venerdì 20 aprile 2007

IL NOSTRO POVERO MONDO


IL NULLA STA ABBRACCIANDO L'UOMO
AIUTIAMO I NOSTRI FIGLI E TESTIMONIAMOGLI CHE CRISTO CON LA SUA MORTE E RESURREZIONE HA RIDATO ALL'UOMO IL SIGNIFICATO DELLA VITA

In questi giorni sono stati moltissimi gli avvenimenti dolorosi ,raccappriccianti,che hanno riempito fogli di giornali e dato possibilita' a tutti di raccontare la propria interpretazione.
A fatti avvenuti tutti siamo capaci di sparare a zero su tutto.
E' piu' semplice giudicare gli atti degli altri e soprattutto ci allegerisce la coscienza.
Gli avvenimenti non sono....


imputabili all'una o all'altra nazione (ricordiamoci che una strage simile a quella americana e' avvenuta anche pochi anni fa nella nostra europa nello stato inglese.)
ma all'uomo che si sta perdendo .
A noi che piano piano ci allontaniamo dal vero Bene e non sappiamo comunicare piu' nulla ai nostri figli.
A noi che per metterci il cuore in pace lasciamo,deleghiamo l'educazione ad altri.
Si noi tutti noi che riteniamo sufficiente portare i nostri figli in scuole dove altri si prenderanno cura dei nostri figli.
Don Giussani ci ha sempre richiamato a non delegare l'educazione ad altri.
I figli ci sono stati affidati e tocca a noi dare testimonioanza e risposte.
Ormai siamo in una societa' individualistica l'interesse e' incentrato solo sui nostri interessi.
Cosa desideriamo per i nostri figli?
Quello che desiderano ormai tutti l'oblio.
Abbiamo paura di metterli di fronte alla realta' vorremmo solo che vedessero quello che noi riteniamo un positivo.
Cosi' anche noi ,che seguiamo e cerchiamo di arrabbattarci nella sequela di Cristo ,ogni giorno scendiamo a compromessi.
Gesu' diventa per ognuno di noi un nostro Gesu'
Come Pietro abbiamo paura (ora che stiamo diventando una minoraza)a dire "SI SIAMO DI CRISTO"
Ce lo diciamo fra noi,ne parliamo fra noi,ma quanto ci giochiamo?
Lo scrivo per richiamare soprattutto la mia persona.
Le nostre scuole proteggono (almeno a noi sembra) i nostri figli abili dagli assalti .
Noi cosi' possiamo bere il caffe' tranquillamente con gli amici (tanto i nostri bimbi sono lasciati in uno spazio sicuro ,non incontrano altre culture non vedono disabilita',e se riusciamo cerchiamo di non comunicargli nemmeno le morti di casa nostra.
Pietose bugie :sono partiti per un viaggio ,....
Morte ,dolore ,limite ,disabilita', cattiveria tutto questo fa parte della nostra quotidianita'.
La realta' e' realta'.La realta' con la venuta di Cristo e' stata tutta salvata ma senza Cristo siamo dei condannati.
La nostra vita non ha significato e quindi nemmeno quella dei nostri figli.
Ci stupiamo delle parole di Benedetto?spero di si spero che i richiami del nostro caro PAPA non ci permettano di stare tranquilli.
Li fa a me li fa a noi li fa all'uomo.
Dobbiamo cambiare noi prima di tutto.
I nostri figli ci guardano non vogliono parole vogliono testimonianza.
Sentiamoci sempre non al posto.
Sentiamoci sermpre grandi peccatori ma senza ripiegarci ma mendicando un cambiamento quotidiano.
Cambiamento nelle piccole cose ascoltando i problemi dell'altro non giudicandoli e abbracciando la sofferenza dell'amico.
Non sentiamoci al posto perche' il nostro peso quotidiano ci e' sufficiente Cristo si e' caricato della croce di tutti noi.
Leggiamo ascoltiamo le notizie e contemporaneamente interroghiamoci.
Sarebbe bello che nascesse un dibattito fra noi .
Sarebbe utile confrontarci non per lanciarci pietre ma per bloccare il nostro braccio .
Siamo gia' dei buoni lanciatori ora dobbiamo invece imparare a riflettere ,a domandare a Dio la possibilita' di allargare e dilatare il nostro duro cuore .
Preghiamo Preghiamo aiutiamoci a pregare non perdiamoci in parole preghiamo .
Questo e' il richiamo che io sento di fronte ai fatti di questi giorni.
Mi sento interpellata, mi sento meschina.
Metto all'interno vari stralci di articoli li potete poi recuperare .
Mandate i vostri commenti.





