martedì 26 agosto 2008

CESANA

«Credo proprio di sì. Il Meeting è una grande documentazione di esperienze umane che possono concorrere a formare, soprattutto nei giovani, un atteggiamento positivo, non impaurito di fronte alla realtà, anche quella imprevista, lo straniero. La violenza viene soprattutto dalla paura».


« Il governo non ha ricette per il futuro. Ma il Pd è in confusione»

«Quando don Giussani cominciò a insegnare al Liceo Berchet di Milano voleva dire ai suoi studenti: "Non voglio convincervi di quello che penso io, ma darvi un metodo attraverso cui giudicare quello che dico io e quello che dicono tutti"». Tanto per chiarire che nello slogan della ventinovesima edizione del Meeting di Rimini, “O protagonisti o nessuno”, la volontà di potenza non c’entra. Giancarlo Cesana, docente di Igiene generale e applicata alla Bicocca e leader laico di Cl, sorride: «Essere protagonisti vuole dire avere questo metodo, una esperienza umana certa che non perde la bussola di fronte a tutto ciò che succede, positivo o negativo che sia. Un’esperienza così non è di superuomini ma di uomini che, avendo bisogno, sanno a chi chiedere».




Professore, domani (domenica; ndr) si comincia dall’incontro con il cardinale Angelo Bagnasco. «La Chiesa non è una élite, è un popolo», ha detto il presidente della Cei. Ovvero?


«La Chiesa è fatta da gente normale, unita dalla esperienza elementare della fede, che non è un pensiero sulle cose, né tantomeno un sentimento intimo. E il riconoscimento di una presenza che risponde positivamente al bisogno delle persone e del mondo. La Chiesa è il corpo, la continuazione nella storia, di Cristo risorto, vincitore della morte, speranza per tutti. Nei Cori della Rocca, lo spettacolo inaugurale del Meeting di quest’anno, Eliot chiama la Chiesa la "Straniera", che è tale perché parla agli uomini della vita e della morte, di ciò che "vorrebbero scordare" ma non possono rinnegare».


Giuseppe De Rita scriveva sul «Corriere» circa la modernità della Chiesa e i suoi impegni «così sofisticati da imporre agli avversari, se vogliono restare in gara, un salto di qualità culturale».


«Quella di De Rita è una lettura sociologica, ovviamente legittima, ma non so quanto corrispondente alla realtà, nel senso che la Chiesa non è concorrente di una gara. La Chiesa ha un compito, annunciare la salvezza di Cristo. E paradossalmente proprio nel martirio, cioè quando viene in apparenza messa sotto, essa vince».


La scelta di aprire con il presidente Cei è un modo di marcare le distanze da questa politica?


«Non è nostra intenzione marcare la distanze da nulla. La politica è quello che è ed è inutile fare gli schizzinosi visto che, volenti o nolenti, ci si deve convivere e vivere. Ha ragione Bagnasco, la politica è preoccupazione del bene comune e la disaffezione da essa rappresenta uno scadimento della società».


Al Meeting 2007 lei parlò di «Paese intossicato».


«La citazione è di una memorabile intervista di Giussani al Corriere, parecchi anni fa. Giussani aveva ragione, dall’intossicazione non siamo ancora usciti».


Sarà il mancato invito a Berlusconi o il fatto che i cattolici non abbondino, ma si dice che CI sia delusa dal governo. Vero?


«No! Ciò non vuoi dire che approvi incondizionatamente tutto quello che il governo fa. Cl non è un partito politico e pertanto non ha "delusioni governative". Con la sua azione educativa alla fede cerca di contribuire alla formazione di una umanità partecipe della vita civile nazionale e non solo».


Ma una cosa buona e una cattiva fatte dal governo?


«La ripulitura di Napoli è sotto gli occhi di tutti. Newsweek ha lodato i primi cento giorni del governo Berlusconi. Viene apprezzata anche la volontà di ridurre il debito pubblico con i famosi "tagli". L’economia, come dice la parola, è "legge dell’ambiente". Ciò significa che per fare una casa bisogna mettere prima le fondamenta: non per stare in cantina, ma per vivere più sicuri ai piani superiori. Bisognerebbe però dire di quanti piani si vuole la casa, come saranno, quale arredamento... Non c’è tanto una cosa cattiva, ma una cosa mancante: il futuro che, per quanto difficile, dev’essere vivibile. Qualche proposta bisognerebbe farla, ma non è solo un problema del governo».



Il Pd di Veltroni?



«La costituzione del Pd mi sembrò un importante passaggio verso una democrazia più concreta, di alternanza tra posizioni moderate. Ora la situazione mi sembra assai confusa e neppure mi pare di vedere una opposizione seria, capace di proporre».


E la commissione «bipartisan» voluta a Roma da Alemanno?



«Se svolgesse un ruolo decisivo, sarebbe una vera novità».


Le critiche al governo di «Famiglia cristiana»: eccessivi i toni o gli attacchi al settimanale?


«L’accusa di pericolo fascista all’azione del governo sull’ordine pubblico mi è parsa esagerata. E a una azione corrisponde una reazione eguale e contraria, dice la fisica. La politica poi complica, anche in senso peggiorativo».


Il Papa ha messo in guardia dalla tentazione del razzismo. C’è questo problema in Italia, ad esempio verso i Rom?


«Sì, c’è, e non solo nei confronti dei Rom, ma credo che il richiamo del Papa sia all’atteggiamento di tutti e non riguardi in particolare provvedimenti governativi italiani. Sulla rilevazione delle impronte digitali ai bambini Rom, ad esempio, da diverse parti, anche cattoliche, è stato rilevato che ciò può essere protettivo: di molti di questi bimbi nemmeno si sa l’esistenza».


Il cardinale Tettamanzi ha detto che c’è «una primaria preoccupazione educativa» perché non prevalga la «paura istintiva» verso l’altro. Si può collegare all’«emergenza educativa» cara al Meeting?


«Credo proprio di sì. Il Meeting è una grande documentazione di esperienze umane che possono concorrere a formare, soprattutto nei giovani, un atteggiamento positivo, non impaurito di fronte alla realtà, anche quella imprevista, lo straniero. La violenza viene soprattutto dalla paura».




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