lunedì 11 dicembre 2006

ANGELUS 10 12 2006

S.S.BENEDETTO XVI
ANGELUS , 10.12.2006
Di ritorno dalla visita pastorale alla Parrocchia romana di Santa Maria Stella dell’ Evangelizzazione, a mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.Queste le parole del Papa nell’ introdurre la preghiera mariana:

Cari fratelli e sorelle!
Questa mattina ho avuto la gioia di dedicare una nuova chiesa parrocchiale, intitolata a Maria Stella della Evangelizzazione, nel quartiere del Torrino Nord di Roma. E’ un avvenimento che, pur riguardando di per sé quel quartiere, acquista un significato simbolico all’interno del tempo liturgico dell’Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare il Natale del Signore. In questi giorni la liturgia ci ricorda costantemente che "Dio viene" a visitare il suo popolo, per dimorare in mezzo agli uomini e formare con loro una comunione di amore e di vita, cioè una famiglia. Il Vangelo di Giovanni esprime così il mistero dell’Incarnazione: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"; letteralmente: "pose la sua tenda in mezzo a noi" (Gv 1,14). La costruzione di una chiesa fra le case di un paese o di un quartiere d’una città non evoca forse questo grande dono e mistero?
La chiesa-edificio è segno concreto della Chiesa-comunità, formata dalle "pietre vive" che sono i credenti, immagine tanto cara agli Apostoli. San Pietro (1 Pt 2,4-5) e san Paolo (Ef 2,20-22) mettono in risalto come la "pietra angolare" di questo tempio spirituale sia Cristo e che, stretti a Lui e ben compatti, anche noi siamo chiamati a partecipare all’edificazione di questo tempio vivo. Se dunque è Dio che prende l’iniziativa di venire ad abitare in mezzo agli uomini, ed è sempre Lui l’artefice principale di questo progetto, è vero anche che Egli non vuole realizzarlo senza la nostra attiva collaborazione. Pertanto, prepararsi al Natale significa impegnarsi a costruire la "dimora di Dio con gli uomini". Nessuno è escluso; ciascuno può e deve contribuire a far sì che questa casa della comunione sia più spaziosa e bella. Alla fine dei tempi, essa sarà completata e sarà la "Gerusalemme celeste": "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra – si legge nel Libro dell’Apocalisse – … Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo … Ecco la dimora di Dio con gli uomini!" (Ap 21,1-3). L’Avvento ci invita a volgere lo sguardo verso la "Gerusalemme celeste", che è il fine ultimo del nostro pellegrinaggio terreno. Al tempo stesso, ci esorta ad impegnarci con la preghiera, la conversione e le buone opere, ad accogliere Gesù nella nostra vita, per costruire insieme a Lui questo edificio spirituale del quale ognuno di noi - le nostre famiglie e le nostre comunità - è pietra preziosa.
Tra tutte le pietre che formano la Gerusalemme celeste, sicuramente la più splendita e pregiata, perché di tutte più vicina a Cristo pietra angolare, è Maria Santissima. Per sua intercessione, preghiamo affinché questo Avvento sia per tutta la Chiesa un tempo di edificazione spirituale e così si affretti la venuta del Regno di Dio.
Continua dopo l'Angelus cosi':
Seguo con viva preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente, dove a spiragli di soluzione delle crisi che travagliano la regione si alternano tensioni e difficoltà che fanno temere nuove violenze.
Una speciale menzione merita il Libano, sul cui suolo, oggi come ieri, sono chiamati a "vivere insieme uomini differenti sul piano culturale e religioso, per edificare una nazione di ‘dialogo e di convivenza’ e per concorrere al bene comune" (Esortazione Ap.post-sinodale, Una nuova speranza per il Libano, n. 119). Condivido perciò, di fronte ai recenti avvenimenti, le forti apprensioni espresse dal Patriarca, Sua Beatitudine il Sig. Cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, e dai Vescovi maroniti nel Comunicato che hanno reso pubblico mercoledì scorso.
Insieme a loro, chiedo ai libanesi e ai loro responsabili politici di avere a cuore esclusivamente il bene del Paese e l’armonia tra le sue comunità, ispirando il loro impegno a quell’unità che è responsabilità di tutti e di ciascuno e richiede sforzi pazienti e perseveranti, insieme a un dialogo fiducioso e permanente (cfr ibid. n. 120). Auspico anche che la Comunità internazionale aiuti ad individuare le urgenti soluzioni pacifiche ed eque necessarie per il Libano e per l’intero Medio Oriente, mentre invito tutti alla preghiera in questo grave momento.
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Giovedì 14 dicembre, nella Basilica di San Pietro, incontrerò gli universitari degli Atenei romani. Cari giovani, vi attendo numerosi per prepararci al Natale invocando dal Signore Gesù il dono della carità intellettuale per tutta la comunità universitaria.

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