Rassegna stampa CLU
dal 3 al 18 aprile 2007


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«Una tragedia senza senso»

«L’America è un po’ pazza», Il Foglio, 17.04.07
«L’Apocalisse è arrivata ieri mattina a Blacksburg, nel placido campus universitario di Virginia Tech, nel sud-est degli Stati Uniti. Alle 7.15 un ventenne di origini asiatiche, vestito di nero, dotato di due pistole e di parecchie pallottole ha cominciato a sparare nel complesso universitario facendo le prime vittime. Due ore dopo è entrato in uno degli edifici, ha chiuso con due lucchetti le vie d’uscita e ha compiuto una carneficina “insensata e incomprensibile”, nelle parole del rettore dell’Università. […] Gli studenti e i dipendenti dell’Università uccisi dal furore assassino sono 32, i feriti sono pochi di meno. Lo stragista è morto, si è ucciso egli stesso dopo aver compiuto la carneficina».

«Blacksburg, Virginia, America», Il Foglio, Amy Rosenthal, 18.04.07
«Di fronte alle ultime spiegazioni su quel che è avvenuto, il professore Copulsky non fa che ripetere una parola: “Anywhere”, ovunque. Poteva capitare ovunque […]. Tutti erano sconvolti e si chiedevano: “Com’è potuto succedere?”. Oggi ricorre lo stesso interrogativo, condito da una serie di “e se…” […]. Dice che studenti e professori sono “scioccati, arrabbiati, increduli”, ricorda che tra le vittime c’è anche un suo collega ma non ci sta a entrare nella polemica politica, quella sulle armi che si vendono ovunque e a chiunque, senza troppi controlli […]. Ma quel che più colpisce, quel che più dispiace e terrorizza è sempre la piccola parola che ricorre nelle parole di Copulsky. “Ovunque”. Poteva capitare ovunque».

Telegramma di cordoglio del Santo Padre per le vittime della strage al Campus di Virginia Tech (U.S.A.)
«Profondamente rattristato dalle notizie della sparatoria al Virginia Tech sua Santità Papa Benedetto XVI mi ha chiesto di trasmettere l’assicurazione delle sue preghiere. Nel seguito di questa tragedia senza senso, egli domanda a Dio nostro Padre di consolare tutti coloro che sono in lutto e di garantire loro quella forza spirituale che trionfa sulla violenza col potere del perdono, della speranza e della riconciliazione. Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato».

Commento
Una «tragedia senza senso». Così Benedetto XVI ha definito la strage di Blacksburg, che si è consumata dentro le mura di un’università come le nostre. Di fronte a essa ci troviamo attoniti, smarriti, sgomenti; oppure – dopo un istante – distratti, incapaci di reggere l’urto.

Perché è accaduto? La più accurata delle analisi non è in grado di darci spiegazioni, la più aggiornata delle ricostruzioni non riesce a ridurre il fatto.

Emerge in tutta la sua evidenza la potenza del male, inspiegabile, e la conseguenza di una drammatica assenza di senso, così spesso teorizzata, esaltata dagli attuali maestri del pensiero che conta.

Ma – chi può negarlo? – tutti noi ci scopriamo ogni giorno bisognosi di un motivo adeguato per vivere, di una risposta ai nostri desideri più veri, in mancanza della quale montano in noi un’insoddisfazione e un’angoscia che spesso si traducono in rabbia; una rabbia quotidiana, che non fa notizia, fino a quando non viene portata all’eccesso, come è accaduto.

Una vita senza significato: questo è l’inferno; non quello che sarà, quello che è già qui, cui facilmente ci abituiamo.

