sabato 25 agosto 2007

LA VERITA' TRA I BANCHI

LA VERITÀ TRA I BANCHI
“Come si può pretendere di avvicinare i ragazzi alla matematica dicendo, come fa Odifreddi, che il suo scopo è quello di dimostrare la ragionevolezza dell’ateismo e la stupidità di religioni come il cristianesimo e l’ebraismo? Come si può dire che i ragazzi non devono leggere Harry Potter e Il signore degli anelli? Chi se la sentirebbe di proporre agli adolescenti contemporanei di sostituire le loro letture preferite con un teorema di geometria differenziale?”

Queste parole di Giorgio Israel, docente di Matematiche complementari all’Università La Sapienza di Roma, vengono accolte con uno scrosciante applauso dal numeroso pubblico di studenti e docenti convenuto presso la sala A1 del Meeting per l’incontro “La verità tra i banchi”. Israel non è stato meno tenero nei confronti delle istituzioni responsabili dell’organizzazione del sistema scolastico nazionale: “Negli ultimi 30 anni, la stesura dei programmi scolastici è stata affidata a pedagogisti democratici [leggi: burocratici] che hanno svilito quello che era la colonna portante della scuola, il rapporto tra maestro e discepolo. L’insegnante è stato ridotto a un burocrate che deve semplicemente applicare procedure e trasmettere il sapere sotto forma di formule precostituite e l’alunno è diventato il fruitore di un servizio”. Anche le famiglie devono fare la loro parte, secondo Israel, smettendo di concepire l’educazione come un bene commerciale qualsiasi e riducendola, appunto, a un servizio.
Si inserisce nel discorso Fabrizio Foschi, docente di storia al liceo e Presidente dell’associazione professionale di insegnanti Diesse: “Genitori, alunni e insegnanti devono concepire la scuola come un luogo dove si afferma un’ipotesi di significato, che cerchi di introdurre alla verità delle cose partendo dalla propria storia. Ogni insegnate ha la propria ipotesi di significato: essa va proposta agli studenti, invitandoli a verificare la sua bontà e positività nella propria vita”.
Molto apprezzati dal pubblico anche gli interventi di Pietro Barcellona, docente di Filosofia del diritto all’Università di Catania. La scuola, secondo Barcellona, deve cercare di dare risposta alla domanda di significato su di sé e sul mondo. La ragione principale dell’incapacità di risposta a queste domande, a suo dire, risiede nella divisione artificiosa del sapere, che dà risposte esclusivamente tecniche e scollegate dai sentimenti che muovono l’uomo a cercare di conoscere. Facendo riferimento ai suoi anni di docenza, Barcellona dà questo consiglio ai professori presenti in sala: “Se volete essere ascoltati e rispettati dai vostri alunni dovete essere delle persone concrete”.
Chiude l’incontro Elena Ugolini, preside dell’Istituto Malpighi di Bologna: “Non possiamo aspettarci che il cambiamento della scuola dipenda da un intervento istituzionale. Il cambiamento dipende dalle famiglie, dagli studenti e dai professori. C’è una domanda che deve guidare questo cambiamento, ed è quella sul ‘perché’. Buona scuola a tutti”.


F.T.
Rimini, 23 agosto 2007

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