giovedì 21 agosto 2008

O PROTAGONISTI O NESSUNO :UNA SCELTA DI VITA

«protagonista» è oggi chi ha come scopo principale dell’esistenza il raggiungimento del successo: se non lo raggiunge, si sente «sconosciuto», quando non fallito tout court. L’alternativa è riconsiderare la possibilità di un «uomo irriducibile», cioè colui che, nella parole di Don Luigi Giussani, «possiede il proprio volto, che è, in tutta la storia e l’eternità, unico e irripetibile».


Tratto da Il Giornale del 20 agosto 2008

Il testo di Salih Mahmoud Osman Un ponte tra culture e religioni, di cui presentiamo uno stralcio in questa pagina, uscirà sul prossimo numero di Atlantide, che verrà distribuito in occasione del prossimo Meeting di Rimini (24-30 agosto).


Da settembre, il numero «Ragionevoli, cioè protagonisti» di questo quadrimestrale di approfondimento interculturale diretto da Giorgio Vittadini sarà distribuito anche nelle librerie e nelle edicole. Nel frattempo, anche la ventinovesima edizione del Meeting - intitolata «O protagonisti o nessuno» - si concentrerà su temi in qualche modo analoghi: quello della persona e del suo rapporto col «protagonismo» onnipresente nella società del nostro tempo. Infatti, «protagonista» è oggi chi ha come scopo principale dell’esistenza il raggiungimento del successo: se non lo raggiunge, si sente «sconosciuto», quando non fallito tout court. L’alternativa è riconsiderare la possibilità di un «uomo irriducibile», cioè colui che, nella parole di Don Luigi Giussani, «possiede il proprio volto, che è, in tutta la storia e l’eternità, unico e irripetibile».

Nei giorni del Meeting, diversi nomi autorevoli proveranno a considerare le varie declinazioni - passate, presenti e future - di questa idea alternativa di essere protagonisti. Enzo Bettiza parlerà dell’eroismo della Primavera di Praga; Luca Doninelli introdurrà l’incontro con Gregory Katz, docente di bioetica autore di La cifra della vita tra genetica e umanesimo; Roberto Fontolan e Gian Micalessin proporranno una rassegna di reportage internazionali; Mario Giordano parlerà del protagonismo nell’informazione; Aharon Appelfeld si interrogherà sulla bellezza e la positività della vita insieme a Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano; Giorgio Israel rifletterà sui nemici della scienza; il ministro dell’Istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini spiegherà perché non di solo Stato vive la scuola. E molti altri intellettuali - anche attraverso film e reading - illustreranno un diverso modo di essere protagonisti.

Info: www.meetingrimini.it.


«Io, avvocato della libera fede»
In esclusiva un intervento di Salih Mahmoud Osman, il giurista sudanese Premio Sacharov 2007, che sarà al prossimo Meeting di Rimini
di Caterina Soffici

L’erba del vicino è sempre più verde. E questo si sapeva. Ma scoprire che anche il latino degli americani è più verde del nostro, questa è una vera novità. The Economist ci informa: tra i laureati nelle università americane hanno più crediti gli studenti che hanno studiato le lingue classiche. Anche i manager più apprezzati sono quelli con una formazione umanistica e classica. Inoltre c’è un boom di campi estivi dove si studiano latino e greco, con rappresentazioni di commedie e certami di traduzione. Insomma, nel mondo anglosassone studiare le lingue morte è un valore aggiunto e di distinzione.

Perché?

Perché l’apprendimento di latino e greco ha un alto valore formativo: insegna la logica, sviluppa la memoria, l’attenzione al dettaglio e al ragionamento critico.

Tutte cose che la scuola italiana sapeva benissimo e infatti nei nostri programmi il latino si iniziava alle medie. Lo sa chi ha sputato sangue su una versione di greco, maledicendo Tucidide o chi per lui, sacramentando sugli aoristi passivi e chiedendosi a che cosa gli sarebbe servito nella vita. Professori e genitori, come tanti grilli parlanti, rispondevano che la lingua sembrava morta, eppure avrebbe aperto il loro cervello.

Nessuno aveva la possibilità di verificare, ma intanto i pomeriggi passavano a schiena china sulle versioni e sui libri di letteratura greca e latina. Poi che cosa è successo? Mentre noi inseguivamo una formazione anglosassone e inneggiavamo alle «tre i» (inglese, internet e impresa), gli anglosassoni resuscitavano le lingue che noi abbiamo seppellito in nome di un’istruzione non classista, arrivando addirittura a chiedere l’abolizione del liceo classico. Con questo distruggendo una delle poche cose pubbliche veramente valide che l’Italia avesse prodotto dal dopoguerra in poi, cioè l’istruzione.