Eppure c’è qualcosa in noi che non si rassegna, che continua ad attendere. Dove guardare, su che cosa far leva? Occorre – come scriveva Calvino – «cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, dargli spazio». Occorre incontrare qualcosa, qualcuno che porti oggi una risposta al nostro desiderio di felicità, al nostro bisogno di senso, così da poter stare davanti alla vita senza venir meno a noi stessi, senza fare censure, con una speranza non campata per aria


IL GIORNALE 20 APRILE

I killer dei cristiani: lezione ai nemici dell’islam

di MARTA OTTAVIANI - venerdì 20 aprile 2007, 07:00

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da Istanbul

Una punizione per chi offendeva l'Islam. Sarebbe questo il movente che ha spinto un gruppo di giovani fanatici a legare e sgozzare tre persone l’altro ieri a Malatya. Lo avrebbero fatto perché, pubblicando la Bibbia, le vittime avevano offeso la religione islamica e fatto proselitismo. La Turchia ieri mattina si è svegliata sotto choc per questo ennesimo spargimento di sangue innocente e con l'orrore delle prime dichiarazioni di alcuni assassini, riportate dal quotidiano Hurriyet. «Siamo andati alla casa editrice con cinque coltelli. Non avevamo previsto di sgozzare, ma tutti noi eravamo pronti a uccidere. La religione si sta perdendo. Che il nostro gesto sia una lezione ai nemici dell’islam». Il gruppo di aggressori era guidato molto probabilmente da Emre Gunaydin, 22 anni, il giovane in fin di vita che si era gettato da una finestra e che all'inizio era stato confuso per una quarta vittima della strage.
Nella notte la polizia ha arrestato altre cinque persone, facendo salire a dieci il numero dei fermati. La notizia è stata confermata dal governatore di Malatya, Ibrahim Dasoz, che ha parlato di indagini ancora in corso nonostante le prime confessioni. Se infatti il movente dell'omicidio appare ormai drammaticamente chiaro, meno chiaro è se questo gruppo di assassini fanatici abbia agito autonomamente o facesse parte di un'organizzazione estremista. Dasoz, a questo proposito, ha detto che «l'inchiesta in corso non trascura la pista degli Hezbollah turchi», ossia una frangia estremista islamo-curda, che avrebbe come obiettivo la creazione di uno Stato indipendente del sud-est del Paese. Nonostante il nome, non ci sono legami con il gruppo terrorista libanese. Per questa ipotesi ieri propendevano anche la Cnn turca, il quotidiano filo-islamico Zaman e numerosi commentatori locali. Ad avvalorarla c'è la modalità con la quale è avvenuto il delitto e il biglietto trovato addosso ai primi quattro fermati che recitava: «Noi cinque siamo come fratelli, andiamo alla morte, potremmo non tornare». Un sacrificio in nome di Allah, quindi, per punire chi Allah lo aveva rinnegato. Due delle tre vittime, infatti, erano turchi convertiti al cristianesimo.

Ma qualcosa non torna. Gli assassini, oltre ad aver voluto dare una lezione a chi insultava l’islam, hanno detto di averlo fatto per la patria. Una formula che, al contrario di quanto detto fino a questo momento, appartiene più a formazioni di stampo ultranazionalista. E se si tratta veramente di gruppi riconducibili in qualche modo ai curdi, che vorrebbero uno Stato indipendente, la motivazione patriottica regge poco. Un giornalista locale, che ha chiesto di rimanere anonimo per evidenti motivi di sicurezza, ha dichiarato che le minacce e le violenze contro la casa editrice Zirve si sono intensificate dallo scorso gennaio, quando a Istanbul un giovane ultranazionalista uccise il giornalista armeno Hrant Dink, che veniva proprio da Malatya.
La confusione che avvolge la destra eversiva turca, a metà fra islamismo e laicismo sfrenato, comincia a preoccupare seriamente anche il governo di Ankara. Il presidente uscente Ahmet Necdet Sezer ha parlato di atto per turbare la stabilità interna del Paese. Il premier Recep Tayyip Erdogan, che guida un esecutivo islamico-moderato, si è detto «costernato». «Una simile tragedia - ha aggiunto - colpisce tutti quelli che vivono in questa nazione. I responsabili saranno giudicati e puniti». Ma potrebbe non bastare. Lo sa bene il premier che si è detto preoccupato per la situazione interna del Paese. Ancora più significative le parole del ministro degli Esteri Abdullah Gül, che proprio qualche giorno fa aveva annunciato una serie di riforme per preparare la Turchia all'ingresso in Europa e che adesso definisce l’immagine del suo Paese «a rischio» e promette misure di sicurezza più forti.
Il premier Romano Prodi da Seul ha espresso sentimenti di dolore e lutto per quanto avvenuto in Turchia, sottolineando che non si tratta della prima volta. Prodi ha detto che la strage di Malatya costituisce un «nuovo ostacolo» al processo di integrazione europea del Paese, aggiungendo che la reazione della società turca sarà determinante

