giovedì 13 dicembre 2007

LA FAMIGLIA PRIMA AGENZIA DI PACE

Benedetto XVI: chi la osteggia indebolisce l'intera comunità umanadi Mimmo Muolo

Tratto da AVVENIRE del 12 dicembre 2007

Famiglia e pace. All'inizio del terzo millennio occorrerà abituarsi a pensarle, scriverle e metterle sempre più in connessione queste due fondamentali realtà. Anche perché senza l'una non ci può essere l'altra.




Ed è in famiglia che si apprende fin da piccoli la «grammatica» della pacifica convivenza, che poi deve coinvolgere «tutta la grande famiglia dell'umanità».
Allo stesso modo, poi, bisognerà riprendere a preoccuparsi che non proliferino le armi nucleari e non aumentino i Paesi che ne sono detentori; che l'ambiente sia preservato, che ci sia un'equa distribuzione della ricchezza e che venga rispettata e applicata la legge naturale comune a tutto il genere umano.

Sono questi alcuni dei principali contenuti del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della Pace, che come di consueto verrà celebrata il prossimo 1° gennaio. Il testo, che ha per tema Famiglia umana, comunità di pace è stato presentato ieri nella Sala Stampa vaticana dal cardinale Renato Raffaele Martino e dal vescovo Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Pace e famiglia.
«In tutto il messaggio -ha fatto notare il porporato -il Santo Padre ci fa vedere come la famiglia e la pace si richiamano costantemente in una feconda circolarità che costituisce uno dei presupposti più stimolanti per dare corpo ad un adeguato approccio culturale, sociale e politico delle complesse tematiche relative alla realizzazione della pace nel nostro tempo».


Il Papa, infatti, afferma che «chi -anche inconsapevolmente -osteggia l'istituto familiare rende fragile la pace, perché indebolisce quella che di fatto è sua principale 'agenzia'». «Tutto ciò che contribuisce a rendere più de- bole la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna -prosegue il Messaggio che Avvenire pubblica integralmente -ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all'accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima educatrice dell'educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace».
La famiglia, scrive ancora Benedetto XVI, «ha bisogno della casa, del lavoro, della scuola per i figli, dell'assistenza sanitaria di base per tutti. Quandi la società e la politica che non si impegnano ad aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un'essenziale risorsa a servizio della pace». Anche il lessico familiare, sottolinea Papa Ratzinger, è importante da questo punto di vista. «Lì è necessario attingere sempre per non perdere l'uso del vocabolario della pace. Nell'inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella 'grammatica' che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole ». Il Pontefice ricorda, inoltre, che la famiglia «è titolare di specifici diritti», i quali sono riconosciuti anche dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

La grande famiglia umana.
Del resto, prosegue il testo diffuso ieri, «non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle». Siamo tutti figli di Dio, «supremo Principio» su cui «possono essere poste le premesse per l'edificazione di un'umanità pacificata». Questa grande famiglia umana ha per casa la terra. Il Papa, dunque, esorta ad aver cura dell'ambiente, senza che perciò «la natura materiale o animale» venga considerata più importante dell'uomo». Ripartire i costi di questa tutela, assumere impegni e decisioni comuni, dialogare evitando l'unilateralismo, fare attenzione alle «gestione delle risorse energetiche del pianeta, rivedendo gli elevati standard di consumo dei Paesi ricchi, evitare sprechi e non appiattire l'economia alle «crude leggi del guadagno che possono risultare disumane» sono le raccomandazioni contenute nel testo.

Il problema delle armi.
Il Papa lancia un forte appello per lo «smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti» evidenziando «il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori dell'arma nucleare». A questo proposito il cardinale Martino, durante la conferenza stampa, ha notato: «La spesa militare del 2006 è stata pari a 1.204 miliardi di dollari. E nel nel decennio 1997-2006 c'è stato un aumento medio del 37%». Quanto ai venti guerra Usa-Iran, il porporato, in risposta a una domanda, ha aggiunto: «Le minacce di guerra sono solo parole, ma fanno male all'atmosfera internazionale perché possono generare preoccupazione e portare alla produzione di nuove armi. Il disarmo oggi, infatti è lungi dall'essere raggiunto». Disarmo che, ha concluso monsignor Crepaldi, «farebbe un grande bene alla pace, dal momento che le armi sono le vitamine con cui si alimentano le guerre».

Tra i punti salienti del testo del Papa, presentato ieri dal cardinale Martino e dal vescovo Crepaldi, il riarmo nucleare, la tutela dell'ambiente, il saccheggio delle fonti energetiche dei Paesi poveri




Nessun commento: