martedì 29 maggio 2007

ILNUOVO ODIO

Claudio Risé, da “Tempi”, 10 maggio 2007

la Chiesa sarà al centro della prossima grande campagna di odio collettivo, così come Silvio Berlusconi è stato al centro dell’ultima, durata per tutti i cinque anni del suo governo.

Il bossolo nella lettera. Le scritte sui muri. Le svastiche accanto ai nomi del Presidente della Cei, o del Papa. I messaggi deliranti di odio che si ricevono ogni volta che si scrive che non sempre i preti mangiano i bambini. Tutti gli indicatori sono ormai chiari: la Chiesa sarà al centro della prossima grande campagna di odio collettivo, così come Silvio Berlusconi è stato al centro dell’ultima, durata per tutti i cinque anni del suo governo.Le stesse signore che cinque anni fa brindavano perché gli venisse un brutto male, adesso dicono battute sull’accento tedesco del Papa. Non è piacevole, ma sarà anche peggio. Perché tutto ciò? Come mai fasce non irrilevanti della nostra società, diverse tra di loro per età, estrazione sociale, istruzione, rapporti col potere, sentono periodicamente il bisogno di immettere nel circuito sociale massicce dosi di odio?
L’impressione che se ne ha è che queste persone e gruppi sociali ricerchino, attraverso l’effetto di questi veleni, una prova della loro esistenza, della loro incidenza sulla società. Non che a promuovere, o a simpatizzare per queste campagne di criminalizzazione, contro la Chiesa oggi, o il Caimano ieri, sia tutta gente che non conta nulla. Qualcuno forse, ma non bisogna essere superficiali. Basta vedere la fine dei promotori della lotta armata, molti dei quali sono in giro per cattedre universitarie o in Commissioni governative, per rendersi conto che questa è gente che dietro la maschera del disperato ha sempre avuto il volto (anche duro e volitivo) dell’uomo del potere comunista, che conta su alleanze, solidarietà, e aiuti, di lunga e fedele durata.
Altri poi, tra i simpatizzanti, è gente che di potere ne ha sempre avuto, letteralmente, dei TIR, delle vagonate cariche e pesanti. Tuttavia, è gente che è scivolata fuori dalle pagine della storia. Prima, con Berlusconi, non aveva capito che la cultura del socialismo reale, e tutta la variegata galassia di usi e costumi (non solo economici e politici) che le girava intorno era proprio finita, e che non c’era altra strada che un liberalismo pragmatico, non ideologico, che sapesse riconoscere nei rapporti e nella competizione internazionale le piste da battere.
Oggi, con questo delirio anticlericale, lo sfaccettato mondo di ispiratori dell’odio reagisce alla percezione di un altro errore di prospettiva. Dio, con grande sorpresa di tutti loro, non è affatto morto. Basta che un prete dica messa con convinzione, faccia leggere bene la Parola e la commenti in modo appropriato, senza fervorini moraleggianti, e le Chiese si riempiono. La pratica religiosa è quantitativamente la stessa di vent’anni fa, ma molto più sentita, meno convenzionale, non da maggioranza silenziosa, ma da forte minoranza partecipante. Al referendum sulla procreazione tecnologicamente manipolata, gli italiani hanno votato per il 75% come aveva indicato la Cei.Insomma, Dio è sempre lì, e il suo vicario in terra, con il suo italiano teneramente bizzarro (come il suo predecessore), è il capo di stato più influente, ed amato. Le cose sono andate in un altro modo, per loro inspiegabile.

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