sabato 14 aprile 2007

DOMANI RICORRE LA FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA



La Festa della Divina Misericordia viene celebrata dalla Chiesa Cattolica la domenica successiva la Pasqua, precedentemente chiamata Domenica in Albis.

È stata istituita nel 2000 da papa Giovanni Paolo II. Il culto della Divina Misericordia è legato a Santa Faustina Kowalska, la mistica polacca proclamata santa nel corso dell'Anno Santo del 2000, di cui Giovanni Paolo II è stato un fervente devoto, come testimonia la sua seconda Enciclica Dives in Misericordia, scritta nel 1980 e dedicata alla Divina misericordia.

In preparazione a questa festa dovrebbe essere fatta una novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della Coroncina alla Divina Misericordia.


QUI SOTTO HO RIPORTATO UN PO' DI STORIA.
CI SONO ANCHE DEI COMMENTI DI SOCCI
A LATO SE CLICCATE POTETE ANDARE SUL SITO DELLA DIVINA MISERICORDIA E CONOSCERE MEGLIO IL CULTO.
LA MADONNA CHIEDE SEMPRE A CIASCUNO DI NOI DI INTENSIFICARE LA PREGHIERA.


Santa Maria Faustina Kowalska, nota in tutto il mondo come apostola della Divina Misericordia, è annoverata dai teologi fra i grandi mistici della Chiesa.

Nacque in Polonia, a Glogowiec, terza di dieci figli, in una povera e devota famiglia di contadini. Nel giorno del battesimo, nella chiesa parrocchiale di Œwinice Warckie, ricevette il nome di Elena. Fin dall’infanzia si distinse per la devozione, l’amore per la preghiera, la laboriosità, l’obbedienza e una grande sensibilità per le miserie umane. Frequentò le scuole per quasi tre anni; a sedici anni dovette lasciare la casa paterna per guadagnarsi da vivere ed aiutare i genitori lavorando come domestica ad Aleksandrów e LódŸ.

Già dal settimo anno di vita (due anni prima di ricevere la Prima Comunione) sentì viva la voce della vocazione, ma i suoi genitori non le diedero il permesso di entrare in convento. La piccola Elena quindi cercò di soffocare in sé questa chiamata di Dio, ma incitata dalla visione di Cristo sofferente, dalle parole di rimprovero: “ Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai? ” (Diario, p. 6), iniziò a cercare accoglienza in convento. Bussò a numerose porte, ma da nessuna parte venne accolta. Il 1° agosto 1925 entrò nel convento della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Nel suo Diario ha confessato: “ Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la preghiera della gratitudine” (Diario, p. 9).

Dopo alcune settimane subì tuttavia la forte tentazione di trasferirsi in un’altra congregazione, in cui ci fosse più tempo da dedicare alla preghiera. Allora Gesù, mostrandole il suo volto ferito e sofferente, disse: “Tu mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo ordine. E qui che ti ho chiamata e non altrove e ho preparato per te molte grazie” (Diario, p. 10).

Nella Congregazione ricevette il nome di Suor Maria Faustina. Trascorse il tempo del noviziato a Cracovia e lì, alla presenza del vescovo S. Rospond, pronunziò i primi voti e dopo cinque anni i voti perpetui: castità, povertà e obbedienza. Lavorò nelle diverse case della Congregazione, più a lungo a Cracovia, Plock e Vilnius, svolgendo i compiti di cuoca, giardiniera e portinaia.

Nulla all’esterno tradiva la sua vita mistica così eccezionalmente ricca. Svolgeva i suoi compiti con ardore, osservava con fedeltà tutte le regole della vita religiosa, viveva in raccoglimento e silenzio, e nello stesso tempo era spontanea, serena, piena di cordiale e disinteressata carità verso gli altri.

Tutta la sua vita era concentrata nel tendere ad una unione sempre più piena con Dio e a collaborare con Gesù nell’opera della salvezza delle anime. “ Gesù mio — ha confessato nel Diario — Tu sai che fin dai primissimi anni ho desiderato diventare una grande santa, cioè ho desiderato amarTi con un amore tanto grande, quale finora nessuna anima ha avuto verso di Te ” (Diario, p. 456).

