lunedì 9 aprile 2007

UN GESU' AL GIORNO TOGLIE IL VANGELO DI TORNO


VOI CHI DITE CHE IO SIA?


Una sera, attorno al fuoco, Gesù interrogò i suoi amici che sentivano da settimane tutte quelle voci e illazioni: «Chi dice la gente che io sia?». E gli apostoli gli raccontarono che circolavano le voci più diverse: «Dicono che sei il Battista redivivo o il profeta Elia e altro ancora». Allora Gesù, fissandoli negli occhi: «E voi, chi dite che io sia?». Circolavano opinioni diverse, ma la verità (sconvolgente) era una sola: era Dio fatto uomo. E la espresse Pietro. Come e perché poté capire la sconvolgente identità di quell'uomo? Perché aveva fatto come Gesù gli aveva detto. La prima volta che lo incontrarono, sul fiume, gli chiesero: «Chi sei?». E lui rispose loro: «Venite e vedete».


Articolo del 07/04/2007
Libero 7 aprile 2007
di ANTONIO SOCCI
«Cristo me attrae tutto, tanto è bello!». Il grido di Jacopone da Todi riempie i secoli. Oggi è lo stesso. Libri, film, sceneggiati tv, copertine di settimanali, programmi d'informazione: basta parlare di Gesù di Nazareth e arrivano a milioni. D'altra parte lo aveva detto: «Attrarrò tutti a me!». Ma chi è quest'uomo che ha tagliato in due la storia e seduce tutti i cuori, in ogni tempo? Qual è il suo mistero? Attenti alle contraffazioni. Perfino un genio cristiano come Dostoevskij, che tentò di rappresentarlo nel Principe Miskyn dell'"Idiota", pur avendo dato forma a un personaggio bellissimo, si rese conto che era nulla in confronto al vero Gesù. Quel "ritratto" era solo la sua idea di Gesù, raccontava più i suoi personali sentimenti che il vero Gesù. Tanto che lo scrittore alla fine decise di farlo epilettico come era lui stesso. Se fu così per Dostoevskij, ancor più vero è per autori - come Olmi, o Augias, Pesce, Brown - che stanno ben al di sotto di Dostoevskij. Tutti raccontano le loro idee. Ma il vero Gesù è tutt'altro. Già ai suoi tempi tutti dicevano la loro. L'opinione pubblica si divideva. Ognuno aveva la sua idea. Come oggi. Una sera, attorno al fuoco, Gesù interrogò i suoi amici che sentivano da settimane tutte quelle voci e illazioni: «Chi dice la gente che io sia?». E gli apostoli gli raccontarono che circolavano le voci più diverse: «Dicono che sei il Battista redivivo o il profeta Elia e altro ancora». Allora Gesù, fissandoli negli occhi: «E voi, chi dite che io sia?». Circolavano opinioni diverse, ma la verità (sconvolgente) era una sola: era Dio fatto uomo. E la espresse Pietro. Come e perché poté capire la sconvolgente identità di quell'uomo? Perché aveva fatto come Gesù gli aveva detto. La prima volta che lo incontrarono, sul fiume, gli chiesero: «Chi sei?». E lui rispose loro: «Venite e vedete». Simone e gli altri andarono. Lo seguirono per circa due anni e mezzo e così si avvicinarono al suo mistero. Pietro lo poté scoprire per aver vissuto accanto a lui, per averlo ascoltato, per avergli visto fare cose strabilianti, per averlo visto comandare alla tempesta, restituire la vista ai ciechi, la vita a persone morte, prodigi che rivelavano un potere grandioso sulla natura (aveva anche la padronanza di ogni segreto del cuore di chiunque), per aver visto la sua incomparabile bontà, la sua compassione, la sua abbagliante santità, per aver ascoltato infine cosa lui stesso diceva di essere: uno col Padre. E poté capirlo infine per essere stato illuminato dall'alto. Anche oggi il metodo per sco- prirlo è lo stesso: «Vieni e vedi». Stare con lui (fare cioè esperienza della sua amicizia: è la Chiesa). Altrimenti si finisce per attribuire a Gesù i propri pensieri, i propri sentimenti, i propri pregiudizi. Libri come quelli di Augias e Pesce non parlano di Gesù, ma degli autori, della loro idea di Gesù. Il Gesù vero è quello raccontato dai testimoni oculari, in un libro che paradossalmente oggi è il più esplosivo e inedito: i Vangeli. Li avete mai letti? È curioso che a milioni cerchino Gesù sfogliando le chiacchiere librarie degli intellettuali di oggi, anziché l'unico resoconto fedele, scritto a ridosso degli eventi (come testimoniano anche i papiri di Qumran), scritto da chi era stato con lui, il libro dove da duemila anni giganteggia il vero Gesù, con la sua bellezza incomparabile. Anche Ermanno Olmi l'ha dimenticato. Nel film "Centochiodi" fa dire al suo banale protagonista: «Sarà Dio che nel giorno del giudizio dovrà rispondere di tutta la sofferenza che c'è nel mondo». Se Olmi avesse ricordato l'esistenza dei Vangeli e li avesse riletti avrebbe scoperto che Dio è già venuto e si è già sottoposto al nostro giudizio e alla nostra condanna. Il male che c'è nel mondo l'abbiamo perpetrato noi, ma lui, l'Uomo-Dio, ne ha risposto, si è preso tutte le nostre colpe sulle sue spalle di innocente e si è fatto condannare a morte al posto nostro. Pagando tutto. Come racconta, fedele ai Vangeli, Mel Gibson in "The Passion", si