lunedì 6 agosto 2007

LIESYE MIA FIGLIA

Chi non ha sperimentato il dolore ,la gioia,la letizia e il dramma di poter abbracciare il proprio figli"diverso" e' difficile che possa comprendere quanta gioia,quanto cambiamento possa procurare.
Un figlio cosi'ti cambia totalmente o in meglio o in peggio.
O ti spalanca o ti chiude.
Il compito del genitore e' solo quello di dire si ed abbracciare la realta' che gli e' stata donata.



Il volume, partendo dalla vicenda personale dell'autore, tratta di un argomento molto delicato come l'eutanasia praticata sui bambini portatori di gravi handicap. L'autore racconta e fa rivivere al lettore la vita e la lotta di sua figlia Lies, nata con spina bifida e inizialmente condannata a morte dai medici. Un racconto che suscita dolore, ma allo stesso tempo fa riflettere sui temi dell'eutanasia e del valore della vita, mostrandoci come nella diversita' si possa essere felici e amati.

TUTTO QUELLO CHE HANNO DA RACCONTARE e' la storia radiosa e straziante di questi loro corpi martirizzati e felici, invasi da cannule e cateteri, di vite vissute tra corsie d'ospedali e sale operatorie. Poiche' hanno solo la forza di queste loro vicende private, dei loro sentimenti intimi, dei loro buchi nel braccio, un sacco di buchi, dei loro prelievi, una montagna di prelievi, delle loro iniezioni, una battaglia di iniezioni, le traversie raccontate da Brunetta e Mertens hanno quel carattere di testimonianza speciale che la presunzione dei dotti non conosce. Brunetta e Mertens gettano nell'agone delle idee cio' che dalle idee troppo spesso non e' considerato, cioe' quel Lies, che doveva morire dopo quattro giorni. E Loris, che sbalordi' tutti a ''Porta a porta'' Storie private e universali di una bambina nata con spina bifida e di un thalassemico che si ostina a ricordarci che «Brunetta c'e'» loro retto desiderio di vita custodito in un corpo sghembo e fiero, che una modernita priva di pi'etas bolla come sbagliato, imperfetto, sovrannumerario. Pierre Mertens e' uno psicologo belga cui capito' nel 1978 di avere una figlia, Lies, nata con spina bifida e idrocefala un click qui. I medici spiegarono a lui e alla moglie Mol che non c'era niente da fare, che il destino o il fato o qualche dio dell'Olimpo s'erano distratti e che quella loro creatura era nata con la colonna vertebrale aperta e la testa
piena d'acqua: ''La bambina non ha speranze. Morira'''. Racconta Mertens che Lies avrebbe dovuto lasciare quei due genitori entro quattro giorni, cosicche' non sarebbe nemmeno stato necessario registrarla tra i vivi, in ossequio a una legge che ti cataloga tra i viventi a partire dal quinto giorno. Ma poi ad ogni lunedi' segui' il martedi' e Lies era ancora li'. viva, a testimoniare la sua domenica di vita. Da dentro, dall'interno delle sale operatorie, tra i meandri e i risvolti dei suoi sentimenti e delle sue amarezze, Mertens narra la via crucis di un padre e una madre al seguito di una piccola creatura che da scherzo infausto di una natura matrigna diventa figlia amata e accettata per quel che e', con quel suo corpo all'apparenza sgraziato e quei sorrisi stentati che illuminano una testa troppo grossa per essere abbracciata. Lies, la figlia sbagliata, diverra' per i genitori pietra angolare su cui riedificare le proprie vite, lancetta con cui rimisurare il tempo, lente con cui rivedere il mondo. t, come tutte le storie private, una vicenda universale in tempi in cui, lassu' nel nord di un'Europa sempre piu' al passo coi tempi, si sperimenta l'eutanasia sui bambini e la famiglia artificiale e' teorizzata dai meglio illuminati con cupe fantasie degne di qualche demone letterario fantascientifico. Mertens e Mol hanno accompagnato Lies per 11 anni, finora quella morte che la sorprendente gratuita' della vita, in spregio a mortifere certezze mediche, ha concesso loro di servire. Poi anche oltre, tanto che il padre e' oggi presidente della Federazione internazionale spina bifida e idrocefalo e si batte contro l'eutanasia, l'amniocentesi, l'aborto selettivo. Contro chiunque teorizzi la dittatura scientifica emotiva che ci vorrebbe tutti simili a un'idea perfetta e non fatti di una carnalita' casuale. I libri presentati a Milano Loris Angelo Brunetta e un thalassemico di Genova, presidente di un'associazione ligure che si occupa ditali malati. Quando in Italia si discuteva di legge 40, procreazione assistita e referendum, ando' a Porta a Porta a proclamare una verita' semplice e sbalorditiva. A quei luminari che discutevano con erudizione sul problema scientifico del ''sapere prima'' se un embrione potra' essere sgradito o meno, Brunetta — che di quella cellula primordiale era la manifestazione fisica futura—ha alzato la mano e chiesto la parola: «Scusate, volevo solo dire una cosa: ci sono anch'io e sono contento di esserci». Non fosse stato poi per il Foglio e per una memorabile intervista di Annalena Benini, di ''Brunetta c'e''' non se ne sarebbe piu' parlato, se non con fastidio nei corridoi di qualche studio televisivo. Invece Brunetta ha continuato — sfrontato! ad andare in giro e ad incontrare altri brunetta.
LIESJE, MIA FIGLIA Autore P. Mertens Editore Cantagalli Pagine 192 Prezzo 14,00 euro

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