martedì 22 maggio 2007

VOI PENSATE AI DICO E NOI CHIEDIAMO CIBO


«Voi pensate ai Dico, a noi chiedono cibo»
LIBERO 22 MAGGIO 2007
di CATERINA MANIACI





Il Family Day è stato un successo e non dovrà essere trascurato, o peggio tradito, dai politici. È la voce delle famiglie, trascurate e in grave difficoltà, che deve essere ascoltata.
Soprattutto da quelli al potere, soprattutto al governo, che pensa ai Dico, mentre l'Italia si impoverisce sempre di più, al punto che in molti arrivano nelle parrocchie, nei centri diocesani e chiedono i pacchi viveri, come ai tempi del dopoguerra. E la Chiesa ha il diritto, anzi il dovere, di levare la sua voce per difendere chi è più debole. Altro che accuse di omofobia, di attentato alla laicità della società civile: sono solo calunnie. Parla in maniera chiara, pacata, forte, senza sconti per nessuno, monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, aprendo i lavori dell'Assemblea generale della Cei in Vaticano, che proseguiranno fino a venerdì prossimo, 25 maggio.
È la sua "prima volta" da presidente davanti all'Assemblea; è anche il primo, importante intervento di Bagnasco dopo le minacce e le scritte ingiuriose contro di lui e contro papa Ratzinger.

Siamo anche in pieno post-Family Day e proprio constatando il successo della manifestazione del 12 maggio a piazza San Giovanni a Roma, che l'arcivescovo di Genova rileva: «È la società civile che si è espressa in maniera inequivocabile e che ora attende un'interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi segnalati». La manifestazione di San Giovanni, aggiunge il presule, è «stato un fatto molto importante», anzi «consolante per noi vescovi», e con «un'ottima riuscita». È anche il momento di respingere al mittente tutte le accuse di ingerenza della Chiesa, di attacco alla laicità, di omofobia. e chi più ne ha più ne metta. I vescovi italiani, sottolinea il presidente della Cei, non vogliono fare «da padroni», «parlare dall'alto», nè attentare alla laicità della vita pubblica, perché «ci preme Cristo e il suo Vangelo, null'altro». «Se come vescovi rileviamo, magari più spesso», ammette, «di quanto sarebbe gradito, i fondamenti etici e spirituali radicati nella grande tradizione del nostro Paese, non è perch' vogliamo attentare alla laicità della vita pubblica, sfigurandola, ma per innervare questa delle inquietudini che possono garantire il futuro».
Il capo dei vescovi ricorda le minacce contro di lui e la Chiesa e si dice molto preoccupato riguardo «il rischio di una contrapposizione strumentale tra laici e cattolici». Questa contrapposizione in realtà «non trova riscontro nel sentire della stragrande maggioranza del nostro popolo». E poi, c'è la questione gay: «Spiace rilevare che si levano a volte accuse di omofobia alla Chiesa e ai suoi esponenti. Diciamo serenamente che la critica è semplicemente ideologica e calunniosa, e contrasta con lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza verso tutte le persone». Quanto alle questioni sociali il presidente della Cei è altrettanto netto. «La nostra esperienza diretta», dichiara, «registra una progressiva crescita del disagio economico sia di una larga fascia di persone sole e pensionate, sia delle famiglie che fino a ieri si sarebbero catalogate nel ceto medio». «E proporzionalmente», aggiunge, «c'è un ulteriore schiacciamento delle famiglie che avremmo definite povere». Dalle segnalazioni ricevute, secondo il presidente della Cei «la situazione attualmente più esposta sembra essere quella della famiglia monoreddito con più figli a carico. Spesso con difficoltà si arriva alla fine del mese». A questo punto descrive il Paese reale con alcune "pennellate" efficaci e, nello stesso tempo inquietanti: «È da questa tipologia di famiglie che viene oggi alle nostre strutture una richiesta larga e crescente di aiutoanche con i "pacchi viveri" che parevano definitivamente superati - per lo più mascherata e nascosta per dignità». Famiglie più povere, dunque, quelle che pagano il prezzo più alto della crisi che sta attraversando. E pensare che, proprio il Family Day, manifestazione «concepita come un'autentica festa di popolo» e che ha colpito «per freschezza e serenità, e per quel senso civico di rispetto degli altri, di proposta e di inclusione che l'ha interamente attraversata», voleva essere, e poi in effetti è stata, «una testimonianza forte e corale a favore del matrimonio quale nucleo fondante e ineguagliabile per la società». Famiglia stabile significa società civile stabile: «I fallimenti scolastici, la dipendenza dalle droghe e le violenze diminuiscono nella misura in cui si sviluppano politiche di sostegno economico e sociale della famiglia». Per garantire «la più ampia protezione della famiglia da ogni forma di discriminazione», secondo la Cei bisogna non curarsi delle pressioni ideologiche e dunque «parlare di stabilità della famiglia, quale risorsa preziosa, anzi 'insostituibile', in ordine allo sviluppo educativo, alla coesione sociale e alla stessa crescita economica». Se in generale i politici non hanno saputo cogliere il disagio profondo che colpisce il ceto medio, le condizioni della famiglia e il "grido" che si è levato da piazza San Giovanni, «significative e apprezzabili» sono state invece «le recenti affermazioni del Presidente della Repubblica, volte a riaffermare il più pacato, responsabile e costruttivo dialogo tra la Chiesa cattolica, la politica e la società civile, in linea con gli ottimi rapporti che intercorrono tra la Santa Sede e lo Stato Italiano». E nel suo intervento monsignor Bagnasco parla poi del dramma della disoccupazione, delle "morti bianche" sul lavoro, sulle «devastazioni e intimidazioni» nel Sud Italia prodotte da una cultura dell'illegalità. Ringrazia il suo predecessore, il cardinale Camillo Ruini, e il Pontefice, anche «per le sue affettuose espressioni di vicinanza e di incoraggiamento a seguito dei noti episodi di cronaca che mi hanno direttamente coinvolto», ossia le minacce ricevute, che sono arrivate dopo «attribuzioni di pensieri mai pensati». Il mondo politico, chiamato in causa, reagisce. Molte voci della Cdl definiscono «serio, approfondito, forte» il discorso del presidente della Cei. Che viene approvato anche da alcuni esponenti della Margherita. Come fa Enzo Carra, portavoce dei teodem, il quale però rileva che «sarebbe stato bene che quanti oggi plaudono alle parole del cardinal Bagnasco sul Family Day, avessero partecipato insieme agli altri a quella grande manifestazione».


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