domenica 24 febbraio 2008

SEMPRE SUL RISCHIO EDUCATIVO

...E' questa la sfida educativa che don Giussani ha lanciato al nostro tempo, non solo a coloro che lo hanno seguito e al cosiddetto «mondo cattolico»: una sfida laica di civiltà e di libertà, che invita a superare la parzialità delle ideologie e il fascino sottile del nichilismo gaio che sembra oggi dominare la scena, per lasciare entrare il richiamo del vero nella vita individuale, sociale, politica.....

il grande carisma di don Giussani: la capacità di saper riproporre l'avvenimento cristiano non come una dottrina astratta e slegata dall'esperienza quotidiana di ciascuno, ma come l'incontro tra la domanda di verità e di bellezza dell'uomo e il mistero dell'incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Perciò educare, per don Giussani, significa innanzitutto aiutare la persona a prendere coscienza di quelli che sono i suoi elementi costitutivi, le sue esigenze fondamentali, le domande più profonde e radicali che riguardano il senso del vivere e del morire.
Gianteo BORDERO
Il «rischio educativo», la sfida di libertà di don Giussani
tratto da: Ragionpolitica.it, 22.2.2006.





Cade oggi il primo anniversario della morte di don Giussani. Per l'occasione, la rivista di Comunione e Liberazione, Tracce, ha allegato al numero mensile un dvd contenente le immagini di una conferenza tenuta dal fondatore del movimento il 20 giugno del 1985, a Milano, sul tema dell'educazione.

E' stato, quello dell'educazione, il grande carisma di don Giussani: la capacità di saper riproporre l'avvenimento cristiano non come una dottrina astratta e slegata dall'esperienza quotidiana di ciascuno, ma come l'incontro tra la domanda di verità e di bellezza dell'uomo e il mistero dell'incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Perciò educare, per don Giussani, significa innanzitutto aiutare la persona a prendere coscienza di quelli che sono i suoi elementi costitutivi, le sue esigenze fondamentali, le domande più profonde e radicali che riguardano il senso del vivere e del morire. E a giocare poi queste domande ed esigenze nell'impatto con la realtà, paragonando ad esse tutto quello che si vive. L'autentica educazione - amava ripetere don Giussani - è un «rischio», perché propone alla libertà della persona non una ideologia, un insieme di regole da seguire o di nozioni da apprendere, ma la «provocazione» a lasciarsi attrarre e colpire dal vero e dalle sue tracce nella realtà e nell'esperienza.
Ma qui non si tratta soltanto di un'idea pedagogica - seppur fondata ed attraente. Nel caso di don Giussani, e di quello che da lui è nato, si tratta molto più radicalmente di una «comunicazione di sé, cioè del proprio modo di rapportarsi con il reale. L'uomo è infatti una modalità vivente di rapporto con il reale». Non si può educare, cioè, se non si parte dalla comunicazione della propria esperienza e di quello che dà ad essa significato, profondità e spessore. L'educatore non è tanto colui che trasmette nozioni o idee - per quanto interessanti e utili possano essere -, quanto colui che comunica esistenzialmente ciò ha dato senso al suo vivere, ciò che ha dato risposta alle sue domande di verità, bontà e bellezza.
«Mandateci in giro nudi - disse una volta don Giussani - ma lasciateci la libertà di educare». E' solo infatti la possibilità di una educazione così concepita che può costruire una società giusta, in cui la persona non sia in balia dell'opinione dominante e in cui il potere non si pensi come fine a se stesso, ma sia al servizio del bene degli uomini. Una società di persone libere perché educate ad usare il proprio cuore e la propria umanità come strumento di paragone con tutto ciò che accade. Anche la politica, così, può diventare strumento di costruzione dell'umano, fattore di edificazione della giustizia: non pretendendo di sostituirsi e di inglobare in sé il rischio della libertà personale, ma riconoscendo e promuovendo quella libera iniziativa dei singoli e dei gruppi che sanno creare e ricreare, nella società, spazi di autentica umanità.
E' questa la sfida educativa che don Giussani ha lanciato al nostro tempo, non solo a coloro che lo hanno seguito e al cosiddetto «mondo cattolico»: una sfida laica di civiltà e di libertà, che invita a superare la parzialità delle ideologie e il fascino sottile del nichilismo gaio che sembra oggi dominare la scena, per lasciare entrare il richiamo del vero nella vita individuale, sociale, politica.

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