sabato 26 maggio 2007

TESTIMONIANZA


Esce in Italia "Figlia del silenzio" il best Seller di Kim Edwards che ha conquistato gli Usa
La Sindrome di Down non fa più paura "La prima cura abbattere i pregiudizi". Solo trent´anni fa la si considerava una malattia e chi ne era affetto irrecuperabile. Un articolo oggi sul quotidiano "La Repubblica"
Tratto da "La Repubblica"MILANO - Anche Andrea aveva «il taglio degli occhi obliquo, come chi sta ridendo» e il «naso schiacciato»; anche lui è nato alla fine di una gravidanza perfetta, senza alcun segno premonitore e per i suoi genitori è stato una sorpresa assoluta. Come Phoebe, la Figlia del silenzio che in America ha venduto tre milioni di copie, e che un grande editore italiano ha voluto a tutti i costi portare in Italia: perché la storia della piccola americana è anche la storia di suo figlio, la storia di un bambino nato con un cromosoma in più. Dal 17 di maggio sarà in libreria il bestseller di Kim Edwards che racconta di una bambina con la sindrome di Down, da un anno primo nella classifica dei titoli americani più venduti, un libro, dice Stefano Mauri, presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, «che sarà l´occasione per parlare di temi importanti quali l´abbandono, l´adozione, l´integrazione dei disabili e soprattutto di cosa sia, davvero, la felicità». Sono passati 13 anni da quando Mauri è diventato papà di Andrea e 43 da quando è accaduta la storia raccontata nel libro della Edwards. Trent´anni che sono però più di un secolo: negli anni Sessanta questi bambini venivano abbandonati negli istituti, trattati come malati, spesso erano fragili di cuore, destinati a una vita breve. «Oggi - spiega il dottor Massimo Rota, dell´Associazione genitori e persone con la sindrome di Down - vanno a scuola insieme a tutti gli altri, trovano un lavoro, prendono i mezzi pubblici, possono vivere in autonomia e hanno un´aspettativa di vita di oltre 60 anni». E il suo collega Roberto Morali: «La legge italiana è tra le più avanzate, il problema è solo quello di riuscire a farla applicare e di abbattere vecchi pregiudizi». Il primo: la sindrome di Down non è una malattia psichica; le persone con la Trisomia 21 non sono «cattive», non fanno del male, sono solo diverse; crescere questi bambini come tutti gli altri, insegnare loro a studiare e fare un lavoro, significa dare una chance per il futuro. La storia di Phoebe inizia nell´ambulatorio di una città americana, in una notte di bufera del 1964: la bambina è la seconda di due gemelli e il padre, che è anche il medico che la fa nascere, ricorda quello che gli avevano insegnato all´università: «Poveri piccoli, non si può fare niente per loro, solo tenerli puliti. Per risparmiare tanti dispiaceri non ci sarebbe altro da fare che metterli in un istituto». Così affida la piccola all´assistente, perché la porti in un istituto, e alla moglie dice che la piccola è morta. Ma l´infermiera scappa, decide di fare da madre alla bambina e la sua vita sarà più felice di quella della famiglia del medico. Racconta Mauri: «Quando è nato mio figlio, ho perso il bambino che avevamo atteso per nove mesi. Ma una settimana dopo ho sepolto il bambino «normale» che stavamo aspettando e ho festeggiato la nascita di Andrea». Che oggi va a scuola, «è autonomo, ordinato, capace di fare amicizia con tutti, sincero, entusiasta, semplice». «Se dovessi scegliere un compagno per fare il giro del mondo, non avrei dubbi: sceglierei lui, con la sua allegria e il suo amore per la vita e le persone». (Cinzia Sasso)(16 maggio 2007)

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