Se il Papa buono è quello che non c’è

di Andrea Tornielli - venerdì 20 aprile 2007, 07:00



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Ha ragione il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel dire, con quel suo stile diretto e così poco curiale, che «per i laicisti di oggi, ma ahimé anche per qualche cattolico, sembra che l’unico Papa buono sia quello che non c’è più». Il porporato piemontese aveva risposto così alla domanda di Avvenire sulla ricorrente contrapposizione tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ieri, giorno del secondo anniversario di pontificato, ci ha pensato il settimanale Newsweek a confezionare un’articolata critica a Ratzinger, accusandolo di essere un «Papa invisibile», assente da tutte le frontiere che ne richiederebbero la presenza. Il settimanale ricorda, con una punta di nostalgia, che Giovanni Paolo II già nei primi cento giorni di regno aveva mostrato la sua attitudine di globe-trotter visitando il Messico, mentre il suo successore «è raramente uscito di casa». Lasciamo stare la possibile obiezione, facile facile, sulla differenza di età (Wojtyla è stato eletto a 58 anni, Ratzinger a 78) e fingiamo di non sapere che nei primi due anni il nuovo Papa – oggi ottantenne – è andato due volte in Germania e una volta in Polonia, Spagna e in Turchia, e ora si appresta a visitare il Brasile.
È interessante, invece, discutere l’obiezione di fondo contenuta nell’articolo di Newsweek. Benedetto XVI sarebbe interessato soltanto a ravvivare il cattolicesimo europeo malato di secolarizzazione e relativismo, si batterebbe soltanto per combattere l’aborto, l’eutanasia, la legalizzazione delle unioni gay, etc. Non si interesserebbe per nulla, invece, di altre grandi emergenze che si trova ad affrontare la Chiesa mondiale, come l’espansione delle sette in America Latina che, secondo alcune stime, causerebbe un’emorragia di ottomila persone al giorno dal cattolicesimo: «Ci ignora completamente» ha detto al settimanale il sociologo messicano Roberto Blancarte specializzato in questioni religiose. La stoccata finale riguarda l’antica messa di San Pio V, che il Pontefice si appresta a liberalizzare (e un atto di liberalizzazione, in linea con quanto già stabilito da Wojtyla, in fondo dovrebbe piacere ai liberal): un provvedimento bollato da Newsweek come «passo indietro» che tradisce la memoria di Paolo VI, il Papa delle riforme conciliari.
Sorprende, innanzitutto, la provenienza di queste critiche: Roberto Blancarte, ad esempio, sociologo anticlericale, è stato l’autore di attacchi violentissimi contro Giovanni Paolo II, contro il «romanocentrismo» del Papa polacco che sarebbe stato incapace di comprendere i fermenti dell’America Latina imponendo il suo medioevale progetto restauratore. Il suo non è un caso isolato: molti di coloro che oggi a parole rimpiangono Giovanni Paolo II e ne esaltano la grandezza per contrapporla all’«invisibilità» o al conservatorismo del suo successore, hanno scritto alcune delle pagine più critiche contro Papa Wojtyla, contro il suo presenzialismo sulla scena internazionale, contro il suo protagonismo che avrebbe mortificato le chiese locali facendo coincidere la Chiesa con la figura del Pontefice, immobilizzando di fatto il dialogo ecumenico a causa della scomoda presenza mondiale del «supervescovo di Roma». Sono gli stessi autori che polemizzavano apertamente contro i troppo frequenti viaggi del «globetrotter di Dio», contro i grandi raduni-parata, contro uno stile così diverso da quello del rimpianto Paolo VI, vero Pontefice moderno e artefice di grandi aperture sociali. Ma, se la memoria non ci inganna, erano poi sempre gli stessi critici a contrapporre proprio Papa Montini al suo beato predecessore, il «Papa buono» Giovanni XXIII. Ques’ultimo aveva aperto a tante speranze, alle quali, inspiegabilmente, Paolo VI (l’affossatore delle aperture conciliari, secondo una ben nota scuola storiografica abituata a leggere il Vaticano II come una rottura totale con il passato) non avrebbe dato seguito. Insomma, è proprio vero che per qualcuno l’unico Papa davvero buono è quello che non c’è più.
Andrea Tornelli