Con un susseguirsi di riforme, una più stupida e confusa dell’altra (poco importa se di destra o di sinistra). Avete voluto l’istruzione massificata?
Tenetevela. Chi ha la possibilità, manda i figli a studiare in America, dove intanto hanno capito che l’unica istruzione valida è quella elitaria.(aggettivo derivante alla lingua inglese)



Pochi ma buoni.(bisogna stabilire chi sono i pochi (mio commento)) Con buona pace per la massa. Odi profanum vulgus, et arceo. Senza traduzione, perché questo è un articolo elitario.

Questa frase e' stata anche usata da Violetta per il suo album











PS:metto la traduzione Odi profanum vulgus, et arceo (odio il volgo profano, e me ne tengo lontano) è il verso iniziale della prima Ode del III libro di Orazio,
Come sempre e' necessario leggere la frase all'interno dell'intero testo per comprendere meglio cio' che vuole esprimere lo scrittore.

Odi profanum volgus et arceo.favete linguis: carmina non priusaudita Musarum sacerdosvirginibus puerisque canto.5regum timendorum in proprios greges,reges in ipsos imperium est Iovis,clari Giganteo triumpho,cuncta supercilio moventis.est ut viro vir latius ordinet10arbusta sulcis, hic generosiordescendat in campum petitor,moribus hic meliorque famacontendat, illi turba clientiumsit maior: aequa lege Necessitas15sortitur insignis et imos,omne capax movet urna nomen.destrictus ensis cui super inpia cervice pendet, non Siculae dapesdulcem elaborabunt saporem,20non avium citharaeque cantus somnum reducent: somnus agrestiumlenis virorum non humilis domosfastidit umbrosamque ripam,non Zephyris agitata tempe.25desiderantem quod satis est nequetumultuosum sollicitat marenec saevus Arcturi cadentisimpetus aut orientis Haedi,non verberatae grandine vineae30fundusque mendax, arbore nunc aquasculpante, nunc torrentia agrossidera, nunc hiemes iniquas.contracta pisces aequora sentiuntiactis in altum molibus: huc frequens35caementa demittit redemptorcum famulis dominusque terraefastidiosus; sed Timor et Minaescandunt eodem quo dominus, nequedecedit aerata triremi et40post equitem sedet atra Cura.quodsi dolentem nec Phrygius lapisnec purpurarum sidere clariordelenit usus nec Falernavitis Achaemeniumque costum,45cur invidendis postibus et novosublime ritu moliar atrium?cur valle permutem Sabinadivitias operosiores?

1, imparzialità del destino

Odio l'estraneità degli uomini e la fuggo.Sia fatto silenzio! per vergini e fanciulliio, sacerdote delle Muse, canto poesia che prima non fu udita mai.Sul loro gregge grava il potere temibile dei re, ma su questi grava quello di Giove che, in gloria per aver vinto i Giganti,con un cenno solo muove l'universo.Accade che in solchi piú estesi d'altri un uomo ordini i suoi alberi, che per candidarsi scenda in campo chi piú nobile ha il sangue,che gareggi chi è migliore per costumi e fama, che abbia un uomo séguito maggiore di clienti: con imparzialità il destino estrae a sorte infimi ed illustri:agita un'urna fonda il nome di tutti.A chi, sul capo scellerato, inesorabile pende la spada non procureranno gusto piacevole i banchetti siciliani,non daranno il sonno il canto degli uccellio il suono della cetra. Dolcemente invece il sonno predilige le umili case dei contadini, le pendici ombroseo le valli dove spirano gli zefiri.Chi sogna in cuor suo solo ciò che gli basta non diventa ansioso per il mare in burrasca,la furia di Arturo quando tramontao quella del Capretto quando si leva,né per le vigne flagellate dalla grandine,per la delusione del podere, che addebitaora alle piante, alle piogge, o alle stelle che bruciano i campi, ora all'inverno crudo.I pesci avvertono che si restringe il mare per le dighe di macigni gettati al largo:con una folla di operai le colmano pietra su pietra l'impresario e il padrone infastidito dalla terraferma. Ma con le dighe salgono timore e minacce,e un cupo affanno s'abbarbica al bronzo della nave, segue a spalla il cavaliere.Ora se un marmo frigio o l'uso della porpora piú splendente degli astri, la vite fa lernao un profumo orientale non sollevano chi è prostrato dal dolore, perché mai,seguendo i nuovi costumi, dovrei erigere un grand'atrio con stipiti da fare invidia?perché dovrei cambiare con ricchezze piú impegnative la mia valle sabina?

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