venerdì 8 febbraio 2008

ANNIVERSARIO AL RIPARO DELLA GROTTA

ha dimo­strato una forza di ca­rattere che corrispon­de anche all’immagi­ne della Vergine, una donna che era rimasta ai piedi della croce quando tutti gli altri se n’erano andati. Berna­dette è veramente l’i­cona della Vergine.

.... «La prima parola del messaggio, anche se non detta esplicitamente dall’apparizione, è la parola 'povertà'. La povertà di Bernadet­te, prima e durante le apparizioni, con il ri­fiuto del denaro, e dopo le apparizioni, con il voto di povertà che ha pronunziato presso il convento delle suore di Nevers. E non di­mentichiamo la povertà della sua salute. La sua è una grande testimonianza, come un amore immenso esercitato quotidianamen­te, che si è espresso nel dettaglio di tutta la sua vita. La povertà come quella della Vergi­ne che si esprime nel 'Magnificat', nel suo rendimento di grazie a Dio. Questo è dun­que il primo punto che fu capito,....

«Lourdes è stata anche un rifugio della fede durante gli anni di crisi razionalista che hanno seguito il Concilio» • Nel 150° delle apparizioni, parla il mariologo Laurentin
di Andrea Tornielli
Tratto da AVVENIRE del 7 febbraio 2008


Padre Laurentin, se le chiedessi di dire in sintesi qual è l’autentico messaggio di Lourdes, cosa risponderebbe?


«Ogni messaggio profetico va al di là delle parole. È come il lievito nella pasta. Le paro­le chiave del messaggio non sono solo quel­le dette esplicitamente, vale a dire 'Preghie­ra', 'Penitenza e conversione', 'Immacola­ta Concezione'. C’è anche, innanzitutto, la parola 'povertà'. Credo che il messaggio profetico di Lourdes, proposto nella perso­na di Bernadette, sia quello della beatitudi­ne dei poveri, la loro esistenza, il loro valore. Ai poveri è annunciata la Buona Novella del Vangelo. Al tempo delle apparizioni, nel­l’Ottocento, la povertà era misconosciuta, irrisa, ridotta allo stato degradante della mi­seria a vantaggio della ricchezza. Quello era il tempo dello sviluppo industriale che ge­nerava sfruttamento, il lavoro dei minori, il degrado delle baracche nelle grandi città. Ci trovavamo al culmine della società borghe­se e capitalista, fondata sul denaro. La Vergi­ne parla nel contesto di Lourdes, una città della Francia meridionale. In questo conte­sto Maria è andata a cercare la ragazza più povera, della famiglia più povera – pensate alle condizioni di vita nel cachot, con il leta­maio davanti alla finestra. Una ragazza dalla salute molto malferma, che diventa la sua plenipotenziaria per fondare Lourdes.

Qualcosa di simile era accaduta tre secoli prima in Messico, quando la Vergine di Guadalupe apparve non al vescovo o a qualche notabile spagnolo, ma a un povero indio, che divenne il suo plenipotenziario nel chiedere la fondazione di un santuario sul monte dove un tempo le popolazioni in­digene offrivano sacrifici umani».

C’è qualcosa che spesso una certa cultura e una certa intellighenzia laica fatica a capi­re. Mi è capitato di constatarlo, anche di re­cente, in un dibattito tv su Padre Pio, du­rante il quale si è sottolineata l’ignoranza del popolarissimo frate con le stimmate. Si dimentica che nel 'Magnificat' si recita che «Dio ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili»...
«La prima parola del messaggio, anche se non detta esplicitamente dall’apparizione, è la parola 'povertà'. La povertà di Bernadet­te, prima e durante le apparizioni, con il ri­fiuto del denaro, e dopo le apparizioni, con il voto di povertà che ha pronunziato presso il convento delle suore di Nevers. E non di­mentichiamo la povertà della sua salute. La sua è una grande testimonianza, come un amore immenso esercitato quotidianamen­te, che si è espresso nel dettaglio di tutta la sua vita. La povertà come quella della Vergi­ne che si esprime nel 'Magnificat', nel suo rendimento di grazie a Dio. Questo è dun­que il primo punto che fu capito, perché tutti i benestanti che fuggivano i poveri, do­po le apparizioni, venivano al cachot per a­vere la grazia di vedere Bernadette e voleva­no aiutarla, e lei non accettava l’aiuto. È una testimonianza centrale di Lourdes, la radice di Lourdes».