Fassino fa morire la Quercia e inizia già la resa dei conti

di Redazione - venerdì 20 aprile 2007, 07:00



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La relazione di Piero Fassino, acclamato segretario, ha aperto la prima giornata dell’ultimo congresso Ds, prima del partito democratico: «Il Pd è una necessità storica, la sua naturale collocazione è nel Pse; chiedo a D’Alema di essere al mio fianco». E lui: tutti noi raccoglieremo l'appello di Fassino. L’ottimismo di D’Alema non contagia però la minoranza ds guidata dal ministro dell’Università Mussi, che procede verso una «costituente della sinistra». Star del PalaMandela è stato comunque Silvio Berlusconi: accoglienza buona e neanche un fischio. «Se il Pd va avanti - ha commentato - si tratta di un processo obbligato anche per la Cdl».



Berlusconi: per Telecom disponibile a intervenire Ma non voglio il controllo

Silvio Berlusconi scende in campo per «garantire l’italianità di Telecom». Il Cavaliere è pronto a intervenire nell’acquisto della società telefonica, «ma non voglio il controllo». Riguardo al conflitto d’interessi - evocato a sinistra - «non c’è. Ma se ci sono problemi, mollo».





CORRIERE DELLA SERA 20 APRILE

Il discorso del segretario non convince la sinistra interna. In platea il Cavaliere: stessa via anche per la Cdl Addio Ds, Fassino lancia il nuovo partito «Progetto da realizzare con il Pse». Appello a D’Alema perché resti presidente

FIRENZE - Davanti a 1.550 delegati diessini al loro ultimo congresso, tocca a Piero Fassino lanciare il nuovo Partito democratico. Parla per un’ora e 38 minuti per dire che il Pd è una «necessità storica», un «partito nuovo da realizzare con i socialisti europei». Un discorso appassionato, quello del segretario, che vuole contenere i «guasti» di un’annunciata scissione, senza però riuscire a convincere Fabio Mussi. E nel quale lancia un appello a Massimo D’Alema affinché resti presidente.
Nel parterre del Mandela Forum anche il leader di Forza Italia. Accolto tra i sorrisi, annuncia: stessa via anche per la Cdl.



L’ex premier: me l’hanno chiesto, ma se ci sono problemi mollo tutto Berlusconi: disponibile per Telecom La Farnesina a Spogli: ingeneroso

ROMA - Su Telecom Silvio Berlusconi esce allo scoperto. «Siamo stati chiamati per difendere l’italianità di Telecom. Ma non vogliamo comandare. Si tratta di generosità patriottica, ma se ci fossero problemi, mollo tutto». Confalonieri. L’uscita di Berlusconi ha confermato le parole del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri: «È evidente che c’è un interesse e così tramonta la lunga era della demonizzazione della tv berlusconiana».
La Farnesina e Spogli. Dopo la lettera sul caso Telecom pubblicata sul Corriere dall’ambasciatore Usa Spogli, il ministero degli Esteri ha risposto: «Sarebbe ingeneroso considerare le iniziative del governo italiano come volte a ostacolare gli investimenti esteri».



