese concrete, certo (il cibo, la pulizia, la passeggiata), ma insieme segno dell'attesa di qualcuno capace di ascoltare le loro aspettative profonde. E questo ci interroga: come posso confrontarmi con simili attese? Quali significati portano? Cercavano medici che vivessero una qualche speranza (spesso contro ogni speranza) che conoscessero il valore terapeutico della speranza. Era l'attesa di qualcuno che fosse "di speranza fontana vivace", come dice Dante della Madonna in quel verso del Paradiso che don Luigi Giussani citava tanto spesso: di incontri con persone capaci di non ridurre l'attesa di futuro alle maglie di una prognosi, trasformando in prognosi falsamente scientifica un quadro che può cambiare, in forza di un fatto nuovo che sempre può accadere».
Guardare il fondo del fiume
In quegli stessi anni anche altri specialisti, come Manfred Bleuer a Zurigo e Luc Ciompi a Berna, scoprivano ciascuno per conto proprio che le risorse interne dei pazienti potevano riemergere solo in un contesto di reciprocità, in cui la speranza del medico ridesta la speranza dei pazienti. «Ma questo è possibile solo se la questione della speranza è esplicitamente messa a tema nel lavoro», incalza Borgna. «Come ha scritto Mario Tobino, "destino di uno psichiatra è la capacità di far riemergere sulle ali della sua speranza qualche attesa nel cuore dei suoi pazienti". Anche un attimo di attesa colto può essere sorgente fatale di guarigione. Come ho sentito dire da don Giussani, anche la domanda di un passante che ti chiede la via porta con sé il desiderio di uno sguardo umano che accompagni quella semplice indicazione. Perché don Giussani aveva una percezione acuta del dramma che cova sotto le ceneri di tutti; finché un evento, anche una semplice malattia fisica, interrompe il fiume dell'indifferenza che non vuole guardare il fondo del fiume».
Senza senso non c'è gioia
È qui il punto più drammatico della posizione di questo psichiatra innovatore: Borgna non stabilisce una linea di confine tra i "normali" e gli "altri", ma insiste che la follia mostra in modo più drammatico - «infiammato», scrive lui - il dolore di ciascuno, ciò che la cultura moderna fa di tutto per dimenticare. «Badi, non sto celebrando il trionfo del dolore; dico che ci sono delle sofferenze ineliminabili, e che averle attraversate permette di cogliere il dolore degli altri. La maggioranza che apparentemente vive nella negazione di un senso, della riflessione, del dolore, non è in grado neppure di comprendere la gioia, che è qualcosa di molto più complesso e significativo della semplice realizzazione degli impulsi. Il senso della vita si perde, divorato dalla follia, dall'indifferenza, dall'apatia, dalla soddisfazione istantanea degli impulsi. La domanda di senso rinasce quando la vita ci risuscita le domande vere, reali, che costituiscono il fondamento della condizione umana. Nel dolore ma anche nella gioia, e nel confronto col dolore degli altri».
Una posizione non certo comoda, che tra l'altro ha impedito a Borgna di vincere una cattedra universitaria. «Ma non solo io, sa? È stato così anche per Bruno Caglieri, medico di Moro e di Cossiga, perito della Sacra Rota, quindi uomo dai potenti appoggi del mondo cattolico; e per lo stesso Franco Basaglia, che pure aveva alle spalle il peso politico del Pci. Tutti falciati dal nocciolo duro del potere cattedratico, che nel mondo della psichiatria è massonico e legato alla vecchia psichiatria dei farmaci: gli psichiatri che riconoscono nei matti le stesse inquietudini che agitano il loro fondo umano danno fastidio».
Eugenio Borgna,
Come in uno specchio oscuramente,
Feltrinelli,
Pagine 225,
16 euro

1 commento:

Anonymous ha detto...

It is true that the British and Papal forces are locked in
struggle. But it is also important to realise who their partners are,
even if the partnership have cracks. The British are aligned with the
Jewish, Byzantine and Hindu forces. The Papal forces are aligned
with the Islamic and Confucian forces.

Cromwell brought back Britain's Jews and made them loyal to the
British agenda. America's Puritans were also aligned with the Jews.
Disraeli made Israel part of the British agenda. Jefferson and
Franklin were instructed by a Greek named Paradise how to write the
Constituion and set up universities loyal to the Greek agenda.
Byzantines have a politburo called "Archons" to which even Gorbachev
belongs. The Byzantine forces have control over Russia as well as the
old Alexandrian hegemonies of Egypt and Syria. This is why Greek
shippers control Arab and Russian oil. Greek shippers shipped slaves
to America which were captured by Arabs and their African allies.
Greek-born British Prince Philip has reverted to Orthodox Christianity
in his old-age. All the money in India is in Orthodox Christian,
Zorastrian or Jewish hands. As the USA is moving towards a Papal
majority, the British hegemony is moving jobs to India, which is more
likely to be aligned with British interests.

The Papacy always had good ties to Islam, not just because of
abortion. The Papacy has always used Islam and Confucianism against
their enemies. Marco Polo reopened ties to China, which they saw as a
counterforce to Byzantium and Russia. Even when Muhammad was alive,
the Papacy wanted to use Islam to destabilize Byzantium. The Pope
opposed any action against Saddam because Tariq Aziz was a Papal
Chaldean. Hitler was a Papal altar boy and was aligned with Islam and
Japan.