lunedì 11 giugno 2007

LA SOLENNE PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI TRA LE VIE DI MILANO



L’EUCARISTIA AL CENTRO DELLA VITA
PREGHIERA
DELL'ARCIVESCOVO
di mons. Luigi Manganini
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e i sacramen
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La festa del Corpus Domini - come ancora viene chiamata la Solennità del Corpo e del Sangue del Signore - trova le sue origini nella Gallia belgica dove dopo il 1100 fiorì una rigogliosa devozione Eucaristica, tanto che San Francesco chiamò quella regione «amica Corporis Domini» (amica del corpo del Signore).

Tutto avvenne in conseguenza di mistiche rivelazioni alla beata Giuliana di Rétine, Priora del Monastero di Monte Cornelio presso Liegi (1193-1258). Si racconta che «nell’estasi della sua preghiera, vedeva il disco lunare tutto raggiante di candida luce, tranne che da un lato, dove una linea oscura sembrava deformarlo; e intese da Dio che quella visione significava la Chiesa presente, nella quale mancava ancora una solennità in onore del Ss. Sacramento» (M. Righetti, «Storia liturgica II», pag. 329).

La festa venne introdotta dal Vescovo di Liegi nel 1246 e Papa Urbano IV, antico Arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, la estese a tutta la Chiesa il giorno 11 agosto 1264, forse anche in conseguenza del miracolo di Bolsena. La bolla del Papa non parlava di una processione, ma in qualche modo la suggeriva, in quanto invitava i fedeli ad esprimere la loro devozione all’Eucaristia con canti e inni gioiosi. E a partire dal 1265 in Germania, Austria e Francia si ha testimonianza delle prime processioni; mentre per Milano occorre attendere il 1336.

Le processioni eucaristiche si svilupparono soprattutto attraverso il valido contributo delle Confraternite del Ss. Sacramento che, sorte nella seconda metà del secolo XIII si diffusero nei secoli seguenti. A Milano San Carlo Borromeo ne fu un convinto sostenitore.

La Processione caratterizzò quindi sempre più, anche dal punto di vista popolare, la ricorrenza del Corpus Domini. Può essere curioso sapere che inizialmente l’oggetto liturgico attraverso il quale l’Eucaristia veniva portata in processione era chiamato reliquiario, perché ne aveva la forma, molto simile a quello che ancora adesso è l’ostensorio ambrosiano. Col passare del tempo esso assunse la tipica forma a raggiera, secondo l’uso del rito romano.

L’impostazione tradizionale di questa festa rimase immutata sino alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II i cui nuovi libri liturgici interpretarono il rito della processione dentro la più ampia consapevolezza della celebrazione eucaristica.

L’introduzione generale e il capitolo IV del libro Comunione e Culto Eucaristico fuori dalla Messa, parlando della processione, mettono in evidenza i seguenti aspetti: la celebrazione dell’Eucaristia nel sacrificio della messa è veramente l’origine e il fine del culto che ad essa viene reso fuori della messa; è preferibile che la processione eucaristica si faccia immediatamente dopo la messa nella quale viene consacrata l’ostia da portarsi poi in processione; il popolo cristiano in essa (la processione) rende pubblica testimonianza di fede e adorazione verso il Ss. Sacramento.

È un fatto che la pastorale della processione eucaristica richieda particolare accortezza. In alcuni ambiti è necessario qualche esercizio di «potatura», in altri occorre invece lo sforzo di promuoverne il valore nel contesto di tutta la pastorale dell’anno liturgico. È proprio una intelligente ed equilibrata pastorale liturgica a suggerire una buona celebrazione di questa solennità.

Potremmo dire che laddove si sono celebrati con grande intensità i riti della Settimana santa e in particolare la Veglia pasquale, acquista pieno significato la processione eucaristica, intesa appunto come ripresa contemplativa del Mistero pasquale intensamente celebrato. Laddove invece la processione eucaristica è come un masso erratico in un contesto di estrema modestia celebrativa, estesa a tutto o quasi l’anno liturgico, un sano ripensamento da parte dei responsabili della pastorale si rende necessario, anche se il rito è popolarmente partecipato.

Come sempre deve avvenire nella vita liturgica di una comunità, occorre saper comporre «nova et vetera» in modo armonioso e pastoralmente coinvolgente. L’annuale processione diocesana per le vie di Milano e la Solenne celebrazione eucaristica che la precede, presiedute dall’Arcivescovo, presentano una esemplarità cui fare riferimento in questo nostro impegno pastorale.

Invitare i fedeli a parteciparvi significa sottolineare l’unità della Chiesa ambrosiana che trova nella Eucaristia il suo punto di partenza e di arrivo e la missione dell’Arcivescovo come il «liturgo» per eccellenza della sua Chiesa.

La solennità del Corpus Domini richiede di porre particolare attenzione alle nuove generazioni che non si sentono particolarmente attratte verso il rito liturgico della processione. Se volessimo rivolgerci nei loro confronti in modo pedagogico dovremmo forse ripartire dall’Eucaristia celebrata e portarli progressivamente verso il culto eucaristico fuori dalla messa.

Impegniamoci quindi per celebrare al meglio e proficuamente la solennità del Corpus Domimi. L’augurio è che le nostre comunità e tutti i suoi componenti diventino, come San Francesco diceva a proposito della diocesi di Liegi, amiche del Corpo del Signore.



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