LA STRAGE IN VIRGINIA E il video del giovane killer va in tv di GUIDO OLIMPIO

Lara Croft, De Niro ne «Il cacciatore», i kamikaze. Sono alcuni dei modelli cui si è ispirato Cho Seung Hui, l’assassino del Virginia Tech, in un video spedito alla rete Nbc .





Lettera di Celentano alla Turco dopo la morte della bimba di 9 mesi: cambiate l’ordinanza «Le bestie più feroci sono i padroni, non i cani» di ADRIANO CELENTANO

La piccola Alessia di nove mesi è stata brutalmente uccisa dai due rottweiler dei genitori. Ammazzata e soffocata nel giardino di casa. La casa di cui è probabile che i genitori andassero fieri della protezione dei due assassini con tanto di cartello che avvertiva: «Quest’area è difesa dai cani da guardia non avvicinatevi».
Parole che sembravan sottintendere, «altrimenti sono cavoli vostri!». E invece il pericolo non era per quelli fuori ma per quelli che stavano dentro. Mi domando quante saranno ancora le vittime che avrà sulla coscienza chi potrebbe evitare, attraverso una legge severa, che stragi di questo tipo accadano. Il ministro Turco dice che «l’ordinanza sulle razze aggressive è giusta, tocca ai proprietari vigilare sempre e dovunque sui loro animali». Ma il ministro ha dimenticato la razza più aggressiva, che non sono i cani ma i loro proprietari. Orgogliosi di essere difesi da una bestia feroce che al minimo accenno è pronta a sbranare chiunque. Per cui mettere la museruola al cane in un luogo pubblico, per il proprietario è come se gliela mettessero a lui... «Allora cosa lo porto a fare in giro il cane», dice amareggiato il proprietario, «se all’occorrenza non può azzannare almeno un polpaccio...». Per cui trovo alquanto ingenua l’ordinanza di cui parla il ministro. Quanti sono quelli che la rispettano? E se chiami un vigile per dirgli che c’è qualcuno che va in giro senza museruola, non solo lui ma anche il suo cane, il vigile si limita a una lieve ammonizione senza applicare alle due bestie nessun tipo di sanzione. Un’ordinanza inutile, quindi, fatta per un popolo che non ha passato gli esami. Gli esami dell’educazione, del rispetto delle regole, dell’altruismo non solo per le bestie ma anche verso i propri simili. Per cui signora Livia, lei si deve rimettere al tavolo e riscrivere l’ordinanza nel modo corretto per un popolo scorretto. Le alternative sono due: o si mettono fuorilegge le razze aggressive a partire dall’uomo e chi dovesse trovarsi in possesso di un cane pericoloso viene messo in galera per qualche anno o, se questo non è possibile, infliggere, oltre alla prigione, delle forti sanzioni naturalmente a seconda del reddito che uno ha: se il cane che provoca la tragedia è della Telecom, come multa dovrà cedere almeno il 30% delle azioni più la prigione. Ma soprattutto chi più di tutti deve essere punito è lo Stato che fa le leggi e non le mette in pratica.
Adriano Celentano



LA STAMPA



Fassino: "Inizia una nuova storia"

Il segretario Ds apre il congresso: «Continueremo a garantire un forte sostegno a Romano Prodi»

FIRENZE
L’approdo del Partito democratico non è la fine della storia dei Ds: lo promette il segretario della Quercia, Piero Fassino, nella sua relazione introduttiva al congresso nazionale dei Ds. «Il Partito democratico - dice il leader della Quercia - non rappresenta davvero la fine della nostra storia. Quei valori per cui la sinistra è nata, è vissuta e vive, sono più attuali che mai, più necessari che mai. Socialismo e sinistra sono parole di cui il mondo ha ancora bisogno. Parole che noi intendiamo a continuare a pronunciare». «No, non arrotoliamo le nostre bandiere. Quelle bandiere insieme alla nostra storia - garantisce Fassino - le portiamo nel Partito democratico, dove incontreremo donne e uomini che venendo da storie e culture diverse vogliono come noi battersi per un mondo libero, giusto, solidale. E vogliono battersi con noi guardando al futuro con la nostra stessa speranza, la nostra stessa fiducia».

