sabato 23 febbraio 2008

CLAUDIO RISE' DA TEMPI

21 febbraio 2008,

Ora che il carnevale, ed anche il governo “Prodi horror picture show” sono finiti, e la Quaresima cominciata, spero in una campagna elettorale quaresimale. Spero che, insomma, si possano fare le due cose insieme, seguire la campagna, e vivere la Quaresima.
Spero che sia una campagna sufficientemente penitenziale, e riflessiva, da non disturbare il riconoscimento delle colpe, e la meditazione, che ispirano questo periodo dell’anno. Un atteggiamento naturalmente indispensabile in ogni campo della vita umana, per poter cercare di purificarsi, e rinascere nella Pasqua.




Ma che è sicuramente più che mai necessario nella politica. Dove, malgrado i danni immensi provocati dalla nostra classe dirigente, scuole dove non si insegna niente, treni che non arrivano, hub di grandi speranze smantellati per manfrine partitiche, delitti costantemente impuniti per concentrarsi su inchieste ridicole, nessuno sembra mai pentirsi di niente, riflettere sui propri sbagli, chiedere scusa.

Ognuno di noi vorrebbe che tutto ciò finisse, cambiasse. Perché questo accada, però, è necessario un arresto, un silenzio, un rivolgere lo sguardo a sé, prima che alle colpe dell’altro. Naturalmente in campagna elettorale ognuno cerca voti, ed è difficile farlo elencando i propri errori. Si può però essere più o meno falsi, più o meno recitativi, più o meno “grandiosi” (cioè narcisisti)

nell’autorappresentazione di sé agli elettori, e dunque anche a se stessi.
Sarebbe un esercizio fecondo appunto provare a fare una campagna quaresimale, che non nasconda le proprie colpe, oltre che ricordare quelle degli altri.

Del resto, non è certo un caso (ma perlomeno una coincidenza significativa, una “sincronicità” assai rivelatrice), che la campagna si sia aperta sulla scia della moratoria lanciata da Giuliano Ferrara contro l’aborto, e proseguita poi con la Lista contro l’aborto, di cui vivacemente si discute in questi giorni. Qualsiasi cosa succeda, la campagna contro l’aborto rimarrà la cosa simbolicamente ed affettivamente, quindi politicamente, più importante di questo periodo.

Un’iniziativa che va a incontrare direttamente il problema dell’essere, della vita, dell’accettarla o rifiutarla, uccidendola.
Si tratta di qualcosa che si muove molto al di sopra del dibattito politico corrente, ma non certo fuori di esso, perché dal prendere partito per il dare la vita o la morte dipende tutto il resto: la vitalità di un sistema, la direzione della sua cultura, il suo impegno nello sviluppo, la sua posizione verso l’altro essere umano, e la stessa idea di comunità che da tutto questo nasce.

L’aborto, questo delitto individuale e di massa che ci coinvolge tutti in una colpa collettiva, che ognuno poi singolarmente declina nella propria vita, chiama ad un abbassare il capo, ad una penitenza cui solo il folle può chiedere di sottrarsi.

Qualunque cosa accada poi nelle alchimie elettorali e partitiche, dobbiamo ringraziare Giuliano Ferrara per aver portato questo prezioso contributo quaresimale, che segnerà profondamente questa campagna, e la nostra vita.


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