è fatto da noi legare, prendere a pugni, rompere il naso, si è lasciato sputare in faccia, irridere, schiaffeggiare, torturare, si è fatto strappare la barba, flagellare cosicché tutta la carne del suo corpo è stata lacerata da capo ai piedi, si è fatto piantare sulla testa centinaia di spine con dolori atrocissimi, si è fatto scarnificare le ossa delle spalle dalla pesante croce e poi inchiodare gli arti al legno su cui infine è morto soffocato. Gli abbiamo negato, negli ultimi minuti, perfino un po' di acqua, cercando di dargli perfidamente una schifosa mistura di fiele e aceto. È una storia che tutti pensiamo di conoscere, ma che non conosciamo affatto. Dovremmo rileggerla, riga per riga. Meditarla riga per riga. Piangerla riga per riga: perché è di noi che si parla. Di me e di te che leggi, amico. Il Vangelo contiene una serie di particolari impressionanti che certamente ci sono sempre sfuggiti. Di recente ne ho scoperto uno mai visto prima. Quando Gesù, durante l'ultima cena, a un certo punto si alza, prende dell'acqua, un telo e si china per lavare i piedi ai suoi, fa un gesto che li sorprende e li sconvolge. Perché era il compito riservato agli schiavi. Ebbene, Gesù lo fa a noi, come fosse nostro schiavo. Qualcosa di immenso. Lui, che è Dio, dice: «Non sono venuto per essere servito, ma per servire» (Mt 20, 28). È già vertiginoso, un Dio folle di amore. Ma don Bernardi, nel libro "La Passione di Gesù" (Cantagalli), mette in rilievo un particolare: lui, per fare questo, si inginocchia davanti a ciascuno di loro. Dio Onnipotente si inginocchia (capite?) davanti a me, a te che leggi, a ciascuno di noi. Non solo si è fatto uomo per soccorrerci, non solo ha voluto patire per noi ogni sorta di strazio e infine la morte, espiando al posto nostro, ma si è inginocchiato davanti a ciascuno di noi, si è umiliato a tal punto... Per mendicare l'amore di ogni essere umano, di questa nullità piena di cattiveria e meschinità. Ma dunque, cos'è mai un uomo agli occhi di Dio? Quanto vale ciascuno di noi per essere considerato così dal Creatore? Neanche per gli angeli ha fatto questo. Ma lo ha fatto per ogni singolo essere umano, anche per il più piccolo che già vive nel seno di sua madre, anzi tanto più per lui. Anche per il pezzente che vive disprezzato nelle discariche di Bombay o schiavo in Mauritania, tanto più per lui. L'unico Dio, il Creatore, si inginocchia davanti a lui, gli lava i piedi e dà la sua vita per lui. Chi potrà più disprezzarlo? Quale potere terreno potrà più schiavizzare un uomo? Gesù si inginocchia anche davanti a Giuda, colui che lo aveva schifosamente venduto. Quando giungerà nel Getsemani seguito da una folla di sbirri armati, Gesù gli dirà: «Amico mio», parole che voleva ricordasse per vincere, più tardi, la disperazione da cui invece Giuda si lascerà sopraffare. Cristo desiderò fino all'ultimo salvarlo. Bernardi - alla luce di San Tommaso d'Aquino - spiega che poco prima, Gesù, durante le tre ore di angoscia devastante nel Getsemani, ebbe la chiara conoscenza di tutti i singoli peccati di ciascuno di noi, di tutti gli orrori della storia, e poi di tutti i nostri dolori e le nostre angoscie, infine di tutti gli atti di amore per Lui, fino al martirio, che avrebbero riempito i secoli. Ci vide in volto attraverso i secoli. Uno per uno. Ed è pensando a ciascuno che disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi». Spiega Bernardi: «Gesù era divorato dal desiderio incomparabile di immolarsi totalmente per il bene dei suoi amici. E tutto ciò dopo le prove avute dell'ingratitudine degli uomini e mentre si stava consumando la congiura mirante alla sua morte!». Prese su di sé tutta la sofferenza del mondo, di tutti i secoli, di tutti gli uomini, e morì. Sepolto il suo corpo martoriato, all'alba di quel 9 aprile dell'anno 30 una luce accecante emanò dal suo corpo e il lenzuolo che lo avvolgeva si afflosciò su se stesso portando impressa la traccia, come per bruciatura, di quel volto maestoso e di quel corpo crocifisso. Anche la morte era stata sconfitta per sempre. Dicono gli scienziati che tre cose sono certe sulla Sindone, la cui immagine è umanamente inspiegabile: 1) che essa ha avvolto il corpo di un uomo morto crocifisso; 2) che quel corpo non è stato dentro il telo per più di 40 ore, perché non c'è la minima traccia di fibrinolisi e putrefazione; 3) che dal lenzuolo il corpo non è stato tolto, ma si è come smaterializzato, non essendovi alterazione delle macchie di sangue che in caso di qualsiasi movimento del corpo sarebbe stata inevitabile. Gesù quella mattina è risorto. Ed oggi è vivo. www.antoniosocci.it
LA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI Papa Benedetto XVI si prostra davanti all'altare, oggi a San Pietro durante il rito liturgico dedicato alla passione di Cristo Ansa

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