giovedì 12 aprile 2007

EUCARESTIA IL CIBO DELLA VERITA'


mercoledì, 14 marzo 2007


14.03.2007 - Si scrive Eucaristia, si pronuncia vita. Non c'è, infatti, nessun aspetto dell'esistenza umana che non riceva una luce nuova dal Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo. Dalla famiglia alla politica, dalla salvaguardia del creato alla pace, dalla solidarietà con i più poveri al senso della festa e del riposo. Senza dimenticare, naturalmente, aspetti come il celibato sacerdotale, l'ars celebrandi e la Messa in latino o il tema della pastorale dei divorziati risposati. «È come una fissione nucleare - dice il cardinale Angelo Scola, citando la nota immagine usata dal Papa alla Gmg di Colonia - principio innovativo e di trasformazione di tutta la storia e del mondo intero». Il patriarca di Venezia (che del Sinodo sull'Eucaristia è stato relatore), insieme con il segretario generale del Sinodo, monsignor Nikola Eterovic, ha presentato ieri alla stampa l'Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis e ha risposto alle domande dei giornalisti, molte delle quali su temi di attualità.
La coerenza eucaristica dei politici cattolici. Commentando, ad esempio, il paragrafo che invita i politici credenti a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori non negoziabili, Scola ha ricordato: «Un vescovo non risponderebbe fino in fondo alla sua missione se non richiamasse tutti, in particolare i politici, al fatto che hanno il dovere di conformare la propria coscienza rendendola retta attraverso il paragone con la verità». Quella contenuta nella Sacramentum caritatis
Questo spiega anche i recenti pronunciamenti dei vescovi italiani in materia di difesa della famiglia. A chi gli chiedeva se non li ritenesse un'ingerenza, il patriarca ha risposto: «Non li qualificherei come impegno politico. Sono pronunciamenti che fanno parte dell'insegnamento magisteriale di noi vescovi, e come tali sono proposti all'attenzione dei ca ttolici in politica. Dentro una società laica e pluralistica, inoltre, sono proposti alla considerazione di tutti, per il confronto tra posizioni diverse che deve essere l'anima di uno stato democratico».
Sempre in materia di difesa della famiglia, rispondendo a una specifica domanda il cardinale, ha aggiunto. «Non credo che cambierebbe il giudizio della Chiesa sulla legge che regola le unioni di fatto, se si stornasse da essa la questione delle coppie omosessuali». Inoltre, ha proseguito, «non c'è mai stata nella storia della Chiesa nessuna fobia verso la sessualità. Semplicemente, c'è realismo e concretezza» nel considerare «l'unione sessuale come l'espressione corporea e spirituale dell'amore dello sposo e della sposa che li spalanca alla procreazione». «Ecco perché la Chiesa - ha spiegato ancora il porporato - considera la differenza sessuale costitutiva dell'io e non solo un dato corporeo». L'unione coniugale, ha concluso sul punto, ha «tre caratteri imprescindibili: la differenza sessuale, il dono stabile e fedele di sé all'altro, l'apertura alla vita. Se non ci sono queste condizioni, non si può accampare un diritto ad essere trattati in maniera simile alla famiglia». Quanto alla possibilità di rifiutare la comunione in caso di incoerenza, il cardinale ha detto: «L'indicazione del Santo Padre va additata alla prudenza pastorale dei vescovi».
Il celibato sacerdotale. Altre domande hanno riguardato la regola che nella Chiesa latina impedisce ai sacerdoti di sposarsi. Regola - definita da Scola «una ricchezza inestimabile per l'intera comunione ecclesiale» - che viene riconfermata, con fondamenti cristologici oltre che funzionali, dall'Esortazione apostolica. «Si tratta - ha ricordato, infatti, il patriarca di Venezia - di una scelta sponsale, immedesimazione con il cuore di Cristo Sposo che dà la vita per la sua Sposa». Quanto al «forte ridimensionamento numerico del clero, in atto in alcuni continenti», per il Santo Padre - ha osservato Scola - «deve essere fronteggiato anzitutto con la testimonianza della bellezza della vita sacerdotale e con una formazione vocazionale accurata».
Divorziati risposati. L'Esortazione, ha ricordato il relatore del Sinodo, «elenca ben nove modalità di partecipazione alla vita di comunità di questi fedeli che, pur senza ricevere la comunione, possono così adattare uno stile cristiano di vita». Il Patriarca di Venezia ha inoltre raccontato di aver conosciuto nella sua esperienza di pastore coppie di divorziati risposati che accettano di vivere «come fratello e sorella» e che dunque possono essere accompagnati in un itinerario di fede che li porti nuovamente a comunicarsi. Questo atteggiamento di castità, ha aggiunto, «di solito superficialmente irriso da una certa cultura, dimostra un profondo bisogno di conversione».
La Messa in latino e la riforma liturgica. Dopo aver ricordato che «nella storia della Chiesa non è mai successo che l'introduzione di un nuovo rito abbia coinciso con l'abolizione del rito precedente», il cardinale ha detto che la questione della messa in latino secondo il messale di Pio V «va considerata con estrema attenzione: sarebbe una contraddizione in termini, se l'azione liturgica diventasse un principio di divisione nella Chiesa» (e il principio della comunione con l'intero corpo ecclesiale va salvaguardato, ha detto Scola, anche nel caso delle Messe nei gruppi e nei movimenti). Secondo il Patriarca, però, ciò che l'Esortazione apostolica dice a proposito di «un uso più normale della lingua latina può contribuire a sanare eventuali incomprensioni o difficoltà». L'importante è che si porti rispetto alla riforma liturgica del Concilio, di cui «non si può tacere la decisiva importanza» e che «ha bisogno di decenni di assestamento», soprattutto per trovare «un equilibrio tra la dimensione orizzontale dell'assemblea e quella verticale del mistero che si celebra». Infine il cardinale ha informato che, su suggerimento dei Padri sinodali , il Papa ha dato incarico di studiare meglio l'inserimento del gesto della pace nella Messa. Potrebbe essere anticipato al momento dell'offertorio. non è dunque «un'aggiunta particolare, ma fa parte della responsabilità nei confronti del gregge che ci viene affidato».

Mimmo Muolo

Tratto dal quotidiano "L'Avvenire" del 14 marzo 2007 pagina 7

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