Quando sarà operativo il nuovo partito? Il segretario Ds raccoglie un convinto applauso dalla platea del congresso della Quercia, proponendo «la convocazione del congresso di fondazione entro la primavera del 2008, in modo da presentare il nuovo partito già alle amministrative parziali del prossimo anno».

Un progetto, quello del partito democratico, che dovrà avere un «carattere aperto, democratico, partecipativo» e perciò non sarà «un progetto chiavi in mano, prendere o lasciare. Al contrario sarà proprio dal contributo di tutti i protagonisti, e in primo luogo dei cittadini, che dovrà derivare il profilo e la forma del nuovo partito». Fassino, nella sua relazione ha ribadito che tra le caratteristiche principali del nuovo partito ci dovrà essere il coinvolgimento della società civile fin dalla sua nascita.

La rete di Comitati promotori dovrà essere l’occasione per un coinvolgimento largo, insieme ai partiti, di associazionismo democratico, cittadini e articolazioni della società - ha spiegato Fassino - . Il Manifesto per il PD, redatto da un gruppo di personalità indicate da Romano Prodi, dovrà adesso essere lo strumento di un largo confronto che consenta di emendarne il testo, raccogliendo integrazioni, arricchimenti, proposte, in vista di redigere un nuovo testo aggiornato, da sottoporre all’Assemblea Costituente«.

Nel suo intervento Fassino ha inoltre sottolineato, facendo scattare il caloroso applauso della platea, che dai Democratici di Sinistra »continuerà ad arrivare un forte e leale sostegno a Romano Prodi« Un passaggio importante della relazione ha riguardato il referendum sull’attuale legge elettorale, che è »una sollecitazione alle forze politiche a ritrovare in Parlamento la soluzione legislativa adeguata«. Per questo, annuncia Fassino, »se in questi giorni la volontà delle forze politiche (come noi auspichiamo) si manifestasse e si concretizzasse in proposte e intese credibili, sarebbe ragionevole discutere con i promotori del referendum anche la disponibilità ad una sospensione della raccolta delle firme, che consenta al Parlamento di approvare la legge elettorale e di avviare l’iter di revisione costituzionale.

In ogni caso quel che non sarebbe tollerabile - avverte il segretario della Quercia - un ennesimo balletto di disponibilità formali, a cui non seguisse una volontà effettiva e concreta di realizzare in tempi rapidi le riforme necessarie«.



California, un uomo minaccia
una strage all'università

Allarme a Yuba City, Jeffrey Carney avverte: «Farò impallidire il disastro del Virginia Tech».

WASHINGTON
È allarme in California dopo che un uomo con precedenti per violenze familiari e uso di droga ha annunciato di voler compiere una strage «da far impallidire» quella al Virginia Tech.
Ora la polizia è sulle tracce di Jeffrey Carney che, ha riferito alla Cnn Paul Parker dell’ufficio dello sceriffo della contea di Sutter, ha chiamato alcuni familiari e un sacerdote dicendo di essere armato di kalashnikov, bombe rudimentali e veleni.

Le scuole di Yuba, città nel nord dello stato, sono state chiuse durante la caccia che si scatenata per rintracciare il sospetto. Carney è stato arrestato più volte per violenze domestiche e si teme sia sotto l’effetto di metanfetamine.



Telecom, interviene Berlusconi:
"Sono pronto a difendere l'italianità"

Il "patron" di Mediaset: «Siamo disponibili a fare la nostra parte».
Poi fa marcia indietro: «Se ci sono problemi mollo tutto».

FIRENZE
«Siamo disponibili a fare la nostra parte per difendere l’italianità, non vogliamo comandare». È quanto ha sottolineato il leader di Forza Italia e patron di Mediaset Silvio Berlusconi giugendo al congresso dei Ds e rispondendo alle domande dei cronisti sul caso Telecom.

