Plausi e botte
Dove i simboli religiosi fanno paura anche i laici hanno vita duradi Cominelli Giovanni
Laico è parola polisemica. Sotto il vocabolo si sono accumulati nel corso dei secoli significati e slittamenti di significati. Dal greco "laikòs", uno del popolo, a "non appartenente al clero", a "membro di ordine religioso, ma non prete", a "credente, ma non appartenente al clero", a "agnostico", a "ateo", a "anticlericale", a "spirito critico", a "antidogmatico", a "relativista". Oggi laico è il credente che tiene la religione lontana dalla vita pubblica, o il non credente che la tollera, purché fuori dalla sfera pubblica. Scottati da sanguinose guerre civili di religione iniziate nel XVI secolo, gli europei adottarono con la pace di Augusta del 1555 la clausola del "cuius regio eius et religio" - la religione della regione, cioè del sovrano che la governa, sia anche la religione del singolo. Poiché il principio violava la libertà di coscienza, con l'Illuminismo si è passati alla "privatizzazione" della sfera religiosa.
Ora, l'accendersi dei fondamentalismi e l'insorgere all'orizzonte pubblico di questioni ad alta densità etica, concernenti il futuro della società e della specie umana, paiono spingere ulteriormente all'esterno della sfera pubblica persino i segni - dal crocifisso al presepe - della presenza religiosa e cristiana millenaria, giudicati quali residuo dogmatico e fomento di intolleranza. Perché Ratzinger si ostina a difendere i crocifissi nei luoghi pubblici? Per due ragioni. Una riguarda le radici cristiane dell'Europa. Se scompaiono i segni visibili, l'eredità cui essi alludono non è più rintracciabile, è come un tesoro di cui sia andata perduta la mappa. Un'eredità spirituale non vive senza la coscienza vigile e visibile della sua presenza e solo in questa presenza parla e si prolunga nel futuro. E se l'Europa perde le sue radici, il suo albero sarà travolto dai venti della globalizzazione che soffiano senza tregua. Le classi dirigenti europee di oggi, diversamente dai padri fondatori degli anni Cinquanta, stanno perdendo le radici dell'Europa.
L'altra ragione riguarda il discorso intero sull'uomo. I segni materiali dei cristiani rinviano alle nervature ontologiche essenziali dell'uomo. La domanda religiosa è un carattere recessivo della specie umana, destinato a scomparire insieme all'evoluzione dell'homo sapiens verso una specie più avanzata, oppure è una struttura ontologica perenne dell'uomo emergente dalla finitudine? È laico chi tiene aperta quella domanda, dogmatico e acritico chi la espunge.
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