Ricorre il 150° anniversario delle appari­zioni. Lei insiste nel dire che per capire Lourdes bisogna capire santa Bernadette Soubirous. Perché, come lei ha più volte af­fermato, Bernadette può essere considera­ta la «fonte» di Lourdes? Perché è così im­portante?

«Bernadette è la sola intermediaria del mes­saggio e anche della conoscenza della visio­ne della Vergine, è la sola che ha visto, che ha udito le parole di Aquerò. Nessun altro veggente fu riconosciuto e tutto il messag­gio, le parole della Vergine sono conosciute da Bernadette stessa. Ma questo si radica più profondamente nel fatto che la Vergine ha scelto Bernadette come una perfetta im­magine. Come un’icona, direi. Era lei stessa, Bernadette, l’immagine della Vergine, per tutta la sua vita, per la sua umiltà, per la sua povertà e per la sua limpidezza. E aggiunge­rei anche per il suo temperamento forte. A­veva una capacità di resistenza molto forte.

Quando si è trovata davanti al commissario Jacomet che la minac­ciava, o davanti ad al­tri giudici, ha dimo­strato una forza di ca­rattere che corrispon­de anche all’immagi­ne della Vergine, una donna che era rimasta ai piedi della croce quando tutti gli altri se n’erano andati. Berna­dette è veramente l’i­cona della Vergine.

Lo scultore chiamato a realizzare la statua da mettere nella nicchia della grotta di Massa­bielle l’ha realizzata più grande rispetto al­le indicazioni che gli aveva dato Bernadet­te. Hanno dovuto al­largare un po’ la nic­chia per farcela stare.

Ma l’apparizione era più piccola, una pic­cola ragazza, come la veggente. Bernanos l’ha definita, in un li­bro meraviglioso, 'u­na piccola ragazza questa regina degli angeli'; mentre Péguy diceva: 'La più grande perché la più piccola, la più gloriosa perché la più umile, la più gioiosa perché fu anche la più dolorosa'. Tutti questi contrasti si ri­conoscono nella vita di Bernadette».

Padre Laurentin, vorrei che a questo punto del nostro percorso ci parlasse di Lourdes come un rifugio della fede, che è rimasta intatta nonostante le tempeste della conte­stazione del post-Concilio.
In fondo, i san­tuari mariani, i luoghi della pietà popolare, hanno rappresentato negli anni più difficili come un fiume carsico, sommerso, di fede autentica e di autentica devozione. Nono­stante anche qualche teologo considerasse la fede dei semplici, la fede di chi ha biso­gno di vedere e di toccare, come qualcosa da guardare con sufficienza, come l’espres­sione di una fede bambina, non adulta….


«È vero che la teologia talvolta è troppo ra­zionale, logica, non lascia passare il caratte­re espressivo, umano, sensibile di tutta la Bibbia che parla in termini d’amore, di cose concrete, visibili, di relazioni tra gli uomini, di relazione con Dio.

Allora, a Lourdes ritro­viamo questo stile evangelico, questo stile concreto, ritroviamo al primo posto gli am­malati per i quali Lourdes ha improvvisato, senza che vi fossero precedenti, i viaggi, i pellegrinaggi appositamente dedicati a loro. E li ha organizzati con le ferrovie, era un’au­dacia al limite dell’incoscienza, perché era molto pericoloso, a volte, spostare persone in gravi condizioni di salute per farle arriva­re a Lourdes. Nella Chiesa c’è una critica e­sagerata, una critica che di fronte a una nuova apparizione, e alle persone che gioi­scono affermando: 'Ecco la Vergine, siamo felici', fa subito dire: 'No, è falso'. A Lour­des tutto va di pari passo, tutto viene armo­nizzato, nella preghiera e nell’azione di ca­rità e questo ha formato molti cristiani, nel­l’asfissia della fede che è generale nel nostro secolo. Allora, questo ha un senso per com­pletare ciò che abbiamo già detto su Lour­des come rifugio della fede durante gli anni di crisi, di disintegrazione, che hanno segui­to il Concilio, non a causa del Concilio ma per infedeltà al suo messaggio, per devia­zioni e per critica distruttiva».

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