domenica 13 gennaio 2008

DELL'ILLOGILITA' DI SALVARE CAINO MENTRE SI NEGA AD ABELE IL DIRITTO DI NASCERE

di Tempi

Se non fossero espressione dell'ipocrisia caratteristica delle due bande di preti che governano l'Italia all'epoca in cui l'Italia è sommersa per metà dalle tasse e per l'altra metà dalla spazzatura, personaggi come Eugenio Scalfari e Rosy Bindi potrebbero spiegare meglio le loro obiezioni alla moratoria sull'aborto proposta dal Foglio di Giuliano Ferrara. Per esempio a Barcellona, la colonizzazione dell'umano è spiegata molto bene dai soldi della Caixa de Catalunya e dalla strana politica di José Luis Rodríguez Zapatero, detto "Bambi", uno che ha il vezzo di considerare chi la pensa diversamente da lui e dal suo governo «una seria minaccia per la democrazia».



Barcellona è forse uno dei più bei parchi di divertimento del neosecolarismo europeo. Eppure, come a ogni Epifania, anche sabato scorso sono arrivati i re magi portando cammelli per le ramblas e tanti bei doni per i bambini catalani. Una certa tradizione (specie se supportata dalla religione nazionalista) si sposa benissimo coi riti dell'ecstasy in discoteca, col travestitismo almodovariano e - ricordate le promozioni dell'Unità al tempo del referendum sulla legge 40? - coi voli charter per andarsi a comprare un bambino alla carta.
Barcellona sarebbe la residenza ideale per il volgare, cinico e premio Nobel James Watson, che predica la pulizia eugenetica del Dna e sostiene l'inferiorità della razza nera. Però sarebbe un bel palcoscenico anche per i nostri cattolici al chianti. I quali, non v'è dubbio, nel caso risultasse sconveniente per le loro carriere politiche o ecclesiastiche, non predicherebbero più soltanto la scolleganza tra fede e ragione, ma riterrebbero scandaloso affermare pubblicamente anche il fatto che due più due faccia quattro. A Barcellona lo scorso Natale è andata di moda la natività in chiave cinematografica horror e vanno sempre di moda (anche se quelli che lo fanno sono solo quattro gatti) il matrimonio e le adozioni gay. A Barcellona le mamme col pancione vengono dall'estero per sgravarsi in cliniche specializzate nell'aborto fino al settimo mese. Insomma, per chi non è un ipocrita che problema c'è a regredire alle stagioni pre giudaico-cristiane e inchinarsi agli idoli che festeggiano i sacrifici umani e le rupi tarpee? Che problema c'è ad abbracciare la superstizione eugenetica come strada al miglioramento dell'umanità e l'aborto come strumento di pianificazione delle nascite? Però bisogna avere il coraggio di dirle queste cose. Non fare come quei simulatori di atteggiamenti o sentimenti esemplari che hanno il loro più celebre esponente a Palazzo Chigi.Insomma, per farla breve, come si fa a non cogliere l'incredibile illogicità che corre tra l'esaltazione di culture, di leggi e di una moratoria Onu che salvano Caino e l'opposizione a una proposta che dice: bene, adesso diamoci da fare per culture, leggi e una moratoria Onu che salvino anche Abele? Come si fa a spiegare che sottrarre un killer al boia è «diritto umano», mentre aiutare un bambino a nascere è, per dirla con Massimo Cacciari, «fondamentalismo»? Nessuno ha chiesto la condanna delle donne che abortiscono. Nessuno chiede l'abolizione della 194. Nessuno chiede la soppressione di leggi pro-choice. E allora come si fa a dire - come sostiene la cattolica Bindi - che proporre di fare qualcosa a livello di società, istituzioni, governi e Onu perché le donne possano non buttare via i propri figli è proporre di fare qualcosa di «aberrante»?



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