Tempi num.48 del 14/12/2006
Lettere
La famiglia diventa Pacs, ma il cattolico pirla resta tale
di Amicone Luigi
Ho letto su Tempi che il ministro Fioroni ha fatto quello che nel 2003 fece il primo ministro francese, cioè accordarsi con l'imam egiziano su cosa si doveva decidere in Francia in materia di religione, dichiarando: «La laicità, la neutralità dell'insegnamento pubblico per tutti, non si tratta di designare in modo particolare i musulmani» (da Christine Champion, La desinformation par l'education nationale, ed. du Rocher, pag. 136). Siamo in ritardo?
Ermanno Venco via internet
Non so, il ministro Fioroni ci stupisce sempre con il suo oro di Napoli.
È chiaro che la proposta di legge sui Pacs avanzata dall'Unione è un grimaldello per scardinare la nostra Costituzione, accontentando in una botta sola gli omosessuali con la concessione del matrimonio civile, e i musulmani con il riconoscimento della poligamia. Appaiono dunque ridicoli non meno che ipocriti lo sconcerto e l'indignazione dei senatori "cattolici" dell'Unione. Gli stessi che in campagna elettorale, a riprova della loro lealtà verso lo schieramento di sinistra, sbandierarono di avere apposto le loro firme sotto il mastodontico programma di Prodi: nel quale in solo sette righe, con ambiguità spinta al virtuosismo, è previsto il riconoscimento di qualsiasi tipo di convivenza. E allora dai "cattolici" dell'Unione si vorrebbe sapere se hanno firmato quel programma senza leggerlo, che sarebbe cosa molto molto grave; ma se avendolo letto lo avessero firmato senza batter ciglio, sarebbe cosa gravissima, anzi vergognosa.
Laura Ciancio Mantovani Roma
Una cosa è chiara: le persone normali non hanno bisogno dei Pacs. Se convivo convivo, altrimenti mi sposo in Comune. Le persone omosessuali non hanno bisogno dei Pacs. Come tutti i cittadini hanno a disposizione notai e avvocati per fare testamento. Nel mondo libero uno può avere tutti i gusti sessuali che vuole e può cercare fortuna politica e carriera economica con tutte le scuse che vuole, compresa quella della "lotta contro le discriminazioni sessuali" (ma dove? Potete andare a letto con un pappagallo che non si scandalizza nessuno, semmai sono gli eterosessuali i veri panda). Ma così come una pera è una pera, una famiglia è l'unione tra un uomo e una donna. Perciò, possono cambiare il nome alle cose con tutte le leggi zapateriane che vogliono, ma un cattolico pirla resta un cattolico pirla.
Ho letto su Tempi della settimana scorsa il racconto di Anna Rolli, volontaria in Israele. Dire con commozione è poco. Vi sono letture che diventano scoperte di vita. Scoprire, per esempio, che la Rolli non è la sola e che altre persone dei diversi angoli di mondo hanno sentito il medesimo impulso e sono corse là per dare una mano. Per generoso impulso, ma che ha dato anche a loro una ragione di vita. È solo l'idea di aiutare un popolo che lotta per la propria esistenza che mi ha commosso? Certo, anche questo. Ma c'è qualcosa di più e di più profondo. Israele in questo momento, più che mai, ci offre un modello, un ideale decoroso di vita quale noi, stanchi europei scettici e rinunciatari, abbiamo perduto(.). Non sono ebreo. Amo Israele e amo il suo coraggio. Sì, caro direttore, mi sono commosso perché quell'idea frulla in testa anche a me da parecchio tempo.
Romano Bracalini via internet
Caro Bracalini, scusi il taglio, l'idea frulla anche a noi. Grazie.
Sto frequentando il corso abilitante riservato ai docenti con già almeno due anni di insegnamento nella scuola. Nonostante questo ci considerano in tutto e per tutto un corso Silsis con gli stessi esami, l'obbligo di frequenza, un massimo di assenze consentito ecc. Ma la cosa veramente scandalosa è che vogliono obbligarci a partecipare al convegno "Milano da leggere" che si terrà i prossimi 14 e 15 dicembre in Statale. Ce lo spacciano come una grande occasione di aggiornamento ed inoltre sostengono che in questo modo totalizziamo in solo due giorni venti ore di frequenza sul corso di italiano. Molti sono in difficoltà perché i presidi non concedono il permesso ed il convegno si tiene dalle 9.00 alle 17.00. Non si capisce più nulla perché alcuni docenti, tra cui la nostra referente per tutte le questioni burocratiche Silsis, dice che non è obbligatorio ma ti riconosce delle ore di frequenza; altri, quelli che ci tengono i laboratori didattici il sabato, e che guarda caso organizzano il convegno, sostengono il contrario e rilasciano addirittura richieste firmate per i nostri presidi in cui dichiarano che noi dobbiamo partecipare a questo benedetto convegno. Tra l'altro ci dicono che, nel corso di questi laboratori didattici, faremo dei percorsi proprio sui contenuti trattati al convegno. Ancora oggi non ho ancora capito che cosa dobbiamo fare.
Maria Bersani Milano
Non ha ancora capito perché l'hanno precettata? Si legga il programma di "Milano da leggere" e si domandi: chi paga i convegni di letteratura e storia che non si fila nessuno ma sono politicamente corretti? Tanti anni di oneste barricate per fare una scuola a regime. Un bel risultato, non c'è che dire.
Ho 17 anni e sono un vostro abbonato e incallito lettore. Tempi esce al giovedì con Il Giornale, ma a me arriva a casa una settimana dopo, e ogni volta devo leggervi in ritardo di sette giorni, senza contare quelle volte che ritarda ancor più.
Marco Anzoletti Boscolo
Sottomarina (Ve)
Stiamo cercando di sollecitare Il Giornale a uscire in abbinata in tutta Italia. Sottomarina compresa. Speriamo di poter dare presto la buona novella. Però, cari abbonati incalliti, fateci il piacere di non perdere il vizio. Grazie.
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