domenica 13 gennaio 2008

FERRARA HA RECUPERATO IL BIBLICO " NON UCCIDERE" TROVANDO UN PAPA PRONTISSIMO A DIFENDERE LA TORAH


di Baget Bozzo Gianni

Giuliano Ferrara è una entità a sé nella politica italiana. Si può dire che segua i consigli dell'antenato Cacciaguida a Dante: «Farai parte per te stesso». A Dante il consiglio non portò fortuna, ma a Giuliano sì: se si può indicare qualche politico creativo nel nostro paese, certamente tra questi vi è anche lui. Ma, con la recente proposta della moratoria sull'aborto, egli ha fatto una scelta che, pur avendo parecchie ricadute politiche, è però relativa a un altro ordine di pensieri: la difesa della tradizione cristiana della nostra civiltà. Ferrara ha curiosamente seguito la traccia di un altro grande creativo, Marco Pannella, che, nella tempesta del terrorismo, inventò la parola d'ordine "Nessuno tocchi Caino". Era, non a caso, una frase di Dio nella Genesi, e Pannella, che è uno spirito religioso anche se anticlericale, ha sempre sentito l'esigenza di rifarsi a uno sfondo biblico. Ora Ferrara quella parola d'ordine la riprende, nella sua logica conseguenza: "Nessuno tocchi Abele". È il "non uccidere" della Torah.




È inevitabile, quando si considerano le origini della nostra civiltà, scoprire che è nell'Antico Testamento (letto attraverso il Nuovo dai cristiani) che stanno le nostre radici. La Chiesa ha fatto proprio il patto con la creazione dell'Antico Testamento. Non a caso, infatti, i punti fondamentali del contrasto tra Roma e l'individualismo postmoderno sono legati alla creazione. Di fronte allo spiritualismo gnostico della rivoluzione moderna, perciò, la Chiesa ha risposto mantenendo ferma la dottrina della creazione e del rapporto tra Dio e natura. Non esiste una via intermedia tra la difesa della creazione e la caduta nello gnosticismo rivoluzionario, che pure è ancora un modello di riferimento di tanto linguaggio cattolico. Ed è il Papa a difendere, sui temi dell'omosessualità, dell'aborto, delle staminali, il principio della legge naturale fondata sulla creazione e quindi sul nesso originario tra Dio e la realtà.
Facciamo questo discorso per capire la questione dei cattolici non credenti, o almeno non professanti, i quali non pronunciano il Credo ma di fatto non prescindono da esso. Non per niente il Credo inizia con la professione di fede nel Dio onnipotente dell'Antico Testamento. E non per niente il Papa ha messo l'accento sulla verità della creazione per difenderla e difendersi dallo gnosticismo rivoluzionario. Ferrara si inscrive in questa prospettiva. E, non a caso, essa lo guida nell'abbandono del Pci, nella scelta di Craxi e di Berlusconi, della destra religiosa americana e, oggi, di papa Benedetto. Tali scelte si rifanno all'Antico Testamento, ma per chi è passato attraverso la tradizione rivoluzionaria sono collegate al cristianesimo. La civiltà che noi viviamo è cristiana e il portato ebraico vive in essa nel segno di Cristo. Per questo, ora, Ferrara si dice cattolico romano per cultura e per civiltà. Egli sa che questa radice terrena giudaico-cristiana è alla base del mondo in cui viviamo e che solo dandole valore di principio si combattono l'individualismo e la violenza che esso comporta. La tendenza della coscienza postmoderna, oltre alla deriva individualista, ha anche questa alternativa rappresentata dalla tradizione cristiana della nostra civiltà. La rivoluzione è finita, ma rimangono ancora le sue tracce tra i cristiani. La Chiesa cattolica ha compreso il significato della proposta di Ferrara come corrispondente alla posizione che essa ha assunto facendo del tema della creazione il punto dottrinale centrale sul piano storico. Il papato ha preso atto della fine dello gnosticismo rivoluzionario e della nascita dell'individualismo totale. Il tema della creazione, perciò, è il punto in cui si instaura il rapporto tra fede e pensiero, tra cristianesimo e realtà, e in cui si difende la base religiosa della nostra storia. La moratoria sull'aborto è simbolo della difesa della vita come principio, e tale difesa coincide con l'affermazione della fede nel Dio creatore. Per questo l'adesione cattolica a così alto livello alla proposta di Ferrara ha a che fare con il discorso di Ratisbona, nel quale il Papa ha fatto riferimento alla concezione cristiana del "logos" come punto di fusione dell'ellenismo e della romanità con l'annuncio cristiano della vita divina e del mistero di Cristo.
Così la difesa della vita non è più una questione ecclesiastica, come tante volte è stata intesa quando la gnosi rivoluzionaria travolgeva ancora molti cuori. È un seme, e non so che effetto produrrà. Ma esso si incontrerà con molti altri semi, che non accettano la fine della società e della civiltà nell'individualismo e nel conflitto stabilito all'interno del sesso, del genere, della vita.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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