Il Diario rivela tutta la profondità della sua vita spirituale. Un’attenta lettura di questi scritti dà l’immagine dell’alto grado di unione della sua anima con Dio: Dio le concedette grandi doni ed ella si sforzò e lottò continuamente sulla via della perfezione cristiana. Il Signore le elargì grandi grazie: il dono della contemplazione, quello di una profonda conoscenza del mistero della misericordia di Dio, visioni, apparizioni, stimmate nascoste, il dono della profezia e della lettura delle anime, come pure il raro dono delle nozze mistiche. Avendo ricevuto doni così numerosi scriveva: “ Né le grazie, né le rivelazioni, né le estasi, né alcun altro dono a lei elargito la rendono perfetta, ma l’unione intima della mia anima con Dio. (...) La mia santità e perfezione consiste in una stretta unione della mia volontà con la volontà di Dio ” Diario, p. 380).

Lo stile di vita severo e i duri digiuni, che si impose ancor prima di entrare nella Congregazione, indebolirono il suo organismo fino al punto che, già come postulante, dovette essere mandata a Skolimów, località vicino a Varsavia, per migliorare le sue condizioni di salute. Dopo il primo anno di noviziato arrivarono le dolorose esperienze mistiche della cosiddetta notte oscura e dopo le sofferenze spirituali e morali legate alla realizzazione della missione che aveva ricevuto da Cristo Santa Faustina offrì la propria vita per i peccatori e per tale motivo patì anche numerose sofferenze per salvare così le loro anime. Negli ultimi anni della sua vita aumentarono inoltre le sofferenze interiori e i disturbi fisici: si manifestò la tubercolosi che invase i polmoni e il tubo digerente. Per questo motivo venne ricoverata due volte, per alcuni mesi, in ospedale a Cracovia.

Del tutto distrutta nel fisico, ma pienamente matura nello spirito, unita misticamente a Dio, morì in fama di santità il 5 ottobre 1938, all’età di appena 33 anni, di cui 13 di vita religiosa. Le sue spoglie vennero seppellite in una tomba del cimitero della Congregazione a Cracovia. Durante il processo informativo, nel 1966 vennero traslate nella cappella. Prima della beatificazione, avvenuta il 18 aprile 1993, le reliquie sono state collocate in un altare laterale del Santuario della Divina Misericordia di Cracovia-Lagiewniki, sotto l’immagine di Gesù Misericordioso.

Gesù ha affidato a questa religiosa semplice, senza istruzione, ma forte e infinitamente fiduciosa in Dio, una grande missione: il messaggio della Divina Misericordia rivolto al mondo intero. “ Oggi mando te — le disse —a tutta l’umanità con la Mia misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla al Mio cuore misericordioso ” (Diario, p. 522). “ Sei la segretaria della Mia misericordia: ti ho scelta per questo incarico in questa vita e in quella futura ” (Diario, p. 530), per “ far conoscere alle anime la grande misericordia che ho per loro ed esortarle alla fiducia nell’abisso della Mia misericordia ” (Diario, p. 516).

La missione di Santa Faustina consiste nel ricordare una verità di fede da sempre conosciuta, ma dimenticata, riguardante l’amore misericordioso di Dio per l’uomo e la trasmissione di nuove forme di culto della Divina Misericordia, la cui pratica dovrebbe portare al rinnovamento della vita di fede nello spirito di fiducia e misericordia cristiana.

Il culto della Divina Misericordia consiste nella fiducia nella infinita bontà di Dio e nelle opere di misericordia verso il prossimo.

Il culto della Divina Misericordia porta ad un rinnovamento della vita religiosa nella Chiesa nello spirito di cristiana fiducia e misericordia. In questo aspetto incontriamo nelle pagine del Diario il pensiero della stessa Santa Faustina di “ nuova congregazione ”, desiderio di Gesù stesso. Questo pensiero ha avuto una certa evoluzione: da un ordine contemplativo fino a diventare un movimento formato sia da congregazioni di vita attiva, che da laici. Questa grande comunità di persone, che supera le nazionalità, è un’unica famiglia legata da Dio nel mistero della Sua misericordia e unita dal desiderio di meditare questo attributo divino nel proprio cuore e manifestarlo nelle proprie azioni, spinti dal desiderio della Sua gloria in tutte le anime. E una comunità di persone che in modi diversi, a seconda della condizione e della vocazione (sacerdotale, religiosa o di vita nel mondo), vive l’ideale evangelico di fiducia e di misericordia, proclama con la propria vita e la parola l’ineffabile mistero della divina misericordia e invoca la misericordia di Dio per tutto il mondo.

La missione di Santa Faustina trova una forte ispirazione nella Sacra Scrittura e si riflette nei documenti della Chiesa, e soprattutto nell’enciclica del Santo Padre Giovanni Paolo II Dives in misericordia.






