domenica 19 agosto 2007

LA MIA PREGHIERA AI GENITORI DEL PICCOLO GIORGIO


di ALESSANDRO GNOCCHI
Libero 17 agosto 2007
Il vostro bambino sta bene, dicono i medici dell'ospedale di Moncalieri, vicino a Torino. Non parla, ma saluta con la manina. Le infermiere lo fanno giocare a nascondino. Dorme sereno, in compagnia del pupazzo Titti. Sono sicuro che queste informazioni vi interessano: avete cresciuto Giorgio bene, fino al momento in cui lo avete lasciato solo.

. Un gesto misterioso. Deve essere accaduto qualcosa di grave, forse voi stessi, come vostro figlio, avete bisogno di aiuto. Forse non siete genitori del tutto snaturati. Forse siete in preda al panico. È insolito separarsi dal proprio piccolo dopo un anno e mezzo di convivenza. L'orrendo rituale dell'abbandono prevede piuttosto che il neonato sia scaricato in un cassonetto, come un rifiuto. O lasciato come un pacco postale ad associazioni caritatevoli. Non ci conosciamo, ma lasciate che vi dica una cosa. Se decidete di tornare sui vostri passi, Giorgio nonostante tutto vi perdonerà. Nulla è così immeritato come l'amore di un neonato. Amore assoluto, senza condizioni. Lo sapete perché lo avete provato. Quando vi abbraccia, quando cerca la vostra mano sembra dire: tu sei il mio mondo. La sua fiducia è totale. La sua dipendenza anche. Proprio per questo, padre e madre talvolta perdono l'equilibrio. Una catena per la vita Ma di amore
Il mio Tommaso ha l'età del vostro Giorgio. Ricordo quando mia moglie mi disse: sono incinta. Nonostante desiderassi Tommaso quanto lei, la mia reazione non fu di assoluta gioia. Ero felice ma al contempo sentivo che una parte di me si incamminava verso la morte. Mi venne la depressione. Può sembrare folle; in realtà credo sia un'esperienza piuttosto comune, perfino banale. Come al solito esageravo. Però quando tornavo a casa dal lavoro davo un'occhiata al salotto e non vedevo un lieto nido famigliare. Mi sembrava piuttosto un carcere al quale sarei ri- masto incatenato per il resto della vita. Poi è cambiato tutto. Una notte, poco prima che nascesse, ho sognato Tommaso. Mi sorrideva. Io mi avvicinavo timidamente e iniziavo a giocare a lui. A un certo punto, nel sogno, mi rendevo conto che erano secoli che non mi divertivo più come in quel momento. Dal mattino seguente qualcosa in me è cambiato, non stavo più nella pelle, volevo conoscere al più presto mio figlio. Nello stesso istante in cui è nato, è cambiato tutto di nuovo. Non appena l'ho visto sono impazzito d'amore, e non mi vergogno a dirlo. Im-pazzito quasi alla lettera: mi sono fiondato fuori dalla sala parto e ho inseguito l'infermiere col neonato per essere sicuro che non venisse sostituito per errore con un altro bambino. (Ero così in ansia che non riuscivo a togliermi dalla testa la famosa scena di "C'era una volta in America" in cui i mafiosi entrano in una nursery e spostano i neonati da una culla all'altra). Lui ora è al centro della mia vita, le mie eventuali paure non hanno più alcuna importanza. I pochi minuti che passo con Tommaso sono i più preziosi della mia giornata (e guai a chi li rovina!). Io sono pessimista e un po' cinico. Basta un suo sorriso per mandare in frantumi questo modo arido di vedere le cose, e ricordarmi cos'è un uomo e i motivi per cui è bello stare al mondo. Come fai a essere cinico di fronte a un bambino che sa soltanto amare? Racconto queste cose perché forse avete avuto anche voi le stesse sensazioni, quando aspettavate il piccolo Giorgio. E quando lo avete accolto fra voi. Non posso sapere cosa vi sia successo, ma so che crescere un figlio non è facile. Ci sono le difficoltà materiali, bisogna far quadrare i conti, pagare le bollette. Trovare qualcuno disposto a seguire il pupo, nel caso sia il papà sia la mamma debbano lavorare. Niente è irreparabile Si può ancora rimediare
Ci possono essere difficoltà di altra natura: la depressione dopo il parto, quando la madre si sente improvvisamente invecchiata e annullata nella figura del bambino; oppure le fobie incontrollabili e devastanti, come quella che il piccolo possa morire in un banale incidente o per una malattia fulminante. Può darsi quindi che la vostra situazione non sia delle migliori. Comunque sia, avete fatto un errore gravissimo. Ma potete tornare indietro: non ci sono problemi irreparabili, anche perché tutta Italia è pronta a mobilitarsi con generosità. Giorgio non ha perso la fiducia, forse neppure quella in voi. L'avrete visto sorridere al telegiornale. L'avrete visto giocare tranquillo e osservare stupito le telecamere. Sembra un bambino forte, per quanto possibile dopo una disavventura tragica come questa. Ma ripeto: nulla è così immeritato come l'amore di un neonato per i propri genitori. Credo che Giorgio non abbia perduto quell'amore. E se invece mi sbaglio, e il suo affetto è incrinato, sono sicuro che vi darà la possibilità di rimediare. Lo avete svezzato, gli avete insegnato a camminare, a mangiare e bere da solo. È sano e sveglio. È amichevole con gli estranei, non è troppo intimorito. Secondo me, lo amate ancora tantissimo. E siete ricambiati, nonostante il vostro comportamento. Non credo nelle favole, ma questa volta desidero il lieto fine con tutte le mie forze.
Foto: GIORGIO IN ISTITUTO Il piccolo Giorgio ieri ha lasciato l'ospedale ed è stato trasferito in una comunità in attesa di essere affidato


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