FASSINO: ITALIA E' UN PAESE APERTO
Mentre continua «sotterraneo» il lavoro delle banche per trovare una soluzione finanziaria ed industriale al «caso» Telecom, con gli spagnoli di Telefonica pronti a lanciare la loro offerta, sotto i riflettori resta il dibattito politico scatenatosi sul’italianità dell’azienda e sulla proprità della rete di trasmissione. «L’Italia - afferma il segretario Ds, Piero Fassino, al Corriere della Sera - è un Paese aperto agli investitori stranieri e deve restarlo. Ma è opportuno separare gli operatori dei servizi da chi controlla la rete: la rete deve essere neutrale». «Le telecomunicazioni sono un assetto troppo importante perchè un governo se ne possa disinteressare», afferma a sua volta Pino Sgobio, Capogruppo dei Comunisti Italiani alla Camera dei Deputati. Il mercato non può essere «sovrano» a danno dei lavoratori e del Paese e quando questo avviene è giusto che il governo intervenga.

FARNESINA: CRITICHE INGENEROSE
Anche la Farnesina ha preso posizione per chiarire il «caso Spogli»: «La Farnesina non considera le parole dell’ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli, sulla vicenda Telecom una critica al governo italiano. »L’intervento di Spogli va inquadrato nel contesto di una discussione di carattere generale sui modelli economici« che sono diversi nel mondo anglossassone e nell’Europa continentale, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Pasquale Ferrara. «È interesse primario dell’Italia attrarre investimenti«, ha assicurato, »sarebbe ingeneroso considerare le iniziative del governo italiano come volte a ostacolare gli investimenti stranieri».

CONFALONIERI: «MEDIASET E' INTERLOCUTORE AUTOREVOLE»
Sul fronte industriale, a parlare è Fedele Confalonieri: Mediaset è un «interlocutore autorevole», ha detto il presidente di Mediaset, aprendo i lavori dell’assemblea degli azionisti. «Alla luce della vicenda Telecom l’italianità di Mediaset aumenta ancora il suo valore e Mediaset diventa, in modo del tutto naturale, un interlocutore autorevole di chi ha a cuore la salvaguardia del sistema Italia». «La Mediaset da ridimensionare, l’azienda duopolista da rieducare, a suon di amputazioni al mercato, e alla concorrenza -ha osservato Confalonieri- viene finalmente considerata come un potenziale presidio degli assetti imprenditoriali nazionali».











L’OSSERVATORE ROMANO



Ferve a Vigevano e a Pavia
l'attesa per la Visita Pastorale
di Benedetto XVI



Ferve a Vigevano e a Pavia l'attesa di accogliere Benedetto XVI che sabato 21 e domenica 22 aprile si recherà in pellegrinaggio nelle due Diocesi. A partire dall'edizione di giovedì 12 aprile, "L'Osservatore Romano" sta pubblicando una serie di "pagine speciali" per presentare i contenuti e il significato di questa Visita Pastorale. Momenti centrali del pellegrinaggio saranno le Sante Messe che il Papa celebrerà sabato pomeriggio a Vigevano e domenica mattina a Pavia. Particolarmente atteso è il pellegrinaggio nella Basilica pavese di San Pietro in Ciel d'Oro dove si trovano le reliquie di sant'Agostino.



(©L'Osservatore Romano - 20 Aprile 2007)

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Udienza del Papa al Segretario Generale
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite




Benedetto XVI ha ricevuto in udienza nel pomeriggio di mercoledì 18 aprile il Signor Ban Ki-moon, Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, e Seguito.

(©L'Osservatore Romano - 20 Aprile 2007)

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Nostre Informazioni


Il Santo Padre ha ricevuto in udienza nel pomeriggio di mercoledì 18 il Signor Ban Ki-moon, Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, e Seguito.

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Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán (Guatemala), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Víctor Hugo Martínez Contreras, in conformità al canone 401 1 del Codice di Diritto Canonico.

***



Provvista di Chiesa


Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán (Guatemala), Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Oscar Julio Vian Morales, S.D.B., finora Vicario Apostolico di El Petén.






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