"Oh, come sono misteriose le Tue vie, Dio, e felici le anime che seguono la voce della Tua grazia!
Per tutto, anima mia, magnifica il Signore ed esalta la Sua Misericordia, poiché la Sua bontà non ha fine. Tutto passerà, ma la Sua Misericordia è senza limiti e senza termine. Sebbene la malvagità arrivi a colmare la sua misura, la Misericordia è senza misura. O mio Dio anche nei castighi coi quali colpisci la terra, vedo l'abisso della Tua Misericordia, poiché castigandoci in questa terra, ci liberi dal castigo eterno. Rallegratevi, creature tutte, poiché siete più vicine a Dio nella Sua infinita Misericordia, di quanto lo sia un lattante al cuore della madre.

O Dio, Tu sei la pietà stessa per i più grandi peccatori sinceramente pentiti! Più grande è il peccatore, maggiore è il diritto che ha sulla Misericordia Divina".

Dal "Diario" di Santa Faustina Kowalska




CACCIARI, BERTINOTTI E COMPAGNI: LA TRISTEZZA DI NON CONOSCERE LA TENEREZZA DI DIO… 13.04.2007


Domenica prossima è la festa della Divina Misericordia, istituita da Giovanni Paolo II facendo seguito a quanto Gesù rivelò alla mistica polacca santa Faustina Kowalska. In particolare ricordo quest parole del Signore affidate a suor Faustina:

“Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di avvicinarsi a Me. Anche se l’anima fosse come un cadavere in piena putrefazione, se umanamente non ci fosse più rimedio, non è così davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi consumano, desidero effonderla sulle anime degli uomini. Io sono tutto amore e misericordia. Un’anima che ha fiducia in Me è felice, perché Io stesso mi prendo cura di lei. Nessun peccatore, fosse pure un abisso di abiezione, mai esaurirà la mia misericordia, poiché più vi si attinge più aumenta. Figlia mia, non cessare di annunziare la mia misericordia, facendo questo darai refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di compassione per i peccatori. Quanto dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia nella mia bontà! Per punire ho tutta l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della misericordia per loro. Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte Io lo difenderò come la stessa mia gloria. Quando un’anima esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e fugge fin nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché anche le anime consacrate ignorano la mia Misericordia e mi trattano con diffidenza. Quanto mi feriscono! Se non credete alle Mie parole, credete almeno alle Mie piaghe!”

BERTINOTTI E SANTA MARIA DELLA VITTORIA

di Antonio Socci

“Chi controlla il passato” diceva Orwell “controlla il futuro”. Per questo i comunisti sono sempre stati molto disinvolti nel riscrivere la storia a proprio uso e consumo e magari nello “sbianchettare” le immagini scomode del passato. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha “rimosso” dalla sala di Montecitorio dove riceve le delegazioni una tela rappresentante la battaglia di Lepanto, quella vittoria cristiana che nel 1571 ci salvò dall’invasione turca.

Pare che Bertinotti ne fosse imbarazzato per spirito pacifista. Ma che accadeva se nessuno si opponeva ai musulmani? Lo si vede nella cattedrale di Otranto, in Puglia, dove si conservano le ossa degli 800 uomini (per primo il vescovo Stefano Pendinelli) a cui i saraceni di Maometto II, 90 anni prima di Lepanto, tagliarono ferocemente la testa, mentre i loro figli e le loro mogli finirono in schiavitù. Il 15 marzo 1570, alla vigilia di Lepanto, l’impero turco, smanioso di conquistare tutto il Mediterraneo, dichiarò guerra anche alla Serenissima invadendo Cipro, territorio di Venezia: “Nicosia” scrive Alberto Leoni “si trasformò in mattatoio dove furono trucidate con crudele fantasia 20 mila persone. I superstiti, 2 mila donne e ragazzi, vennero destinati all’harem”. E l’altra città dell’isola, Famagosta, subì lo stesso macello con il comandante, il grande Marco Antonio Bragadin, che fu torturato orrendamente. Gli tagliarono orecchie e naso e infine fu scorticato vivo: “non emise un lamento, mormorando il ‘Miserere’ fino a che il cuore cedette quando il coltello del boia era arrivato all’ombelico”. E’ la storia gloriosa di Venezia cristiana.

