venerdì 28 dicembre 2007

LASCIATECI IN FAMIGLIA. ALMENO A NATALE


"La realta' quando si impone si vorrebbe cancellare.
Il natale che ci richiama al vero senso della vita ai valori che contano e' una festa che molti vorrebbero cancellare o che desiderano infangare."

Insomma, sembra suggerire cinicamente 'La Stampa', speriamo che il Natale passi al più presto possibile, si porti via tutte le sue implicazioni vergognosamente familistiche, si torni al più presto ai nostri sani conflitti sociali e politici, quelli sì meritevoli di cure e di elogi.

A proposito di un articolo su 'La Stampa'
di Domenico Delle Foglie
Tratto da avvenire del 27 dicembre 2007


Chi ha un pizzico d’esperienza familiare li evita perché sa che comunque riusciranno a far andare qualcosa per il verso storto o che troveranno qualcosa su cui arricciare il naso. Chi se li trova accanto, in ufficio come nella vita, sa che non c’è scampo al loro presenzialismo negativo.

Sinceramente confessiamo che il pensiero è corso ai mitici 'guastafeste' - persone rigorosamente in carne ed ossa ­leggendo l’editoriale di prima pagina de 'La Stampa' del 24 dicembre.

Chiara Saraceno, sociologa della famiglia, più nota al grande pubblico come ospite fisso di 'Ballarò', ha pensato bene di avvicinarsi al Natale con un articolo che già dal titolo è tutto un programma: 'Famiglia, gli affetti pericolosi'. Il suo approccio è quello della patologa che vede solo brutti sintomi, indizio di malattie inguaribili.

E se qualcosa in famiglia funziona, si rasenta l’eroismo o l’ingenuità degli stolti. In ogni caso, Natale e famiglia ne escono a pezzi.

Si comincia col Natale che 'nella retorica pubblica, ma anche privata è la festa della famiglia per eccellenza' e viene descritto sotto assedio di delitti e violenze. E poi tutta la trama dei rapporti familiari in cui, alla pazienza del costruire, l’autrice oppone 'la necessità di imparare a prendere le distanze e persino, se necessario, ad andare via, o lasciare andare via'.

Tutta una sequela di annotazioni negative: 'il clima natalizio fa da detonatore per conflitti e tensioni', 'il rito famigliare è una forzatura da cui si vorrebbe fuggire a tutti i costi', 'per i figli di genitori separati il Natale può presentarsi come un incubo', 'per molte coppie clandestine il Natale è l’occasione in cui viene rimarcata la loro non esistenza sociale e famigliare', 'la messa in scena della famiglia che avviene in questi giorni è anche l’occasione per ribadire gerarchie'.

Insomma, sembra suggerire cinicamente 'La Stampa', speriamo che il Natale passi al più presto possibile, si porti via tutte le sue implicazioni vergognosamente familistiche, si torni al più presto ai nostri sani conflitti sociali e politici, quelli sì meritevoli di cure e di elogi.

Insomma, che il Natale… vi vada di traverso. Almeno così l’abbiamo letto noi quell’articolo. E pur non credendoci, abbiamo fatto un pensierino ai riti propiziatori perché il nostro, di Natale, potesse scorrere via tranquillo con i nostri vecchi e i nostri bambini. Magari anche con una bella messa cantata e un’omelia piena di speranza. E poi lo scambio dei doni, una fetta di panettone in più alla faccia della dieta e una tombolata napoletana. Come forse è accaduto a milioni di famiglie italiane che hanno resistito alle violenze e alle tentazioni di scappare, hanno saputo accogliere l’amico o il parente divorziato con i figli vecchi e nuovi, hanno saputo donare un sorriso all’inquilino solitario del piano di sotto, hanno fatto un piccolo dono alla famiglia in difficoltà che hanno incontrato in parrocchia, hanno semplicemente lasciato che le ore scorressero serene. E magari le hanno solo sognate se avevano un parente in ospedale o in un letto di dolore.

Non imponiamo a nessuno il modello di perfezione della famiglia di Nazareth, ma ci permettiamo umilmente di inseguirlo. Di sicuro, non le spariamo addosso come si fa con la Croce Rossa quando non esistono più regole fra i contendenti. Ma a quanto pare, a qualcuno, di lasciar vivere in santa pace la famiglia non va proprio giù e non aspetta altro che di poterne decretare la morte per sopravvenuta estinzione culturale.

In conclusione, peccato che la Saraceno non ci abbia lasciato in pace, noi con le nostre povere e normali famiglie di italiani. Almeno nei giorni del Natale. Speriamo che non ci riprovi a Capodanno e che a Pasqua si distragga un po’.

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