Non rendendo onore a questo passato, l’attuale sindaco di Venezia, Cacciari (oltretutto post-comunista), è arrivato a dichiarare che è stata la religione cristiana, non l’Islam, che “si è imposta agli altri con la violenza” (parole che fanno indignare). Queste carneficine musulmane preannunciavano cosa sarebbe capitato all’Italia se i turchi fossero riusciti a invaderla. Senza la battaglia di Lepanto e senza quella vittoria dei cristiani non ci sarebbe oggi nessuna democrazia in Italia (ma avremmo qualche sultano al potere). Senza quella vittoria cristiana non ci sarebbe neanche il Parlamento in Italia. Soprattutto – e questo dovrebbe far meditare Bertinotti – senza quella vittoria cristiana non ci sarebbe la sua poltrona di Presidente della Camera. Né la libertà di essere comunisti.

Insomma quella tela sulla battaglia di Lepanto è simbolo della libertà italiana almeno quanto la festa del 25 aprile (in entrambi i casi il Paese era sotto invasione barbarica). Si vuol forse abolire anche il 25 aprile? Hanno dichiarato che la decisione di rimuovere la tela “è stata presa in sintonia con la linea di dialogo e di pace”. Con questa filosofia pacifista Bertinotti rischia di prospettare pure l’abolizione del 25 aprile che celebra la liberazione armata dell’Italia da parte dei partigiani e degli Alleati.

Perché la vittoria militare del 25 aprile deve essere ricordata con una festa nazionale e di quella di Lepanto imbarazza perfino una tela? Forse perché la prima fu una vittoria (anche) dei comunisti, mentre quella di Lepanto fu una vittoria tutta cristiana sulla minaccia islamica. Dunque via la tela. Così – fa sapere Bertinotti – “si è voluto mandare un segnale di novità e diversità”.

E quale novità? L’ostilità anticattolica dei comunisti è una novità? E’ roba stravecchia. Arrivare a rimuovere la tela su Lepanto è un gesto di fanatismo ideologico. I comunisti ormai da tempo cercano di usare l’argomento “musulmani” in modo strumentale, per dare addosso ai cristiani. Nessun islamico aveva chiesto la rimozione di quella tela (e, nel caso, doveva rassegnarsi: ci volevano invadere! Casomai dovrebbero chiedere scusa). Per non urtare gli islamici dovremmo forse abolire la Divina Commedia (rea di parlar male di Maometto) e poi cancellare tutte le immagini sacre perché l’Islam le ritiene “blasfeme”?

Il problema in realtà è la Sinistra. Che evoca il “dialogo” con i musulmani per cancellare la memoria cristiana, ma non certo quando lancia battaglie laiciste come quella sui Dico. “Come mai”, si è chiesto padre Samir, “quando si è trattato di togliere alcuni segni visibili della tradizione cristiana (il crocifisso, il presepio, ecc…) hanno utilizzato l’argomento dei musulmani da non offendere (come se il presepio fosse un offesa per loro!), e quando si tratta di questioni così fondamentali per loro (come la famiglia e i Dico) non se ne parla?”. Questo mondo progressista “li sta strumentalizzando, utilizzandoli per confortare una sua opinione solo quando fa comodo. Questo non è rispetto, ma manipolazione”.

Peraltro “censurare” Lepanto è pure sintomo di ignoranza storica. Un celebre protagonista di quella battaglia, Miguel de Cervantes, disse che quel 7 ottobre fu uno dei giorni più grandi della storia del mondo. Lo storico Fernand Braudel scrive che “la vittoria segnò la fine di una miseria. La vittoria cristiana sbarrò la strada a un avversario che si annunziava molto oscuro e vicino. Prima di far dell’ironia su Lepanto, seguendo le orme di Voltaire, è forse ragionevole considerare il significato immediato della vittoria. Esso fu enorme”.

Lepanto è diventato un tabù per i comunisti perché ricorda 14 secoli di minaccia islamica e di tentativi di invasione dell’Europa. E perché a opporsi oggi all’aggressione islamica (che punta sempre a fare di noi l’Eurabia) sono gli odiati (dalla Sinistra) “amerikani”. Inoltre perché nel 1571 era stato il papa Pio V a coalizzare i (divisi) sovrani dell’Europa nella Lega Santa e a organizzare la difesa. E fu lui a organizzare anche un immenso esercito di preghiere con le Confraternite del Rosario. Il Papa – che seppe misteriosamente della vittoria quel giorno stesso (si dice che ebbe una visione della Vergine) – proclamò da allora il 7 ottobre “Festa della Madonna del Rosario” o anche “Santa Maria della Vittoria”.

Un evento storico clamoroso: il Papa letteralmente salvò l’Italia (e l’Europa) grazie all’aiuto della Madre di Dio. Fu una delle “ingerenze” con cui la Chiesa ha protetto da secoli l’Italia e l’Europa dall’orrore e dalla distruzione (come nelle elezioni italiane del 1948). Dev’essere questo che urta oggi i comunisti che accusano di nuovo il Papa e la Chiesa di “ingerenza”. Sì, è vero: la Chiesa ha sempre difeso l’Italia.

Proprio mentre scrivevo queste note ho ricevuto una mail da un certo “Centro culturale Lepanto” che, con toni assai polemici, afferma: “In questi ultimi tempi, le forze laiciste hanno lanciato una nuova e più grave campagna di odio contro la Santa Chiesa Cattolica ed il suo Pastore Benedetto XVI. Giornali, libri, televisioni, pellicole cinematografiche, cartelloni e spot pubblicitari rovesciano continuamente torrenti di calunnie, accuse, insulti e derisioni sul Papa, sul Clero e sull’intera Chiesa, pretendendo d’isolarla, emarginarla e metterla a tacere… Questa campagna di odio cerca d’intimidire i cattolici, spingendoli a relegarsi nel chiuso delle chiese e a rinunciare a testimoniare e difendere la Fede nella vita pubblica. E' una campagna che potrebbe preludere a quella persecuzione violenta descritta nell'ormai noto ‘terzo segreto’ di Fatima”.

Infine però gli estensori ricordano la protezione della Madonna. Certa come nel passato. Post scriptum: per il 30 aprile prossimo, festa di S. Pio V, pare che Benedetto XVI voglia promulgare il “Motu proprio” che restituisce alla Chiesa la sua grande liturgia latina, detta appunto “di S. Pio V”. Il Papa di Lepanto, che salvò l’Italia anche con la forza del Rosario. Storia da meditare anche per i cattolici.

Da “Libero”, 13 aprile 2007

NEWS INTERESSANTI

Sabato prossimo, 14 aprile nel telegiornale del TG2 alle ore 13.00 andrà in onda un servizio sull’Ordine di Malta, che in particolare affronta il problema dei falsi ordini.
Sempre sabato 14 aprile dopo la mezzanotte, all’interno della trasmissione TG2 Dossier Storie andrà in onda un ampio servizio che toccherà molti aspetti dell’Ordine: storia, caratteristiche istituzionali, attività mediche in Italia e nel mondo, problema dei falsi ordini, ecc..
Al suo interno, riprese ed interviste effettuate nell’ospedale San Giovanni Battista, immagini delle attività istituzionali del Gran Magistero, gli interventi di S.E. il Gran Cancelliere, dell’Ospedaliere dell’Associazione Italiana, di un giovane membro dell’Ordine.





In quarto segreto di Fatima

DAL 22 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIE IL NUOVO LIBRO DI ANTONIO SOCCI
Il 13 maggio del 2000 il Vaticano rivela al mondo, con una ufficialità senza precedenti nella storia della Chiesa, il Terzo segreto di Fatima: la visione di un 'vescovo vestito di bianco' che sale in mezzo ai cadaveri verso una croce, dove viene ucciso da alcuni soldati. Subito collegato all'attentato del 13 maggio 1981, l'annuncio tanto atteso delude molti. Possibile che un messaggio tenuto nascosto così a lungo, e con tanta cura, si riferisca a un evento già accaduto? Perché allora aspettare quasi altri vent'anni prima di comunicarne il contenuto? Chi è realmente il vescovo vestito di bianco? Perché quel lungo silenzio e quell'isolamento imposti a suor Lucia dal 1960? E come si spiegano certe sue parole? C'è un Papa martire nel futuro prossimo della Chiesa? Perché tanti particolari della ricostruzione ufficiale sono stati contestati? Pian piano le domande imbarazzanti cominciano ad accumularsi e molti indizi delineano un altro quadro, un'altra scottante verità: forse una parte del messaggio della Madonna non è mai stata pubblicata perché troppo sconvolgente. E' la parte che inizia con una famosa frase della Santa Vergine che suor Lucia ha lasciato in sospeso. In questo libro si tenta di ricostruire queli possono essere i contenuti di questo discorso della Madre di Dio che tanto ha sconvolto chi lo ha letto e che rimane tuttora segreto.

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